Prima sembrava dovesse essere uno degli uomini punta della sinistra genovese (o, almeno, era in lizza per esserlo), poi l’annuncio della corsa solitaria in parallelo alla coalizione progressista e, infine, la scelta di ritirarsi.
La parabola di Filippo Biolé, fino a ieri candidato sindaco sotto il simbolo della lista ‘Genova Unita’, è durata poco più di un mese, dal 6 febbraio al 18 marzo, giusto il tempo di qualche uscita sui giornali, un accenno di promozione elettorale ma, soprattutto, il tempo necessario per finire anche lui nei primi sondaggi politici cittadini. Rilevazioni che, dati alla mano, hanno anche dato una prima stima del suo ‘peso’ nel panorama della corsa amministrativa e che ora aprono a un quesito: dove andranno a finire i suoi voti?
Il sondaggio di Tecnè per Primocanale lo dava al 2,5% in una contesa tra Silvia Salis (centrosinistra) da una parte e Pietro Piciocchi (centrodestra) dall’altra che, sempre secondo le rilevazioni, vede al momento la prima davanti al vice sindaco uscente di circa tre punti. Ed ecco che la ‘dote’ di Biolé assume una certa rilevanza.
Resta da capire se quel 2,5% fosse composto in maggior parte da sostenitori della persona Filippo Biolé o da chi porta l’acqua al mulino della lista ‘Genova Unita’. Elemento non da poco, considerato che il motivo del ritiro viene proprio da divergenze con alcuni elementi della propria compagine, rei di aver preso parte a una manifestazione anti-Europa.
Certo è che il Biolé politico proviene dalla stessa area della coalizione che sostiene Salis e che, in qualche modo, la sua corsa parallela avrebbe portato via voti alla compagine progressista. Voti che adesso, per mera logica matematica, tornano nel grande mare del possibile, a disposizione dell’una e dell’altra parte, ma con una forte tendenza verso Silvia Salis e la sua coalizione.
Uno spostamento con cui la controparte, la squadra Piciocchi, dovrà per forza fare i conti per monitorare una forbice che, con l’addio di Biolé alla corsa in solitaria, rischia di ampliarsi.