Attualità - 16 marzo 2025, 09:06

Alberi in città, Piciocchi rompe il silenzio: “Il fanatismo verde crea danni enormi”

“Da adesso in poi cessa ogni tentativo di compromesso con questi estremisti e anche nel dubbio un albero sarà abbattuto. Pazienza se perderò consensi”

Alberi in città, Piciocchi rompe il silenzio: “Il fanatismo verde crea danni enormi”

“Queste sono state per me giornate di profonda riflessione in cui emergono due convinzioni. La prima riguarda la necessità di chiedere perdono”.

A scrivere è il vice sindaco facente funzioni Pietro Piciocchi, a pochi giorni dalla tragedia di piazza Paolo da Novi che è costata la vita a Francesca Testino.

Piciocchi ha scelto di inviare una lettera al quotidiano Il Secolo XIX ribadendo la sua intenzione di agire sul verde ma scagliandosi contro gli ambientalisti e ‘Il fanatismo verde’, che, ribadisce Piciocchi ‘ha grandi responsabilità nell’averci portato spesso a scelte dissennate, illogiche, dispendiose, e alla fine fonti di gravi pericoli”.

“La morte della signora Francesca Testino ha rappresentato uno dei momenti più duri della mia esperienza amministrativa, politica e umana” ha scritto Piciocchi.

“Questa è una tragedia il cui giudizio non può essere esposto a interessi di parte o, peggio, elettorali. Quindi, prima di tutto, bisogna riconoscere che dobbiamo ripartire dalla morte di Francesca con una diversa coscienza di noi e delle nostre responsabilità come comunità. È proprio per questo - ed è la seconda convinzione - che, nel mio attuale ruolo istituzionale, non posso più tacere su tutto quello che ho sperimento in questi anni e che rende una tragedia come questa praticamente inevitabile. Parlo del clima di sistematica intimidazione che accompagna ogni decisione sullo stato di salute degli alberi. Il fanatismo verde, con tutti i suoi addentellati e complicità in alcuni partiti, ha grandi responsabilità nell’averci portato spesso (troppo spesso) a scelte dissennate, illogiche, dispendiose e alla fine fonti di gravi pericoli, pur di risparmiare a tutti i costi la vita di alberi già gravemente malati e compromessi”.

“Gli agronomi - continua la lettera - sono ormai condannati a vivere un vero e proprio stato di terrore perché a ogni taglio corrispondono una o più denunce penali con plateali manifestazioni pubbliche di dissenso da parte di cittadini e comitati, esperti improvvisati che ottengono sempre grandi spazi di visibilità. Con queste mie affermazioni non intendo certo eludere responsabilità individuali che spetterà ad altri accertare ma porre una questione di approccio a un argomento che va affrontato con il pragmatismo del buon senso e non con paraocchi dell’ideologia. Potrei fare molti esempi di episodi, anche recenti, che abbiamo vissuto: catene umane formate intorno agli alberi, slogan e offese irripetibili nei confronti di chi cerca solo di fare il proprio mestiere, esposti alla magistratura indagini discredito dei media e dell’opinione pubblica. L’icona di questo sonno della ragione è il gigantesco leccio morto in piazza Corvetto che, contro ogni logica e con enorme dispendio di tempo e di risorse, è stato imposto di trapiantare in un’aiuola sul lato opposto di via Martin Piaggio perché incompatibile con le uscite di sicurezza della nuova galleria ferroviaria tra Brignole e Principe. Altro albero elevato da alcuni a simbolo di lotta contro quella che per loro è la barbarie del progresso e delle infrastrutture. Con riguardo al caso specifico, poi, è stupefacente leggere in queste ore sui social i commenti di alcuni ipocriti, sedicenti esperti, che sentenziano le loro condanne per il mancato abbattimento della palma, quando sono più che certo che gli stessi sarebbero scesi in piazza con la gran cassa e con il solito arsenale di improperi, casomai si fosse deciso di tagliare quella maledetta pianta, anziché di monitorarla, nonostante la sua evidente inclinazione.

Io credo che se la politica ha una responsabilità in queste vicende è quella di essersi messa troppo spesso all'inseguimento di questi signori, lasciandosi impressionare dal loro modo arrogante e dalla loro saccenza.

Quante energie abbiamo speso in questi anni, quanti inutili drammi per supplicare i nostri agronomi di trovare improbabili soluzioni alternative agli abbattimenti, facendo indirettamente ricadere su di loro responsabilità che non avevano, quasi fossero assassini.

Durante lo scorso agosto i manifestanti scesi in piazza a Brignole in difesa dei pini da tagliare portavano questo slogan: 'questi alberi sono i nostri anziani’

Mi dispiace ma per me un albero non vale la vita di un essere umano e d'ora in poi, per quanto mi riguarda, cessa ogni tentativo di compromesso con questi mondi di estremisti e anche nel dubbio l'albero verrà abbattuto.

E pazienza se arriveranno insulti, incomprensioni, fossero anche perdite di consenso elettorale.

Il senso di responsabilità e il rispetto della vita umana non hanno prezzo".

Redazione


Vuoi rimanere informato sulla politica di Genova e dire la tua?
Iscriviti al nostro servizio gratuito! Ecco come fare:
- aggiungere alla lista di contatti WhatsApp il numero 0039 348 0954317
- inviare un messaggio con il testo GENOVA
- la doppia spunta conferma la ricezione della richiesta.
I messaggi saranno inviati in modalità broadcast, quindi nessun iscritto potrà vedere i contatti altrui, il vostro anonimato è garantito rispetto a chiunque altro.
LaVocediGenova.it li utilizzerà solo per le finalità di questo servizio e non li condividerà con nessun altro.
Per disattivare il servizio, basta inviare in qualunque momento un messaggio WhatsApp con testo STOP GENOVA sempre al numero 0039 348 0954317.

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A MARZO?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare 2024" su Spreaker.
SU