Ogni viaggio è un’esperienza unica, ma alcuni sono in grado di segnare nel profondo chi li intraprende.
Lo sa bene Paolo Paticchio, presidente dell’associazione Treno della Memoria, che quest’anno compie i suoi primi vent’anni: insieme al giornalista e scrittore genovese Lorenzo Tosa ha deciso di raccontare le storie di chi ha vissuto il viaggio verso i luoghi simbolo della Shoah proprio a bordo di questi vagoni, ognuno con la propria sensibilità e il proprio bagaglio di emozioni. Il volume, intitolato ‘Il treno della memoria. In viaggio per diventare i testimoni di domani’, parla a un pubblico principalmente giovane, e cerca di contestualizzare gli eventi che hanno portato alla creazione dei campi di sterminio oltre che alla narrazione e alla visita dei luoghi in cui si sono consumate le tragiche vicende.
"Paolo è un amico da molti anni. Come lui, credo profondamente nell’importanza di far conoscere questa parte della nostra storia alle nuove generazioni: quando mi ha proposto di scrivere insieme il libro, non ho potuto rifiutare", racconta Tosa. Il progetto del Treno della Memoria, nato nel 2005, è un’iniziativa che ha portato oltre sessantamila studenti a visitare Auschwitz-Birkenau (che aprivano i loro cancelli ottant’anni fa) e altre tappe fondamentali per comprendere le radici della tragedia dell'Olocausto, come Berlino, Cracovia, Praga e Budapest.
La sfida più grande che i due autori hanno dovuto affrontare è stata quella di raccontare l'orrore della Shoah a un pubblico giovane, senza però risultare troppo traumatici: "È difficile trovare il giusto equilibrio quando si parla di temi così duri. Ci siamo chiesti come raccontare l'ascesa del nazismo e l'orrore dei campi di sterminio a ragazzi al di sotto dei quindici anni, un pubblico ancora più giovane rispetto a quelli che normalmente partecipano a questi viaggi. Abbiamo deciso di farlo attraverso le storie personali, raccontando non solo le vicende storiche, ma anche l’esperienza di chi partecipa al Treno della Memoria, perché l'impatto emotivo su di loro è straordinario", spiega Tosa. Il libro, infatti, non è un semplice documento storico, ma un'opera che si concentra su un viaggio emotivo e di crescita interiore, lasciando che sia la narrazione a veicolare i messaggi fondamentali.
Ad accompagnare l’uscita del volume saranno una serie di incontri organizzati nelle scuole di tutta Italia, per parlare direttamente con il pubblico a cui si rivolge: i giovani. "Scrivere per un pubblico giovane è stata una bella sfida - racconta ancora l’autore -. Dovevo scegliere con cura le parole giuste, rinunciando in parte a certe velleità letterarie per essere il più chiaro e semplice possibile, senza però far perdere intensità alla storia". Il libro ha anche l’obiettivo di affrontare il contributo italiano all'orrore nazista, un aspetto spesso meno discusso ma fondamentale per comprendere l’intero quadro storico. perché “se non si comprendono le radici dell'odio, non si può capire come sia stato possibile arrivare a quel punto. E se questa storia riuscirà ad arrivare a un ragazzo o a una ragazza di dieci anni, potrò dire di essere riuscito nel mio intento”.
Fatti come quelli accaduti all’interno dei campi di sterminio sembrano essere lontani nel tempo, ma non abbastanza da poter essere considerati semplici ricordi: “Uno dei protagonisti della storia che raccontiamo è un giovane che si è presentato a Bari all’assemblea di partenza di un Viaggio della Memoria con la maglia della Decima Mas: un gesto provocatorio, che insieme a Paolo abbiamo provato a raccontare, e che è successo nell’Italia di oggi, non ai tempi del Fascismo”. Per un ragazzo che porta con sé questo tipo di ideologia, un viaggio come questo “può essere un momento di comprensione, di consapevolezza, che può anche portare a un cambiamento”.
“Per scrivere questo libro, ovviamente, ho intrapreso a mia volta il Viaggio della Memoria, anche se in modo un po' diverso: non ho seguito il percorso classico, ho dovuto accorciarlo per ragioni di tempo, ma sono passato da Cracovia, luogo in cui si svolgono molti fatti raccontati nel testo, con tappa obbligata ad Auschwitz e Birkenau”. Quello che ha colpito in maniera particolare Lorenzo Tosa è la sensazione provata a Birkenau: “Non ero mai stato in questi luoghi, un po’ forse anche per timore di quello che avrei trovato, un po’ perché aspettavo il momento giusto. Quando è arrivato il momento di farlo ho ascoltato i racconti di chi ci era già stato: in tanti sono rimasti colpiti dalle matasse di capelli delle detenute che si possono vedere nelle teche all’interno dei campi di sterminio. Per me, però, è stato trovarmi a nel campo di Birkenau, meno musealizzato rispetto ad Auschwitz: qui ci si trova in un campo enorme, e tutto è rimasto come in quel giorno di gennaio in cui i nazisti l'hanno abbandonato perché braccati a est dai sovietici e a ovest dagli alleati. Ci sono ancora le macerie dei tentativi di cancellare le prove, e sembra che il tempo si sia fermato in quel momento, dove la storia si è appena consumata. È stato veramente fortissimo e toccante”.
Per il futuro, Tosa sta già lavorando al nuovo romanzo, che sarà pubblicato nel 2026 ma di cui, ancora, non può dare anticipazioni: “Tornerò nel mondo degli adulti, ma sarà ancora presente la Storia ad accompagnare l’aspetto privato e intimo dei protagonisti”.