Cultura - 16 marzo 2025, 08:00

Da istituto educativo a polo archeologico, così rinasce il complesso delle Scuole Pie

Costruito dai padri Scolopi all’inizio del Settecento, l’edificio accoglie laboratori di restauro e depositi della Soprintendenza, ultimo capitolo di una trasformazione iniziata negli anni Ottanta

Nascosto dalla sempre affollata via San Lorenzo, all’ombra, quasi letteralmente, della Cattedrale di Genova, sorge un complesso architettonico dallo straordinario valore artistico e storico. Si tratta del Complesso delle Scuole Pie, originariamente luogo religioso, oggi rinato nella sua nuova funzione, quella di ospitare i laboratori di restauro e depositi archeologici sotto la gestione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia della Spezia.

Noto come Chiesa del Santissimo Nome di Maria e degli Angeli Custodi, l’edificio venne costruito dai padri Scolopi a partire dal 1712. Qui, come era carattere dell’ordine, l’attenzione era all’educazione giovanile.

Come riportato dalla documentazione, i lavori furono ultimati nel 1770, lasciando uno dei più affascianti esempi di tardo barocco genovese: in facciata, un doppio ordine di semicolonne e pilastri, sormontati da un timpano triangolare, animano il prospetto mentre all’interno, la pianta ottagonale presenta affreschi e sculture tra cui spicca l’opera di Francesco Maria Schiaffino.

Proprio in questo straordinario contesto ha trovato casa la ‘cassaforte’ dell’archeologia urbana genovese, la cui storia è iniziata oltre quarant’anni fa.

Negli anni Ottanta, infatti, durante i lavori di restauro, sono emersi reperti archeologici risalenti all'epoca repubblicana romana e a periodi successivi. Questa scoperta ha stimolato l'idea di trasformare il complesso in un centro dedicato all'archeologia urbana di Genova. 

L'archeologo medievale e subacqueo Simon Luca Trigona racconta: “Sin da subito, i miei colleghi avevo focalizzato l’attenzione su questo spazio che aveva caratteristiche eccezionali e si trova proprio nel centro storico di Genova. Questo era il luogo perfetto per creare un laboratorio di archeologia urbana”.

Dopo un lungo iter di finanziamenti e lavori, nel 2022 la Soprintendenza è riuscita a completare la riqualificazione e l'allestimento degli spazi. 

In questi ultimi anni - prosegue ancora Trigona - abbiamo riallestito i depositi. Quelli di Palazzo Reale oggi non esistono più, sono stati convertiti in una splendida sala mostre affacciata sul porto; abbiamo quindi avuto la necessità di trovare nuovi spazi per questi materiali”.

Qui hanno trovato casa i reperti della zona portuale e quanto rinvenuto nel corso di campagne di archeologia subacquea ma i cinque piani dell’edificio, oltre a ospitare i reperti, sono un polo attorno a cui gravitano diverse figure legate alla conservazione dei beni culturali.

Il complesso si sviluppa su diversi livelli: dal primo al quarto piano sono stati organizzati depositi che ospitano circa quattromila cassette di materiali archeologici, tra cui duecentocinquanta anfore. Il reperto più antico conservato risale all'ottavo secolo ed è stato rinvenuto nel porto di Genova: “Si tratta di una calotta cranica che possiamo definire il più antico genuate”, aggiunge ancora l’archeologo.

All’ultimo piano è stata allestita una sala conferenze ed espositiva, mentre negli spazi realizzati al di sopra, si trovano i reperti di archeologia subacquea, in linea con la tradizione della Soprintendenza genovese in questo settore.

Aree multifunzionali a disposizione, oltre che di tecnici e restauratori, anche della Soprintendenza stessa: “Qui abbiamo una zona per le conferenze stampa ma abbiamo anche uno spazio per allestire le nuove scoperte archeologiche, prima che vengano inviate a mostre o musei. Qui le esponiamo e le restauriamo. Abbiamo zone dove si possono fare assemblaggi di ceramica, diagnostica con analisi di sedimenti, sabbie e materiale e tanto altro”.

La soprintendente Cristina Bartolini non nasconde l’entusiasmo per questo nuovo polo: “Il complesso delle scuole Pie è un edificio di quasi ottocento metri quadrati che è in consegna agli uffici del Ministero dal 2003. In realtà è da molto prima, dagli anni Ottanta del Novecento che gli uffici del Ministero, a vario titolo, si sono occupati prima del restauro della chiesa e successivamente di una serie di lavori di riqualificazione finalizzati a realizzare un deposito archeologico”.

Siamo davvero molto orgogliosi di questo risultato - prosegue - che è un risultato parziale perché se rappresenta la conclusione dei lavori, rappresenta anche l'inizio di una nuova vita per questi spazi ed è per questo motivo che in esso sono stati raccolti e conservati molti reperti archeologici ai vari piani”.

Al momento, è in corso la procedura per ottenere le certificazioni necessarie all'apertura del complesso a collaborazioni con studiosi, università e tecnici del ministero, rendendo questi spazi vivi e a disposizione di tutti coloro che vorranno visitarli.

Isabella Rizzitano

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