‘La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.
Un percorso artistico non lineare, ma che ha fatto dell’autenticità e della naturalezza i suoi punti di forza: questa è la storia di Stephanie Riondino, genovese, che ha da poco pubblicato il suo nuovo singolo Sola Me. "Ho ballato per dodici anni - racconta alla Voce di Genova - poi la mia scuola di danza ha organizzato un musical. Ero tra le protagoniste perché ero una delle poche intonate: da lì ho scoperto che cantare mi divertiva più del ballo”. È stato il primo passo di un viaggio che, senza schemi precostituiti, l’ha portata a diventare una cantautrice sincera e intensa.
Stephanie non ha frequentato scuole di canto, né ha seguito un percorso accademico per affinare la voce: "Ho preso due lezioni in tutta la mia vita, e poi qualche lezione di gruppo con Roberto Tiranti per il musical. Per il resto, è stato tutto improvvisato” confessa. E il suo approccio istintivo si riflette anche nella sua scrittura: "Non ho un metodo fisso. A volte mi viene in mente una frase mentre sono al lavoro e la segno sul telefono, altre volte parto da una melodia. Spesso mi mandano delle basi inedite e io cerco di modellarle in base a ciò che voglio raccontare”.
Questo processo ha dato vita al suo nuovo singolo, Sola Me, un brano che segna un cambiamento rispetto al suo passato musicale più rock. "Non ho più contratti, non ho più case discografiche, sto facendo tutto da sola. Scrivo tantissimo in questo periodo, sono super ispirata, e magari da qui nascerà un album”. La canzone, nata in un momento di crisi personale, rappresenta per lei un punto di svolta: "Mi sono trovata sul divano, piangevo senza motivo. Poi ho iniziato a scrivere di solitudine e sono stata meglio. È venuta fuori in dieci minuti".
Sola Me è un brano intimo e potente, capace di raccontare con sincerità quel senso di vuoto che si prova anche quando si è circondati da persone. Il testo è crudo e diretto, privo di filtri, e affronta il tema della solitudine con una delicatezza che solo chi l’ha vissuta sulla propria pelle può esprimere. "Mi piacerebbe che chi si sente solo capisse di non esserlo davvero. Quando una persona ascolta il mio brano e mi dice ‘mi ci ritrovo’, sento di aver fatto qualcosa di importante. Una ragazza mi ha scritto per dirmi che capiva ogni parola: il confronto l’ha fatta stare meglio, e questo per me è tutto”.
Musicalmente, il brano segna una svolta per Stephanie. Se prima la sua musica era più aggressiva e ribelle, con Sola Me l’artista esplora atmosfere più malinconiche e riflessive, lasciando che la sua voce si intrecci con arrangiamenti minimali ma profondi. Con il tempo la musica, per l’artista, è diventata una terapia: "Non è tantissimo che scrivo canzoni, prima lo facevo solo per il piacere di cantare. Ora scrivere mi aiuta davvero: da quando ho iniziato a farlo in modo compulsivo, non ho più avuto crisi di panico. Significa che è la via giusta per affrontare le mie debolezze”. Il suo rapporto con la scrittura è cambiato, tramutandosi in un bisogno viscerale, una valvola di sfogo che le permette di elaborare emozioni e stati d’animo complessi. Il suo percorso è in continua evoluzione e il futuro riserva nuove tappe: "Ci saranno concerti, ma ancora non posso dire nulla. Dovete rimanere sintonizzati”.
Per accompagnare l’uscita del brano, Stephanie ha lanciato la challenge “Il mio momento Sola Me”, invitando i suoi fan a condividere sui social un momento in cui si sono sentiti soli, ma anche ciò che li ha aiutati a superarlo. "Voglio creare connessioni, perché la solitudine, se condivisa, può trasformarsi in un nuovo inizio”.