Centosettantancinque anni di passione, sacrifici e amore per il proprio mestiere: è proprio questo il mix che ha permesso alla storica attività di Pra' 'Muinà', da sempre in Piazza Amatore Sciesa, di essere, ancora oggi, un punto di riferimento non solo per tutti i residenti della delegazione e della città, ma anche di tantissime persone fuori Regione, oltre ad essere stato capace di conquistare tantissimi riconoscimenti, da 'Gambero Rosso' a quello che ai tempi era il noto 'Mangiare bene in Liguria'.
Una storia che, però, affonda le sue radici ancor prima del 1850 quando, il trisavolo dell'attuale proprietario Edoardo Castelli, Giuseppe Rizzo, gestiva un piccolo mulino dove, assieme alla famiglia, lavoravano la farina: "Dal 1850, il mio trisavolo, ha trasformato il mulino nella classica osteria genovese dove produceva farinata, con la propria farina - raccontato il titolare Edoardo Castelli -. Successivamente, sono subentrati i Franzone, i miei trisnonni, che l'hanno trasformata in una trattoria bar: all'epoca era il punto di appoggio di Pra' e tutto gravitava intorno alla piazza principale. Dopo di che, arriva mia nonna, Caterina Franzone, che ha perso i genitori prestissimo, già in cucina da piccola perché all'epoca non si andava a scuola. Proprio lei, ha fatto un ulteriore passaggio, realizzando una vera e propria trattoria. Nel frattempo, mio padre e mio nonno, la famiglia Castelli, si erano trasferiti dal centro città a Pra' e gestivano dei bagni. E proprio in quel periodo, mio padre ha conosciuto mia madre e le due famiglie si sono unite. Mio nonno ha ceduto i bagni e ha rilevato il ristorante".
La grande svolta, però, arriva proprio quando subentra il nonno di Edoardo, circa settant'anni fa, diventando un ristorante di pesce, in un contesto però da lì a poco l'intero Paese si trova ad affrontare una vera e propria epidemia: "Esattamente in quel momento, quindi circa gli anni '70, arriva anche mio papà e si trova ad affrontare il colera Napoli - racconta il titolare -. Nessuno cucinava più frutti di mare, né tanto meno pescato perché la paura era tanta. Per mesi nessuno trattava più questi alimenti e così, mio padre Franco, decise di rilanciare questa cucina, coadiuvato da mia mamma in cucina, Mantero Giuseppina, riproponendo i frutti di mare e ha fatto la scelta giusta, in un contesto nel quale le persone avevano voglia di mangiare nuovamente prodotti che per tantissimo non si erano più potuti assaporare".
Tutto stava andando nel migliore dei modi, fino a quando arriva la seconda grossa alluvione del 1992, durante la quale il ristorante ha subito danni enormi e ha dovuto rimanere chiuso per diversi mesi prima di poter riaprire: "Avevamo perso tutto: ci siamo ritrovati con oltre un metro e novanta d'acqua all'interno del locale, arrivata tutta dal fiume San Pietro che era straripato - ricorda il titolare -. Abbiamo dovuto buttare via tutto quanto, dall'attrezzatura, alla cucina e perfino il banco che abbiamo trovato fuori dalla porta del ristorante. Quando il giorno dopo siamo tornati dentro al locale, c'è stato un attimo di sconforto e mi sono chiesto come poter riaprire. Poi però, ho pensato che qui dentro abbiamo le nostre radici, una vita di sacrifici e, di conseguenza, ci siamo messi con la testa per poi riprenderci definitivamente. Quello che mi sento di dire è che dobbiamo ringraziare sempre i cittadini di Pra' perché hanno dato tutti quanti un immenso aiuto".
Alluvione che, il padre di Edoardo, non ha vissuto perché mancato qualche anno prima, all'età di quarantanove anni, quando Edoardo Castelli era molto giovane: "Avevo diciannove anni - racconta -. Mi ricordo che mi aveva chiesto di vedere un po' come si svolgeva il lavoro, di sabato sera, quindi per gioco, e lui il giorno dopo è mancato. Mi sono trovato subito una grossa responsabilità sulle spalle, con la famiglia e dieci dipendenti da gestire. Ho chiuso per qualche settimana per capire il lavoro, nonostante la presenza di mamma e mia sorella in cucina, perché mio padre si occupava della parte burocratica, degli ordini e dei rapporti con la clientela. Quindi, ho dovuto dal nulla inventarmi ristorante, ma grazie ai suoi insegnamenti sono riuscito a portare avanti l'attività".
