Meraviglie e leggende di Genova - 08 dicembre 2024, 15:30

Meraviglie e leggende di Genova - Gli ‘Spuncia cü’ di vico Gattilusio

Partendo dalle torri di Porta Soprana e percorrendo via Ravecca, nella parte iniziale si incontra un vicolo che altro non è che un passaggio nelle antiche mura del Barbarossa. Qui, proprio sotto all’edicola di San Giovanni Battista, con modi poco eleganti i doganieri svolgevano i loro compiti

Meraviglie e leggende di Genova - Gli ‘Spuncia cü’ di vico Gattilusio

Affascinante, stretta tra le alte file di palazzi che ne accompagnano le pendenze, via Ravecca è una delle strade che meglio incarnano l’animo medievale della città. 

Una lunga via che parte dalle torri di Porta Soprana e percorre il tracciato delle vecchie mura del Barbarossa, arrivando in piazza Sarzano, la prima piazza di Genova.

Tra edicole votive e vicoli che si inerpicano verso la Cheullia, non passa certo inosservato un piccolo vicoletto che altro non è che un passaggio tra via del Colle e la ‘Ruga Vecchia’.

Si tratta di vico Gattilusio, un pertugio che ricorda la nobile famiglia omonima (o forse Gattilupo), signora di Metelino e di altri porti orientali tra il 1262 e il 1462.

Qui fa bella mostra di sé un’edicola dedicata a San Giovanni Battista, patrono della città, in cui il santo è rappresentato nella sua iconografia più classica, vestito di pelli, con un agnello a riposare ai suoi piedi. La figura del santo benedicente è inserita in un tempietto classico, decorato a intarsi policromi. Ma questa edicola è ricca di dettagli quali per esempio un bimbo seduto a cavalcioni di una roccia, un libro, un tronco e un serpente.

Tutto attorno, le iscrizioni ne raccontano la storia. Sul piedistallo si legge De. Mense. Mail. 1616., il mese e l’anno in cui è stata posizionata l’edicola.

La transazione, poi, spiega chi l’ha voluta: “Vicini. Hvivs. Contractae. Hanc. Statvam. S. Io Bap. Erigendam. Esse. Cvravere”, ossia ‘i vicini di questa contrada si presero cura che questa statua di San Giovanni Battista fosse eretta’. 

Alla base del tempietto infine: “Sic Hvmilis. Qvisnam. Clamanti. Voce Pvtstvr. Serveriore / Qveit. Vita. Fvlgere, Permni” (Così umile, chi mai penserà che risuoni con voce più forte? / Con una vita serena, splende per sempre), in un messaggio di grande devozione proprio al santo.

Ma questo vicoletto per lungo tempo è stato il passaggio attraverso le mura riservato ai doganieri e al loro posto di controllo. Pare che questo piccolo portone fosse coevo alla costruzione delle mura, forse per permettere una migliore sorveglianza in caso di guerra e conseguente chiusura della Porta Superana.

Qui, doganieri e guardie di vigilanza svolgevano la loro attività, probabilmente abitando nell’appartamento al civico 1 del vicolo.

Un’attività che certo non era ‘delicata’, anzi, si caratterizzava per il modo rude con cui le guardie perquisivano le persone senza minima attenzione.

Questo fece si che vico Gattilusio fosse conosciuto con il nome di vico ‘Spuncia cü’, tradotto in un poco elegante ‘spingiculo’.

Isabella Rizzitano

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