Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
Oggi parte del percorso museale genovese assieme a Palazzo Rosso e a Palazzo Tursi, Palazzo Bianco, conosciuto un tempo come Palazzo Luca Grimaldi, nel corso della sua secolare storia ha visto un avvicendarsi unico che lo ha reso prezioso testimone delle epoche e delle famiglie genovesi.
Costruito tra il 1530 e il 1540 per Luca Grimaldi, esponente di una delle più importanti famiglie genovesi, questo affascinante palazzo è passato dall’essere una dimora privata a un museo pubblico.
Prima della costruzione di Strada Nuova, il palazzo era una costruzione modesta il cui affaccio principale era su salita San Francesco. Una posizione fortunata, certo, che tuttavia non giovò subito alla storia di questo edificio tanto che nella prima stesura de ‘I palazzi di Genova’ di Peter Paul Rubens, nel 1622, non vi è traccia.
Il mancato interesse da parte dello studioso e artista fiammingo non deve trarre in inganno: il fasto e la magnificenza, seppur con più modeste dimensioni e forme, appartenevano a questo luogo come testimoniato dalle statue di Giove e Giano, opera di Pierre Franqueville e risalenti al 1585.
Nel 1711 il palazzo venne acquistato da Maria Durazzo Brignole - Sale, desiderosa di donarlo al nipote. Quasi con spirito contemporaneo, Brignole - Sale attuò una profonda e importante ristrutturazione affidando il progetto a Giacomo Viano. Tra il 1714 e il 1716 l’area divenne un grande cantiere e l’edificio radicalmente trasformato: l’ingresso principale venne aperto su Strada Nuova e si attuò una risistemazione degli interni. Da quel momento il palazzo assunse il nome di ‘Bianco’, in contrapposizione con il seicentesco vicino di casa ‘Rosso’, sempre della stessa famiglia.
Chiunque si trovò ad abitare questo palazzo, e nel tempo gli avvicendamenti non furono pochi, fu un grande collezionista d’arte e non era raro trovare qui un gran via vai di persone. Un elemento importante che diede contributo alla fama di questo palazzo e che, se vogliamo, in qualche modo ha contribuito a segnarne il destino.
Viaggiatori e ‘amateurs’ qui si incontravano per trovarsi al cospetto di grandi capolavori ora di questo ora di quell’artista dalla grande fama.
Fu solo quando Maria Brignole - Sale De Ferrari, duchessa di Galliera decise di lasciarlo in eredità al Comune di Genova, nel 1884, che il palazzo divenne a tutti gli effetti un luogo pubblico.
La contessa lasciò alla sua città anche un nucleo importante di opere d’arte con la precisa volontà, scritta nel testamento, di creare una ‘galleria pubblica’. Un gesto di amore e generosità che ha costituito la base del nucleo die Musei di Strada Nuova.
Da quel momento in poi, la collezione di Palazzo Bianco venne costantemente arricchita da lasciti, donazioni e acquisti da parte del Comune stesso e tra i benefattori di questa istituzione si contano tanti personaggi illustri del recente passato.
Chi oggi percorre le sale espositive di questo museo, compie un viaggio attraverso due secoli, tra i più fruttuosi nella storia genovese, imbattendosi in opere di grandi artisti italiani e non solo, databili tra il Cinquecento e il Settecento.
La pinacoteca ospita opere di maestri italiani come Filippino Lippi, Giorgio Vasari, Paolo Caliari detto il Veronese e Luca Cambiaso. Non mancano esempi di pittura fiamminga e olandese, con capolavori di Hans Memling, Gerard David, Jan Matsys, Peter Paul Rubens e Antoon van Dyck.
Per la scola francese, si incontrano opere di Francisco de Zurbarán, Bartolomé Esteban Murillo, Jusepe de Ribera e Simon Vouet.
L'attività degli artisti genovesi del XVII e XVIII secolo è documentata da opere di Bernardo Strozzi, Valerio Castello, Domenico Piola e dei suoi figli, Gregorio De Ferrari e Alessandro Magnasco.
Nel vicino Palazzo Tursi, dal 2009, si può ammirare anche la straordinaria ‘Maddalena Penitente’, scultura di Antonio Canova, trasferita dal Museo di Sant’Agostino e opera conclusiva del percorso di visita che unisce i due palazzi.
Danneggiato nel caso dei bombardamenti del 1942, palazzo Bianco venne ricostruito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale con l’intervento del Genio Civile e con l’allestimento dell’architetto razionalista Franco Albini, ciò che possiamo osservare ancora oggi.