Tutto pronto per lo spettacolo "TOO LATE", che debutterà in prima nazionale, al Teatro Gustavo Modena, da mercoledì 12 marzo, coprodotto dal Teatro Nazionale di Genova con TPE, Teatro Piemonte Europa.
Un progetto, ideato da Thea Dellavalle e Irene Petris, che parte da un testo inedito con una radice non propriamente teatrale, quello del libretto d’opera scritto da Jon Fosse per l’opera lirica omonima, da cui trapelano atmosfere che vanno oltre il tempo e lo spazio e, della scrittura di Jon Fosse, si evocano fantasmi o accenti del teatro di Henrik Ibsen, ma anche di Čechov e Samuel Beckett.
Nonostante l’autore norvegese abbia più volte sottolineato che non bisogna "leggere i suoi testi per la trama" e che "scrivere dischiude dimensioni dell’esistenza che non si possono spiegare", lo spettacolo "TOO LATE" ritorna ai temi di Ibsen, immaginando una sorta di ritorno alla di 'Casa di bambola', con una Nora anziana che fa i conti con le scelte di una vita, osservando che il “troppo tardi” le fa scoprire che i conti con il passato e i frammenti di una vita non sempre si ricompongono.
Le ombre si allungano, ma, sono ombre che appartengono a tutti: la vita, i rapporti, i momenti, le fratture si ripetono: abbandoniamo e siamo abbandonati, siamo egoisti per noia o per necessità interiore, amiamo e non siamo ricambiati, spesso non riusciamo a non mentire, raramente ci sentiamo compresi. Il titolo lo dice, è troppo tardi (“c’è qualcosa per cui è troppo tardi?”).
Thea Dellavalle e Irene Petris hanno frequentato e sviscerano gli inediti di Jon Fosse da circa un decennio: il primo incontro con l’universo letterario di Jon Fosse, nel 2014, con Suzannah (per il RIC Festival di Rieti ATCL-Lazio, con il sostegno de Il Mulino di Amleto), protagonista Bruna Rossi (nel ruolo di Suzannah, la moglie di Henrik Ibsen) con Irene Petris e Barbara Mazzi.
Lo spettacolo sarà inserito all’interno del progetto del teatro di Roma, Trittico Jon Fosse, la stagione successiva. Due stagioni dopo, l’interesse per Fosse porta alla messinscena di un altro inedito, The dead dogs (progetto Forever Young – Corte Ospitale 2017/18).
Presente Anna Bonaiuto, signora della scena che ha abbracciato la proposta delle più giovani Dellavalle e Petris, condividendo la scena con un gruppo di attori che interpretano ombre, fantasmi della sua stessa vita: Irene Petris, Roberta Ricciardi, Emanuele Righi, Giuseppe Sartori.
Da ricordare il lavoro sul suono, quasi una drammaturgia di Franco Visioli, compositore e sound designer, le cui creazioni hanno accompagnato molti dei più grandi registi degli ultimi decenni e sono state premiate dal Leone d’Oro alla carriera nel 2020.
Accanto a Nora, due figure maschili: 'uomo', interpretato da Giuseppe Sartori, e 'ombra', interpretato da Emanuele Righi, che rievocano due aspetti della psiche maschile in conflitto. Uomo, incapace di affrontare la crisi apertamente, combatte con la sua ombra interiore, la voce della verità che non riesce a esprimere. Ombra, figura mitologica norvegese, rappresenta l'inconscio, l'istinto, la parte più selvaggia e autentica dell'essere umano.
"Il fatto che lui, Ibsen, è ovviamente nella cultura norvegese il padre della drammaturgia e in qualche modo c'è chiaramente un filo diretto con lui; nel testo ci sono dei rimandi in maniera sapiente e giocosa", afferma Irene Petris.
La casa di bambola quindi "è una sottotraccia, ma qui si fa un ulteriore passaggio: si affronta la storia di una donna che decide di emanciparsi. Non vedo in questa citazione la casa di bambola, bensì vedo nel testo di fosse un avvicinarsi alla realtà, che essendo teatrale è certamente molto forte e in scena diventa drammatica con risvolti ironici come la vita è, ma facendo un'operazione di avvicinamento del personaggio", chiarisce Petris.
