Doveva essere in ottobre, poi entro la fine dell’anno. Adesso c’è un nuovo periodo: tra marzo e aprile del 2025. Quello che non cambia, né cambierà più, è la sostanza: ovvero che l’ex sede centrale della Banca Carige, l’elegante palazzone di otto piani in via Cassa di Risparmio, nel cuore di Genova e a due passi da piazza De Ferrari, è destinata a essere smobilitata per diventare una struttura recettiva, sfruttando esattamente la sua posizione strategica.
Queste le indicazioni che arrivano dal gruppo Bper, la banca modenese (ma sempre più radicata a Milano, la capitale finanziaria d’Italia) che nel novembre del 2022 ha incorporato, per fusione, lo storico istituto di credito genovese e ligure, mettendo di fatto fine a una stagione, quella della tradizione bancaria genovese, che affonda le radici nel medioevo.
Sono diversi gli immobili che Bper ha rilevato da Carige e alcuni di questi non costituiscono più asset centrali per la banca, e quindi devono essere riconvertiti. Il passaggio della quasi ex sede di Carige a struttura immobiliare (presumibilmente un albergo), è confermato sia da fonti interne all’azienda che da fonti cittadine.
Non c’è stato cambio di prospettiva e delle operazioni di ricollocamento dei dipendenti si parla da tempo. Sono circa trecentocinquanta gli addetti che lavorano in via Cassa di Risparmio: di questi, una cinquantina sono prossimi ad andare in pensione, mentre per tutti gli altri ci sarà una ricollocazione, tra altre filiali e altri uffici.
Saranno riorganizzati gli spazi in piazza Dante, dove ora si trova gran parte del back office, a cominciare dai servizi informatici, mentre ad altri verrà anche proposta un’esperienza lavorativa in altre città. Non tutta l’ex sede di Banca Carige è destinata però a sparire: la filiale al pian terreno, quella con l’elegante mobilio diventata da sola oggetto di visita, anche per chi non ha mai usufruito dei servizi bancari di questo gruppo, rimarrà operativa, così come rimarranno stabili gli ultimi due piani, ovvero quelli che custodiscono l’importante patrimonio artistico della Carige, a cominciare dalla preziosa quadreria che puntualmente viene aperta alle visite pubbliche. Uno dei temi principali era dove ricollocare queste opere, ma non si porrà, dal momento che in alienazione sono i primi sei piani della struttura.
Ancora da capire se saranno messi in affitto o in vendita, e quale sarà la gestione, anche se si sa che qualche importante gruppo alberghiero internazionale si è già affacciato, con l’intenzione di aumentare l’offerta di posti letto a Genova, una città che, turisticamente parlando, è cresciuta moltissimo in questi ultimi anni e che necessita, quindi, di ulteriori strutture.
L’attesa è per il nuovo albergo che dovrebbe sorgere nella zona del Waterfront, sull’area un tempo occupata dall’edificio di Ansaldo Nira (con un concept simile alle palazzine residenziali firmate da Renzo Piano a est del padiglione Jean Nouvel), ma ci sono anche altre prospettive, come quella di una struttura recettiva all’ex palazzo della Borsa, con affaccio sulla fontana di piazza De Ferrari (era uno degli interessi genovesi dei 777 Partners già proprietari del Genoa, ma adesso quel gruppo, come noto, è al capolinea).
L’ex sede di Carige potrebbe diventare una delle prime a essere riconvertite, con tutto quello che ne consegue: una pagina della storia cittadina che comunque si chiude, un simbolo del potere e della centralità di Genova che non esiste più.
Il palazzo fu inaugurato il 23 marzo del 1966, nel centoventesimo anniversario dell’istituto di credito, alla presenza del cardinale Giuseppe Siri, del ministro del Tesoro Emilio Colombo e del governatore della Banca d’Italia Guido Carli. Di lì a poco il grande edificio, insieme alla più generale ricostruzione del vicino quartiere di Piccapietra, come ricordano gli studiosi, verrà al contempo celebrato e condannato quasi esattamente per gli stessi motivi. Fu criticato per essere fuori scala rispetto al contesto urbano storico, e allo stesso tempo celebrato quale simbolo di una Genova che risorgeva grandiosamente dalle macerie della guerra.