C’è una Genova che per cercare il proprio futuro guarda al mare, ce n’è un’altra che guarda alle gallerie del Terzo Valico e della Gronda, e ce n’è anche una che si arrampica sulle alture, in un delicato equilibrio tra sviluppo e fragilità che da sempre caratterizza la città. La funivia, promessa di modernità e soluzione logistica che stacca i piedi da terra, arriva come un filo teso sopra questa dualità tutta genovese, dividendo opinioni, strade e sguardi. Un progetto ambizioso, per alcuni. Una spinta verso il futuro, per altri. Un mostro d’acciaio, per chi ogni giorno l’avrà davanti a casa o sopra la testa. Dietro ai rendering e alle promesse si nasconde una città che dibatte, che teme, che spera. Un’opera che, già prima di essere costruita, sta lasciando tracce profonde nei quartieri.
Aspetti tecnici, numeri e costi
Il progetto della funivia si sviluppa su un percorso complessivo di circa 2,2 chilometri, articolato in due tronchi principali. Le tre stazioni previste ne includono una a valle nei pressi della Stazione Marittima, a Principe, una stazione intermedia al Lagaccio e una a monte a Forte Begato, a rappresentare l’arrivo, il richiamo turistico. La scelta dei punti di collegamento riflette l’intenzione di creare una rete che integri il centro città con le aree collinari, offrendo una soluzione innovativa per la mobilità. Le cabine utilizzate saranno del tipo ‘va e vieni’ e avranno una capacità di 60 passeggeri ciascuna. La frequenza delle corse permetterà di trasportare circa 800 persone all’ora in ciascuna direzione. Il tempo di percorrenza totale sarà di circa 8 minuti, una tempistica notevolmente inferiore rispetto agli spostamenti tradizionali tra queste aree. Dal punto di vista strutturale, il progetto prevede l’installazione di quattro piloni di sostegno, con altezze variabili tra 26 e 65 metri. Dovranno garantire stabilità e sicurezza al sistema, anche in condizioni meteorologiche avverse, ma la loro collocazione ha sollevato preoccupazioni legate all’impatto visivo e all’interferenza con l’ambiente urbano sottostante. Il sistema sarà alimentato da un motore elettrico che si propone di garantire efficienza energetica e ridotte emissioni acustiche. Dal punto di vista della sicurezza, la funivia sarà dotata di sistemi di emergenza avanzati, tra cui generatori di backup, freni di sicurezza e una linea di comunicazione costante con il centro operativo. Inoltre, i percorsi saranno monitorati da telecamere per garantire la sicurezza dei passeggeri in ogni momento. L’intero progetto è finanziato con 40,5 milioni di euro provenienti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La questione ambientale e quella sociale
La costruzione dei piloni e delle stazioni solleva preoccupazioni per l’alterazione del paesaggio urbano e naturale. Forte Begato, simbolo storico e ambientale di Genova, rischia di essere trasformato in un punto dal carattere prevalentemente turistico, perdendo parte della propria identità originaria. L’altezza dei piloni, che può raggiungere fino a 70 metri, è considerata invasiva, soprattutto nelle aree residenziali del Lagaccio, dove le cabine della funivia passeranno vicino alle abitazioni.
I cittadini del Lagaccio hanno più volte denunciato che la vicinanza con l’infrastruttura può compromettere la vivibilità del quartiere. Tra i timori principali emergono l’aumento del traffico durante i lavori, l’impatto acustico durante l’attività della funivia e la perdita di privacy per chi vive nelle immediate vicinanze. A questi si aggiunge la possibilità di una svalutazione immobiliare, un aspetto che preoccupa fortemente i residenti della zona. Inoltre, molti cittadini sottolineano l’assenza di un reale dialogo con le istituzioni durante la fase progettuale. La mancanza di trasparenza e partecipazione è stata criticata anche da associazioni e comitati locali, che chiedono un maggiore coinvolgimento della comunità nelle decisioni che riguardano il territorio. Questo aspetto alimenta la percezione di un progetto imposto dall’alto, che non tiene conto delle esigenze e delle preoccupazioni degli abitanti.
Il nodo legale e richieste di revisione
Una delle principali contestazioni riguarda la decisione di non sottoporre il progetto a una Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) completa. Questo strumento, che permetterebbe di analizzare in dettaglio gli effetti dell’opera sull’ambiente e sul territorio, è stato ritenuto non necessario dalle autorità competenti. Tuttavia, attivisti e associazioni ambientaliste, tra cui Legambiente, considerano questa scelta problematica e hanno presentato ricorsi al TAR per chiedere una revisione del progetto. Le critiche non si fermano qui. La Soprintendenza ha richiesto alcune modifiche per ridurre l’impatto visivo dei piloni e migliorare l’integrazione delle stazioni nel contesto urbano. Tra le proposte anche l’adozione di materiali e colori che si armonizzino meglio con l’ambiente circostante e la riprogettazione di alcune strutture per minimizzare l’impatto paesaggistico. Nonostante queste prescrizioni, molti ritengono che le modifiche richieste siano insufficienti per affrontare le criticità sollevate. Il dibattito legale e politico si intreccia con le tensioni sociali, creando un clima di sfiducia tra i cittadini e le istituzioni. La mancanza di un consenso condiviso rischia di compromettere ulteriormente la realizzazione del progetto e di lasciare irrisolte le problematiche già esistenti nel territorio coinvolto.
Cittadini in prima linea e proposte alternative
I comitati di quartiere e le associazioni ambientaliste nel tempo hanno intrapreso diverse azioni per opporsi al progetto, dimostrando un forte attivismo civico. Manifestazioni pubbliche, cortei e assemblee sono stati organizzati per sensibilizzare l’opinione pubblica e per dare voce alle preoccupazioni dei cittadini. Eventi che hanno contribuito a portare l’attenzione mediatica sulle criticità del progetto, ma non sembrano aver influenzato significativamente l’iter amministrativo. Sul piano legale, sono stati presentati diversi ricorsi al TAR per contestare le carenze progettuali e la mancanza di una valutazione ambientale approfondita. Tra le richieste avanzate vi è quella di ripensare il progetto in termini di sostenibilità e di coinvolgere maggiormente la comunità locale nelle decisioni. Alcuni gruppi hanno anche elaborato proposte alternative, come la valorizzazione dei forti genovesi attraverso percorsi pedonali, itinerari storici e il potenziamento del trasporto pubblico esistente. Proposte che mirano a salvaguardare l’integrità ambientale e sociale del territorio, offrendo al contempo soluzioni alternative per migliorare l’accessibilità ai forti. Tuttavia, il dialogo tra cittadini e istituzioni rimane complesso, e la distanza tra le posizioni appare difficile da colmare.
Il futuro
Il progetto della funivia di Genova rappresenta un caso emblematico di conflitto tra sviluppo infrastrutturale e tutela del territorio. Sebbene l’opera possa offrire benefici in termini di mobilità e attrattività turistica, le numerose criticità evidenziate richiedono un ripensamento approfondito. Coinvolgere i cittadini e garantire la sostenibilità ambientale non sono solo obblighi normativi, ma anche strumenti indispensabili per costruire un consenso duraturo. La realizzazione del progetto sembra quindi strettamente legata alla capacità delle istituzioni di coniugare innovazione, rispetto del territorio e ascolto delle comunità coinvolte. Un puzzle che è ancora sul tavolo dell’amministrazione comunale, in attesa di essere completato.