"La Nora anziana è l'invenzione di Fosse, che inevitabilmente è legata alla Nora di ibsen - racconta Anna Bonaiuto -. Il tema è anche il sogno, che ognuno di noi ha nella propria vita, che si deve realizzare per esistere ed è una tra le cose più difficile: molti, infatti, non riescono a realizzarlo".
Proprio in Nora "troviamo una donna che ripensa a tutto ciò che è avvenuto in merito al desiderio di realizzare il sogno, che nel momento in cui la vediamo creare, entrano nel mentre lei giovane o la ragazza futura donna del marito, che la interrompono nel momento del ricordo, creando in lei domande e riflessioni su sé stessa", prosegue. "C'è un imperativo nel realizzare questo sogno, con tutti i dolori che si provano, ma anche con ironia e tenerezza nel guardare il passato - afferma Bonaiuto -. Comunque, in generale lo spettacolo non è assolutamente difficile: tutto quanto è comprensibile".
"L'aspetto interessante è riuscire ad avere grande densità partendo da quelli che sono aspetti, talvolta quotidiani, semplici e appartenenti a tutti quanti noi - afferma Thea Dellavalle -. Trovarsi, come capita, nella vita a dire un no, a rinunciare a qualcosa: è una fase di passaggio per trovare la propria identità, ed appartiene a tutti".
La storia di Nora "nel momento della decisione, è una storia di una coppia che va in crisi, con il tempo che ha cambiato e cambia la relazione, trovandoci quindi in un punto in cui il desiderio non combacia: anche questo, ci accomuna", continua Dellavalle. "La capacità dell'autore, quindi, è proprio quella di partire da situazione semplici per poi aprire e scavare altre strade giocando con una dimensione interiore in cui convivono più piani tra il ricordo e il sogno".
"Non riuscire ad affrontare la crisi e Uomo si trova ad affrontare le problematiche dentro sé stesso con al proprio fianco la voce di ombra - racconta Giuseppe Sartori -. Siamo evocati, io e Ombra, dai ricordi di questa Nora e tutto ciò che facciamo e diciamo è funzionale ad un ricordo di un rapporto che fu, di momenti che furono". Ombra è un "personaggio diviso, a differenza della donna che non ha ombra", chiarisce Emanuele Righi. "L'inconscio che si contrappone al dovere, alla necessità dello stare in società: ombra è una voce della verità che vorrebbe fermarsi e riposare", prosegue, mentre Dellavalle aggiunge che "Ombra è quello che ti segue, che sta dietro di te ed è la vocina che ti dice cosa stai o cosa non stai facendo".
La trama
Una donna anziana inizia la sua giornata ripercorrendo, attraverso i ricordi, i momenti decisivi della sua vita. Il suo ricordo chiama in scena altre presenze, non solo una sé stessa più giovane, protagonista in pochi quadri insieme al marito che delineano un rapporto di coppia in cui si possono leggere passione, stanchezza, insoddisfazione e crisi, fino alla ribellione e il nuovo amore del marito, una ragazza più giovane. Nora rimane sempre in scena, mentre le apparizioni si susseguono, legata ai gesti concreti del suo dipingere. Si va ricostruendo un filo e la certezza si scioglie in un andamento ondivago. Nel flusso dei pensieri e dei ricordi, Nora si interroga e l’inquietudine diventa ossessione, gli slanci perdono di impeto e brillantezza, finché ritrovano nuove energie in una mano da stringere o in una tela da ricoprire di vernice bianca, per avere la sensazione di ricominciare da capo. La donna anziana è riflessa in tre donne, compresenti senza incontrarsi, sono tre donne di età diverse, ognuna è Nora ma è anche altro da lei. E anche l'Uomonon è solo, è doppio, si muove nello spazio sempre accompagnato dalla sua Ombra. La loro compresenza apre degli squarci di riflessione sul passato, ma anche sul futuro.
TOO LATE è al Teatro Gustavo Modena, da mercoledì 12 a domenica 23 marzo:
Mercoledì e venerdì - 20h30; giovedì e sabato - 19h30; domenica - 16h00.
Info e biglietti:
Telefono 010 5342 720; e-mail teatro@teatronazionalegenova.it; biglietti.teatronazionalegenova.it