I colori, i profumi e la storia millenaria di Marrakech; la sartorialità, l’intuizione e la creatività di Paola Roberto.
Dall’incontro di queste due ‘anime’ ha preso vita il progetto della stilista genovese che al Marocco e alla sua cultura ha dedicato una collezione, ‘La Guerrière’.
Cinque giorni di shooting fotografico in cui gli abiti sono diventati mezzi per raccontare storie e creare ponti tra le culture, celebrando la bellezza e la forza delle donne.
Un viaggio artistico che ha intrecciato moda e artigianato ma che non ha fatto a meno di raccontare la storia millenaria di una terra ricca di fascino.
Ad accogliere Paola e il suo team, composto dall’orafa Emanuela Burlando, dalla fotografa e direttrice dello shooting Francesca Ricciardi, da Matilde Candiani, Matilda Albertini e Francesca Mazza, fidate modelle, e da Elisa Graci e Maria Di Marco rispettivamente alle acconciature e al trucco, è stato il Riad Bijou, una perla nel cuore di Marrakech. Lì, tra pareti ornate e un’atmosfera intima, si è creato un clima che la stilista ricorda come ‘a misura d’artista’.
“Mi sono sentita accolta come una grande stilista di fama mondiale - racconta Paola - Tutto era su misura per noi, dai sapori delle specialità marocchine alla cura di ogni dettaglio”.
Questa ospitalità ha fatto da sfondo a un progetto che non era solo moda, ma anche un’esperienza di scoperta e condivisione.
Alle prime luci dell’alba iniziavano i preparativi con parrucchiera e truccatrice impegnate in prima battuta assieme alle modelle prima di raggiungere i set fotografici tra il riad e un’antica casa marocchina, ora ristorante, che ha offerto gli scenari perfetti per rappresentare questo suggestivo incontro.
Al centro, dieci abiti, cinque dei quali appositamente realizzati per lo shooting. Tessuti preziosi, scelti con grande cura da Paola Roberto, hanno dettato l’ispirazione. Ecco così emergere i colori della terra e quelli del fuoco, i contrasti e i dettagli, amalgamati da una luce unica capace di fondere linee evocative della cultura araba al respiro africano.
“Abbiamo creato un mix tra la nostra cultura occidentale e l’arte orientale. C’è stata una forte ispirazione alle guerriere africane. Non guerriere con armi in mano, ma donne forti, combattive, capaci di lottare per lavoro, indipendenza e famiglia”.
Un manifesto femminista che si traduce in capitoli, gli abiti, omaggio alla grandezza e alla resilienza delle donne.
‘La Guerrière’ diventa dunque un invito a osare, a non aver paura di mostrarsi uniche, di indossare capi che parlano, raccontano, emozionano perché convogliano studio e maniera.
Una dichiarazione d’amore all’alta moda artigianale, un intento, quello di Paola, che vuole dimostrare come un capo può essere esclusivo e accessibile senza dover ricorrere alle griffe: “La mia sartoria può offrire la stessa qualità dei grandi marchi di alta moda. Voglio essere un punto di riferimento per chi cerca un capo unico, pensato su misura, che non si troverà mai su un’altra persona a qualunque festa”.
La sinergia tra professioniste, poi, ha arricchito il progetto: i gioielli creati appositamente per gli abiti da Emanuela Burlando sono capaci di suggellare l’identità degli abiti dialogando con le stoffe, il tutto mentre la fotografia di Francesca Ricciardi ha saputo cogliere l’anima di ogni capo rendendo il lavoro un’opera corale.
“Francesca ha dato anima ai miei vestiti - continua Paola - ogni scatto rifletto ciò che volevo trasmettere, come se la foto completasse il messaggio dell’abito stesso”.
L’esperienza a Marrakech non è stata solo lavoro, ma anche un’immersione in un mondo diverso, capace di offrire ispirazioni profonde: “L’artista deve avere una mente aperta, capace di vedere il bello in ogni cultura. La diversità dovrebbe essere una ricchezza, un’occasione per imparare l’uno dall’altro”.
Una collezione capace di andare oltre la moda, trasformando gli abiti in mezzi per celebrare l’incontro tra tradizioni e sensibilità differenti.
La collezione dedicata alle donne ‘guerriere’ è la prova che la moda non è solo stile, ma un linguaggio universale che può unire, raccontare storie e creare legami indissolubili: “È stata un’esperienza incredibile, e vogliamo dare seguito a tutto questo. Non è fine a sé stesso: la moda, per me, deve sempre raccontare una storia e lasciare un segno”.
Marrakech e Genova, Oriente e Occidente: due mondi che si incontrano grazie alla passione, alla creatività e alla visione di una stilista e di un gruppo di lavoro che trasforma l’arte sartoriale in manifesto poetico.