Nascosto dalla sempre affollata via San Lorenzo, all’ombra, quasi letteralmente, della Cattedrale di Genova, sorge un complesso architettonico dallo straordinario valore artistico e storico. Si tratta del Complesso delle Scuole Pie, originariamente luogo religioso, oggi rinato nella sua nuova funzione, quella di ospitare i laboratori di restauro e depositi archeologici sotto la gestione della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia della Spezia.
Noto come Chiesa del Santissimo Nome di Maria e degli Angeli Custodi, l’edificio venne costruito dai padri Scolopi a partire dal 1712. Qui, come era carattere dell’ordine, l’attenzione era all’educazione giovanile.
Come riportato dalla documentazione, i lavori furono ultimati nel 1770, lasciando uno dei più affascianti esempi di tardo barocco genovese: in facciata, un doppio ordine di semicolonne e pilastri, sormontati da un timpano triangolare, animano il prospetto mentre all’interno, la pianta ottagonale presenta affreschi e sculture tra cui spicca l’opera di Francesco Maria Schiaffino.
Proprio in questo straordinario contesto ha trovato casa la ‘cassaforte’ dell’archeologia urbana genovese, la cui storia è iniziata oltre quarant’anni fa.
Negli anni Ottanta, infatti, durante i lavori di restauro, sono emersi reperti archeologici risalenti all'epoca repubblicana romana e a periodi successivi. Questa scoperta ha stimolato l'idea di trasformare il complesso in un centro dedicato all'archeologia urbana di Genova.
L'archeologo medievale e subacqueo Simon Luca Trigona racconta: “Sin da subito, i miei colleghi avevo focalizzato l’attenzione su questo spazio che aveva caratteristiche eccezionali e si trova proprio nel centro storico di Genova. Questo era il luogo perfetto per creare un laboratorio di archeologia urbana”.
Dopo un lungo iter di finanziamenti e lavori, nel 2022 la Soprintendenza è riuscita a completare la riqualificazione e l'allestimento degli spazi.
“In questi ultimi anni - prosegue ancora Trigona - abbiamo riallestito i depositi. Quelli di Palazzo Reale oggi non esistono più, sono stati convertiti in una splendida sala mostre affacciata sul porto; abbiamo quindi avuto la necessità di trovare nuovi spazi per questi materiali”.
Qui hanno trovato casa i reperti della zona portuale e quanto rinvenuto nel corso di campagne di archeologia subacquea ma i cinque piani dell’edificio, oltre a ospitare i reperti, sono un polo attorno a cui gravitano diverse figure legate alla conservazione dei beni culturali.
Il complesso si sviluppa su diversi livelli: dal primo al quarto piano sono stati organizzati depositi che ospitano circa quattromila cassette di materiali archeologici, tra cui duecentocinquanta anfore. Il reperto più antico conservato risale all'ottavo secolo ed è stato rinvenuto nel porto di Genova: “Si tratta di una calotta cranica che possiamo definire il più antico genuate”, aggiunge ancora l’archeologo.
All’ultimo piano è stata allestita una sala conferenze ed espositiva, mentre negli spazi realizzati al di sopra, si trovano i reperti di archeologia subacquea, in linea con la tradizione della Soprintendenza genovese in questo settore.
Aree multifunzionali a disposizione, oltre che di tecnici e restauratori, anche della Soprintendenza stessa: “Qui abbiamo una zona per le conferenze stampa ma abbiamo anche uno spazio per allestire le nuove scoperte archeologiche, prima che vengano inviate a mostre o musei. Qui le esponiamo e le restauriamo. Abbiamo zone dove si possono fare assemblaggi di ceramica, diagnostica con analisi di sedimenti, sabbie e materiale e tanto altro”.
La soprintendente Cristina Bartolini non nasconde l’entusiasmo per questo nuovo polo: “Il complesso delle scuole Pie è un edificio di quasi ottocento metri quadrati che è in consegna agli uffici del Ministero dal 2003. In realtà è da molto prima, dagli anni Ottanta del Novecento che gli uffici del Ministero, a vario titolo, si sono occupati prima del restauro della chiesa e successivamente di una serie di lavori di riqualificazione finalizzati a realizzare un deposito archeologico”.
“Siamo davvero molto orgogliosi di questo risultato - prosegue - che è un risultato parziale perché se rappresenta la conclusione dei lavori, rappresenta anche l'inizio di una nuova vita per questi spazi ed è per questo motivo che in esso sono stati raccolti e conservati molti reperti archeologici ai vari piani”.
Al momento, è in corso la procedura per ottenere le certificazioni necessarie all'apertura del complesso a collaborazioni con studiosi, università e tecnici del ministero, rendendo questi spazi vivi e a disposizione di tutti coloro che vorranno visitarli.