Si chiuderà domenica 23 marzo il ciclo di incontri organizzati dal Teatro dell’Ortica che fanno parte del percorso “Tessere la cura”, con al centro il delicato tema della malattia oncologica, delle sue ricadute personali e sociali.
A raccontare il progetto è Giancarlo Mariottini, il direttore artistico del Teatro, e curatore del progetto Versi di Cura: “L’idea dei tre appuntamenti ruota attorno al concetto di "essere la cura". Il valore principale che abbiamo attribuito a questo percorso – e che si è poi rivelato fondamentale – è stata la possibilità di mantenerlo aperto. Per questo motivo, abbiamo organizzato due incontri speciali di giovedì. Il gruppo Versi di Cura, che si riunisce settimanalmente da anni, è da sempre aperto a nuove persone. Tuttavia, questi incontri ci hanno offerto un'opportunità in più per ribadirlo e accogliere chiunque volesse unirsi al percorso. In particolare, negli incontri di dicembre e febbraio, si sono aggiunti nuovi partecipanti, e ciò che ci ha dato maggiore soddisfazione – oltre a quanto speravamo – è che alcuni di loro hanno deciso di proseguire nel cammino con noi, andando oltre la semplice partecipazione agli incontri. Ora, in vista della giornata di domenica, l'obiettivo è fare il punto sul percorso: non sarà un traguardo finale, ma piuttosto un'occasione per avviare nuove riflessioni. Coinvolgeremo figure legate al terzo settore, alle società scientifiche e al mondo culturale, tutte persone che, a vario titolo, si sono occupate del tema della malattia oncologica. L'auspicio è che da questo confronto emerga una discussione strutturata, capace di avere un impatto più ampio a livello comunitario e sociale. Vedremo dove ci porterà questo percorso”.
L'appuntamento è per domenica 23 marzo, a partire dalle ore 10, presso i locali del Teatro dell’Ortica, in via Allende 48, quando si raggiungerà un risultato comune che possa diventare anche un possibile punto di riferimento. Alla giornata interverranno Alberto Borin, del Consiglio direttivo della Federazione Cure Palliative, Franco Henriquet, presidente della Gigi Ghirotti, Luca Polpatelli, coordinatore regionale SIPO - Società Italiana di Psico-Oncologia, Diego Seggi, segretario generale Fp Cgil Liguria, Elisa Sirianni, ideatrice del progetto “Da vivi - il miracolo della finitezza” prodotto dal Teatro Metastasio di Prato, e Monica Zancani, presidente dei Braccialetti Bianchi. A introdurre Mirco Bonomi e lo stesso Giancarlo Mariottini, curatori del progetto Versi di Cura del Teatro dell’Ortica.
Uno degli obiettivi della giornata è la definizione di un ‘Manifesto della Cura’: “All’interno del gruppo Versi di Cura, sia l’aspetto teatrale sia la riflessione del gruppo di parola ruotano attorno al concetto di cura - spiega ancora Mariottini -. La vera sfida, però, è capire come tradurre questo concetto in pratiche concrete. Parliamo spesso di umanizzazione della cura, un tema che, in certi contesti, è un valore condiviso. Tuttavia, nella realtà della malattia, nelle relazioni che si instaurano durante il percorso di cura, ci si scontra con difficoltà molto concrete. Ad esempio, emergono spesso situazioni di forte conflittualità, legate all’urgenza e alla complessità di queste esperienze. L’idea, quindi, è creare un dialogo aperto tra cittadini, ognuno con le proprie conoscenze e prospettive, per far emergere punti di incontro condivisi. Ciò che è importante per una persona potrebbe non esserlo per un’altra, ma confrontandoci possiamo individuare principi comuni che diano vita a un testo collettivo. Questo Manifesto non sarà un punto d’arrivo, ma un nuovo punto di partenza: uno strumento che possa fissare alcune buone pratiche e offrire spunti concreti su cui lavorare. Ovviamente, sarà importante anche capire come comunicarlo e diffonderlo, ma prima di tutto vogliamo cogliere questa occasione – che spesso manca – per sederci insieme e parlarne. Il mondo della cura è un ambito in cui, paradossalmente, si fatica a trovare spazi di dialogo. Il dibattito, quando c’è, rimane spesso confinato in contesti accademici o convegnistici, mentre è fondamentale che diventi un confronto reale tra le persone”.
“Abbiamo deciso, quasi all’ultimo momento, di portare domenica una breve performance teatrale del gruppo Versi di Cura - racconta ancora -. Questo momento teatrale è nato dalle riflessioni scritte emerse durante il percorso, un lavoro intenso e profondo, carico di esperienze personali e significative. Da queste parole, abbiamo costruito una piccola rappresentazione. Quello che mi ha colpito di più è la rapidità con cui ha preso forma. Nonostante le inevitabili difficoltà, in pochissimo tempo siamo riusciti a realizzarlo, coinvolgendo anche persone che si sono unite di recente, addirittura nell’ultimo mese. In appena due incontri di due ore, tutto è venuto fuori con naturalezza. Non è magia, ma è la prova che stiamo lavorando su qualcosa di autentico, che sentiamo profondamente nostro. Questo, per me, è davvero sorprendente”.
“Se parliamo di teatro applicato alla cura, esperienze in cui pazienti e familiari trovano uno spazio per esprimere e condividere i propri vissuti esistono, per fortuna. Non sono molto conosciute e nemmeno così diffuse, ma qualcosa c’è. Proprio per questo è interessante creare connessioni tra realtà simili. Ad esempio, nell’organizzazione di questa giornata abbiamo avuto modo di entrare in contatto, per ora solo telefonicamente, con Lucia Polpatelli, coordinatrice regionale per la Liguria e l’Emilia Romagna della Società Italiana di Psiconcologia (SIPO). A Bologna, con una compagnia teatrale, è stato portato avanti per anni un progetto teatrale in ospedale chiamato "La cura delle parole", che tuttora prosegue. In Italia ci sono diverse esperienze di questo tipo, ma spesso restano isolate. Sarebbe importante farle incontrare, anche solo per riconoscere l’esistenza di un terreno comune. Questo, di per sé, è già un sollievo: sapere di non essere soli e che ci sono altre realtà che lavorano con strumenti simili. Lucia ci racconterà della loro esperienza, che sicuramente avrà molti punti di contatto con la nostra. E chissà, magari esistono altre iniziative simili in Italia di cui non siamo ancora a conoscenza. Da soli non si va lontano. Più ci conosciamo, più ci riconosciamo, e più riusciamo a trovare spazi comuni su cui costruire qualcosa insieme”.
La radice solida su cui questo percorso è stato innestato è stata l’esperienza di Anna Solaro, regista e fondatrice del Teatro dell’Ortica, scomparsa nel 2022 dopo un percorso di malattia. “Versi di Cura è nato dal bisogno espresso e sentito fortemente da Anna di affiancare all’approccio tradizionale una diversa modalità di cura - spiega ancora Mariottini - In questi anni il laboratorio ha portato avanti queste istanze, che hanno a che fare con la ridefinizione del paziente oncologico come soggetto, come persona, per evitare che la diagnosi sia sentenza. Negli incontri di questi mesi abbiamo aperto le porte alla città, ci siamo dati la possibilità di mettere le mani, i pensieri e i corpi in questo labirinto. Domenica proveremo a distillare queste esperienze, trovandone una prima sintesi da portare all'esterno”.