Attività che prosegue florida fino a quando, nel 2009, a causa di problemi personali, Edoardo decide di dare il locale in gestione: "Non solo io ho avuto gravi problemi fisici, ma nello stesso periodo non sono state bene mia madre e mia sorella - afferma -. A quel punto, considerando che per noi senza la famiglia è difficile gestire tutto, abbiamo deciso di darlo in gestione ma ad oggi dico che è stato un errore clamoroso perché sono subentrate delle persone che, nonostante all'inizio sembrassero capaci, hanno poi gestito il tutto non nel migliore dei modi. Così, nel 2020, ho deciso di fare un'offerta perché stavo vedendo il locale morire, trasformato in un punto per il menù lavoro a pranzo e basta".
Ed ecco che, presa la decisione di lanciare un'offerta e riprendere le redini della propria attività, Edoardo e famiglia tornano a gestire il loro storico ristorante: "Per me è stata una rivincita riprendere il locale e glielo dovevo non solo a mio padre, ma a tutti i miei parenti che hanno investito e sacrificato tanto in questa attività - dichiara deciso Edoardo -. Mi sono rimesso in gioco all'età di cinquantatré anni e sono stato aiutato in particolare da Franco Mantero, il fratello di mia madre. Abbiamo riscattato, quindi, la licenza, rimettendo in piedi tutto il locale".
Oggi, però, Castelli , sua sorella e sua madre, che all'età di settantacinque anni è ancora dietro ai fornelli, hanno anche il supporto dei due figli di Edoardo, che sono esattamente la settimana generazione: "Leonardo ha sempre avuto la passione, fin da piccolo, per la cucina guardando la nonna ai fornelli - racconta sorridendo -. Oggi lui è capace di abbinare sapori antichi a piatti innovativi; è davvero in gamba in cucina, ogni cinque mesi cambia il menù, inventando piatti e avendo sempre curiosità. Mia figlia, Carlotta, segue tutta la parte burocratica, monitorando scadenze, pagamenti e mantenendo i contatti con i fornitori. Io ai miei figli ho sempre dato carta bianca e loro devono fare ciò che vogliono nella vita, perché so quanto questo lavoro comporta sacrifici. Nel frattempo, ho in mente come prossimo passo di ristrutturare l'attività a livello arredamenti e di portarlo verso un ulteriore passo in avanti".
Tanti, tantissimi i riconoscimenti nel corso di tutti questi anni: il locale è stato citato nella guida dell'Espresso, all'epoca nella guida 'Mangiare bene in Liguria', ma anche in 'Osterie di Italia'. "Questo è stato possibile in primis grazie a mio padre che è stato capace di proporre pesce e frutti di mare quando nessuno lo faceva più - afferma Castelli -. Negli anni '90 io invece ho iniziato a portare qualche piatto nuovo come le crudités, che nessuno ai tempi realizzava, oltre ad una grossa cantina di vini, che ci ha permesso di essere inseriti nella guida Michelin".
Una clientela non solo locale e regionale, ma anche da altre parti d'Italia, dal basso Piemonte alla bassa Lombardia: "Qui abbiamo tantissimi b&b, quindi viviamo anche di turismo - racconta il titolare -. Il paese, Pra', essendo che ci conosce da una vita, spesso ci consiglia ai turisti".
Tanti clienti di passaggio, sovente anche noti: "Negli anni '60 venivano da noi Coppi e Bartali, ma anche qualsiasi giocatore della Samp e del Genoa - afferma Edoardo -. I giocatori del Doria andavano in cucina per vedere lo sport in tv e mangiavano direttamente lì. Ricordo anche Quagliarella, Flachi e altre volte Lippi. Ricordo che abbiamo donato al museo della Sampdoria un epistolario tra mio padre e Mantovani".
Clienti, amicizie, ricordi: tra i tanti aneddoti, Edoardo ne ricorda uno in particolare. "Un signore, quando abbiamo riaperto nel 2020, mi ha mandato una ricevuta del locale risalente agli anni '80 e mi ha detto 'quando ho visto che avete riaperto, mi sono venute le lacrime agli occhi perché mi sono ricordato tutti i momenti bella della mia vita che trascorrevo da voi'. Per me è stato emozionante e dopo una settimana, è venuto subito a mangiare noi".