Botteghe storiche e locali di tradizione - 23 dicembre 2024, 08:00

Botteghe storiche e locali di tradizione - Cantine Moretti, un viaggio tra storia e cinema nel cuore della Genova antica

Racconti di tradizione, set cinematografici e ospiti illustri come Stanley Tucci e Paola Cortellesi. Al bancone del ‘Moretti’, antesignano della movida nel centro storico, sono passate centinaia di storie, ancora custodite tra le storie mura di questo luogo magico

Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia. Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi! 

Varcando la soglia delle Cantine Moretti, in via San Bernardo, si ha la sensazione di poter vedere la storia scorrere tra gli arredi e il bancone di questo prezioso luogo del Centro Storico.

Le tracce di quella che una volta, oltre cinquant’anni fa, era la mescita, sono a far bella mostra in vetrina: brocche con imbuti e misurini, controllati ogni anno dal Dazio, ricordano gli anni Sessanta e fanno riecheggiare la vita di un quartiere che non c’è più, divenendo testimoni di quella trasformazione, iniziata negli anni Novanta, che ha portato la movida nei carruggi.

La storia delle Cantine Moretti inizia nel 1906 quando Tommaso, nei resti di quello che fu il monastero cistercense di San Bernardo, apre la sua attività. I vini toscani, piemontesi e liguri arrivavano in botti trainate da carri e qui venivano venduti.

Nel 1946 Gelindo Sgrazzutti, cognato di Lorenzo Moretti, inizia a occuparsi dell’attività e, dal 1977, la rileva assieme al figlio Giancarlo che oggi si dedica anima e corpo alla sua cantina, amata da giovani e meno giovani e corteggiata dal cinema.

Circondato dalle sue botti di rovere di Slavonia, le stesse di quando il locale ha aperto a inizio Novecento, Giancarlo raconta la storia di questa bottega che si intreccia con la storia della città: “Questa una volta era la chiesa di San Bernardo - spiega - e le botti nel muro [sistemate nella stanza accanto all’ingresso n.d.r.] sono posizionate dove un tempo si trovava l’altare della chiesa seicentesca. Grazie a un mio conoscente, abbiamo ritrovato le planimetrie che erano conservate a Sant’Agostino”.

Sgrazzutti prosegue: “Se tornassero i miei vecchietti, si troverebbero a casa, qui è rimasto tutto uguale. Quando venivo qui da bambino, avevo appena quattro o cinque anni, tutto era così e questo ricordo non si è mai sbiadito”.

Ripercorrendo il passato, Giancarlo ricorda gli storici clienti con un affetto difficile da descrivere. Indicandoli in foto, ne fa i nomi: “Battista, Renato, Stefano, Luigi. Giocavano a a carte su questo tavolo”.

Ho avuto la fortuna di conoscere tanta gente, gente che ha fatto strada in qualunque lavoro. Delle vere ‘eccellenze’ in vari ambiti”. Per Giancarlo tutti, a cominciare dai clienti, sono artefici della storia del Moretti e chiunque abbia raggiunto quel bancone, ha contribuito a costruire un pezzetto di questa attività.

Qui, quando si vendeva il vino, la gente veniva con la propria bottiglia. Chiedevano la quantità, mezzo litro, un litro, e si misurava senza sprechi, nemmeno di vetro. Era un altro modo, un’altra Genova”.

Ma gli anni Ottanta e Novanta, con l’avvento dei primi supermercati, hanno portato a un rapido declino della zona con diverse attività costrette a chiudere. “Non c’erano più il trippaio, il macellaio, il fornaio. La strada si stava spopolando”. 

Un crollo che sembrava inarrestabile fino a quando, un’idea inaspettata, ha stravolto le cose: l’apertura serale e la riscoperta dei giovani: “Ho tenuto aperto per scommessa - ricorda Giancarlo - dopo qualche mese il locale era pieno di ragazzi Erasmus che hanno portato nuova vita nella zona. Venivano qui con allegria e curiosità e hanno fatto vivere di nuovo questo luogo”.

Nel 1992, poi, la prima volta del cinema con il film Gangster con Ennio Fantastichini e Isabella Ferrari: “È stato il primo, oggi è quasi impossibile vederlo. Da allora è diventato un luogo molto richiesto dai registi”.

Così sono arrivate le troupe de ‘Il principe libero’, film su Fabrizio De André, e le amatissime ‘Blanca’ e ‘Petra’ con Maria Chiara Giannetta e Paola Cortellesi, solo per citare le protagoniste, ispirando scenografi, fotografi, direttori di produzione e persino registi e registe.

Quando è arrivata Maria Sole Tognazzi, regista di ‘Petra’, ha deciso che qui si sarebbero girate molte più scene di quanto non fosse previsto inizialmente” prosegue il titolare, faticando a trattenere la gioia di un ricordo ancora vivido.

Le vecchie bottiglie sulle mensole, intanto, raccontano storie di oltre ottant’anni fa. Antiche etichette tra cui sbuca un Barolo del ’40 si riflettono in specchi ottuagenari, in parte nascoste da bande ‘cinematografiche’: “Le hanno posizionate - spiega ancora Giancarlo - per evitare che si possano vedere le etichette”.

L’elenco degli ospiti illustri è lungo e tra le foto che il proprietario conserva con attenzione spuntano i volti di Stanley Tucci, Andrea Pennacchi, Enzo Paci e Don Gallo, solo per citarne alcuni, e non mancano gli aneddoti: “Enzo era un mio cliente da giovane, faceva ridere tutti prima ancora di diventare attore. Ogni volta che ci vediamo, è un abbraccio pieno di calore”.

Per non parlare di Titta, la gatta della famiglia immortalata sopra una delle botti: “Amava farsi vedere, stava sopra all’orologio”, commenta ancora Giancarlo.

Oggi, il Moretti è un simbolo di quello che rappresenta Genova: la capacità di resistere, adattarsi e accogliere: “Questo è un luogo che unisce - continua il titolare - i giovani possono venire qui e trovare persone d tutto il mondo. È una fortuna poter incontrare culture diverse, basta un po’ di inglese e il desiderio di dialogare”.

Giancarlo conclude: “Questo posto è fatto dalle persone che l’hanno vissuto. È un ricordo vivente, e finché ci saranno storie da raccontare, il Moretti continuerà a vivere. Quando guardo la foto del 1957 vedo il locale uguale ma il bello è proprio questo, resta tutto uguale mentre cambia tutto attorno”.

Un piccolo miracolo, nel cuore di Genova, dove il futuro trova spazio per costruirsi, giorno dopo giorno.

Isabella Rizzitano

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