Attualità - 09 gennaio 2025, 19:00

Professoressa pegliese vince il primo premio nazionale con una tesi sulla lingua genovese

A Simona Vallarino il riconoscimento intitolato al prestigioso linguista Tullio De Mauro. “Ho voluto approfondire come parlavano i nostri antenati e poi ho cercato di capire se la nostra parlata è ancora viva o no”

Professoressa pegliese vince il primo premio nazionale con una tesi sulla lingua genovese

Altro che dialetto per pochi. Altro che parlata da volgo. Il genovese è una lingua vera e propria, con una sua storia precisa, una altrettanto precisa identità e, soprattutto, la dignità di finire al centro di una tesa di laurea capace di conseguire un primo premio, assai prestigioso, a livello nazionale. 

Tutto questo grazie a Simona Vallarino, una professoressa pegliese, appassionata studiosa, persona piena di cultura e di energie. Qualche tempo fa, dopo aver lavorato a lungo come funzionaria bancaria, è tornata al suo antico amore, quello dell’insegnamento, e alla sua prima laurea ne ha saputo affiancare una seconda, in Sociolinguistica, con il professor Luca Alfieri come relatore. 

È stato in questa occasione che si è messa a studiare in maniera tanto entusiasta quanto approfondita la lingua genovese, realizzando la tesi di laurea che ha poi intitolato ‘Una babele da ricostruire. L’Unità linguistica e il dialetto genovese’. Siamo nel 2022: il lavoro di Simona Vallarino viene letto, commentato, apprezzato moltissimo, perché contiene un preciso e documentato fondamento storico e perché contiene, parimenti, una ricerca sulla lingua genovese capace di dirci dove andrà a parare in prospettiva. Pagine preziose per gli appassionati, per gli studiosi, un po’ per tutti. 

Ed ecco che ‘Una babele da ricostruire. L’Unità linguistica e il dialetto genovese’ partecipa, nella sezione tesi di laurea, all’importante Premio Tullio De Mauro, ottenendo la prima posizione assoluta. Nei giorni scorsi Simona Vallarino è stata premiata a Roma, presso la sede dell’Unpli, ovvero l’Unione Nazionale Pro Loco d’Italia, proprio perché il suo lavoro, come si legge nella motivazione, è “una ben informata, eccellente e - soprattutto - ‘demauriana’ ricostruzione storica, linguistica e culturale di Genova e del genovese”. 

“Ho voluto approfondire - racconta l’autrice - quello che è successo, dal punto di vista linguistico, dal 1861 in poi, ovvero dalla data dell’Unità d’Italia. Mi sono chiesta: come parlavano il ReCavourMazziniGaribaldi? Non certo parlavano l’italiano di adesso. E allora, partendo dalle mie radici, ho provato a cercare e a dare delle risposte. Ne è venuta fuori una storia che abbraccia anche gli ultimi duecento anni delle vicende genovesi. È interessante andare a vedere come si è arrivati ad avere una lingua unita”.

Un faro portante di Simona Vallarino, così come di un’altra infinità di studi, è uno dei capisaldi di Tullio De Mauro, grandissimo linguista mancato a Roma nel gennaio del 2017: ‘Storia linguistica dell’Italia unita’. “Questa parte storica - prosegue Simona Vallarino - è la prima sezione della tesi. La seconda, invece, prende spunto da un importante sito anglosassone. Si chiama ‘Ethologue. Languages of the World’ e sostiene che la lingua genovese è viva. Allora, sono andata a vedere, attraverso un sondaggio, se questa asserzione è vera e sino a quanto”.

Così la professoressa pegliese (insegna presso l’Istituto Santa Maria ad Nives) ha svolto un’accurata indagine sull’indirizzo e sulla percezione del dialetto in città, specie nella zona del Ponente, andando “a intervistare seicento persone in quindici giorni. La conclusione a cui sono arrivata si discosta un po’ dal sito inglese, perché il dialetto sta in parte morendo. Lo si parla molto meno ed è stato molto ‘sporcato’ dal fatto che è la genealogia stessa dei genovesi a non essere più pura come un tempo. Essendo Genova una città di porto, è successo che entrassero in gioco persone provenienti da altre regioni, quindi i genovesi sia per parte di mamma che per parte di papà sono in netta discesa. E finisce che il dialetto non viene tramandato”. Qui si ferma il lavoro di Simona Vallarino: non sta a lei fornire soluzioni su come salvare il genovese, su come potenziarlo. Importante, però, avere lo spaccato della situazione, perché è esattamente questo il fondamento per una riflessione. In fondo, se tutti ci mettessero questa stessa passione, ci sarebbe ben poco da salvare, perché starebbe tutto a posto. Quanto sono preziose per la società, le persone che non smettono mai di studiare. 

Alberto Bruzzone

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