‘Facente funzione’ e ‘in pectore’.
Per ora Pietro Piciocchi non può prescindere da queste due definizioni, la prima nel suo ruolo di sindaco post elezione di Marco Bucci in Regione e la seconda in veste di candidato primo cittadino del centrodestra. Due fardelli che il frontman di Palazzo Tursi sta provando a coprire con una comunicazione che guarda in tutt’altra direzione.
Le sue parole sui social e sui giornali non sono quelle di un uomo in attesa di un “sì” da Roma, ma danno forma a una narrazione fatta di incontri quotidiani, slogan, commenti anche su fatti di cronaca, opinioni. Una promozione generale in grande stile che non sa certo di ‘facente funzione’ o ‘in pectore’, culminata con quel “Sono pronto” detto ai microfoni di Primocanale nel giorno in cui negli uffici di piazza De Ferrari il centrodestra ha messo sul tavolo il suo nome, passando la palla al governo centrale. Un’ultima parola romana che, a quanto pare, non sembra scalfire le intenzioni promozionali di un Piciocchi lanciatissimo verso il voto della prossima primavera.
Un’investitura partita da lontano, da quando il 27 settembre scorso Matteo Salvini aveva fatto il suo nome durante un evento della Lega per la campagna elettorale per Marco Bucci: “Squadra che vince non si cambia”. Difficile, quindi, che dalla capitale ora qualcuno possa mettere veti o paletti.
È lui, quindi, l’uomo che il centrodestra genovese ha scelto per provare la rimonta su un centrosinistra che alle regionali sembra aver riconquistato il capoluogo a suon di voti, anche se Bucci dice che non c’è nessuna rincorsa e che dati in suo possesso (ma che non dà ai giornali) mostrano uno scenario differente.
Un centrodestra che ha saputo, sempre senza mettere in piazza i propri dilemmi interiori (che, per inciso, ci sono), rispedire al mittente la fuga in avanti di Ilaria Cavo, deputata di ‘Noi Moderati’ e totiana della prima ora, intenzionata a proporre il proprio nome per la corsa alle amministrative di Genova e poi pronta alla retromarcia di fronte alle esigenze della coalizione. Una squadra che mette insieme partiti di governo (nazionale e regionale) e liste civiche che ha lasciato negli uffici delle riunioni i dissidi interni, proponendosi di fronte alle telecamere come compatta e unita, in netta contrapposizione con la controparte, ancora alle prese con diversi mal di pancia e ancora lontana dall’annuncio del proprio candidato sindaco. Stesso schema delle regionali.
Intanto Piciocchi viene riportato alla realtà dalle prime conseguenze della sua corsa appena iniziata, con la convocazione dell’Ordine degli Avvocati di Genova per discutere l’incompatibilità tra la professione legale e il ruolo di sindaco di una città con più di 500mila residenti.
Ulteriore segnale di come quei ‘facente funzione’ e ‘in pectore’ siano solamente tracce di burocratese in gentile prestito al giornalismo.