Attualità - 06 dicembre 2024, 13:56

Lucio Battisti rivive grazie al suo storico chitarrista: Massimo Luca sabato in concerto a Sestri Levante

Il musicista porterà in scena uno spettacolo dove ripercorrerà le tappe di una lunga carriera accanto a uno dei più grandi cantautori di sempre, fra canzoni indimenticabili e aneddoti. “Ogni collaborazione con lui era profondamente coinvolgente”

Aneddoti ce ne sarebbero tanti, anche se Lucio non era una persona che si lasciava andare alle barzellette o alle confidenze”.

La voce squillante del maestro Massimo Luca, chitarrista e compositore tra i più prolifici della musica italiana, è divertita mentre racconta della sua collaborazione con Lucio Battisti e regala un breve estratto della sua carriera.

Oltre a essere uno straordinario musicista, Massimo è anche il custode della memoria musicale italiana, testimone di quell’epoca in cui i cantautori trasformavano le emozioni in rime capaci di sfuggire allo scorrere del tempo. 

Negli album di Battisti c’è la sua impronta, così la sua chitarra emerge prepotente in dischi come ‘Il mio canto libero’ o ‘Anima Latina’, solo per citarne alcuni, e le sue sei corde hanno accompagnato una vera e proprietà ‘età dell’oro’ del cantautorato.

Tutto questo si è trasformato in uno spettacolo dal titolo ‘La chitarra di Lucio canta Battisti’, in scena domani sera alla Sala Agave del Convento dell’Annunziata di Sestri Levante (sabato 7 dicembre ore 21, ingresso gratuito) e in un libro, ‘Una vita tra le dita’, edito da La Cesenate.

Non solo musica, dunque, ma soprattutto condivisione che diventa eredità culturale per i più giovani: “Ci saranno canzoni tra le più popolari, ma non mancheranno anche quelle meno note, che forse sono le più belle. In mezzo, racconti, storie e aneddoti per fare un po’ il musicista e un po’ il narratore. Il libro arriva a proposito, è uscito una settimana fa e ripercorre un po’ tutta la mia carriera, dall’inizio con Lucio fino alle registrazioni con tutti i grandi cantautori degli anni settanta da Guccini a De André, da Paolo Conte a Branduardi e Fabio Concato”.

Un periodo, quello dei cantautori, a cui tanti stanno tornando a guardare, riscoprendo l’importanza delle parole e la suggestione delle melodie.

A proposito Luca prosegue: “Vorrei, desidererei essere un valido testimone disuna musica eccellente, di una cultura che è scomparsa, anche in modo sutipido. Voglio testimoniare una ‘Golden age’ non solo nella musica ma nella cultura in generale, nella vita. Ennio Flaiano diceva sempre ‘la situazione è drammatica ma non seria’ e questo in qualche modo rispecchia quella che chiamo la ‘joie de vivre’. Questo non vuol dire che si sorrideva davanti alle tragedie ma ci si approcciava in modo diverso”.

Quello che il maestro non manca di sottolineare è certamente una coesione tra generazioni che spingeva a un ascolto e a uno scambio continuo, lasciando alle generazioni future solide basi e importanti informazioni per proseguire nel proprio cammino di crescita: “Purtroppo - riprende il maestro - queste ultime due generazioni hanno deciso di tagliare con una forbice questo filo invisibile ma importantissimo per ricominciare da zero. La musica che si sono creati, la Trap, non porta da nessuna parte. La cultura è un’altra cosa. Ho quest’ambizione di essere testimone di un’epoca che non c’è più e che secondo me va ricordata anche ai giovani, se vorranno ascoltare”.

Per Massimo Luca, la musica non è mai stata un semplice mestiere, ma un modo di vivere. Cresciuto suonando nei night club fin da giovanissimo, ha imparato dai maestri più esperti e ha portato la sua esperienza nei brani che hanno segnato la storia della musica italiana.

Quando si arriva a un’età piuttosto matura - continua - si diventa un po’ ‘maieutici’, si cerca di voler restituire i doni che abbiamo ricevuto da giovani. Ricordo i consigli che mi davano ‘gli anziani’ caporchestra che, dopo le prove, si fermavano a insegnarmi la musica colta. Ero un ragazzino che veniva dalla strada, dai Beatles, dai Rolling Stones, mi hanno insegnato gli accordi più complicati per poter suonare i classici americani degli anni Quaranta e Cinquanta”.

Lucio era una persona ruvida, sempre concentrato sulla musica. Non era facile lavorare con lui: c’era sempre adrenalina, mai un momento di vero relax. Ma proprio per questo, ogni collaborazione era profondamente coinvolgente”, racconta ancora Luca ricordando il primo incontro, quando il cantautore era rimasto affascinato da questi nome e cognome, trovando l’insieme armonioso.

Poi un aneddoto, legato a ‘I giardini di marzo’: “Lavoravamo in semicerchio, Lucio al centro poi batteria, basso, chitarra e pianoforte. Ciascuno collaborava per dare il proprio contributo, direttamente con lui. Solitamente replicava tre o quattro volte, in modo che noi potessimo imparare a memoria la partitura. Ma con questo brano successe qualcosa. Mi guardò e mi disse: ‘A Ma, serve un’introduzione mediterranea’ e cominciò a descrivermi una scena con il bianco delle case greche, il blu del mare, il rosso dei gerani. Una specie di quadro in cui cercavo ispirazione. Proposi di realizzare delle sovrapposizioni con la mia dodici corde, simulando i mandolini. Provai e andò bene. Poi toccò alla melodia, e le cose si fecero più complicate. Per fortuna squillò il telefono e la chiamata inaspettata mi diede quei minuti di ossigeno per trovare l’ispirazione. Nacque così una melodia che sarebbe rimasta nel cuore di tutti”.

Sabato sera, a Sestri Levante, la chitarra di Massimo Luca non sarà solo uno strumento musicale: sarà una voce che parla al cuore, una memoria che rivive, un invito a riscoprire la bellezza della nostra storia. Un appuntamento da non perdere, per lasciarsi trasportare dal suono di un’epoca che continua a risuonare, forte e viva, nelle pieghe del tempo.


 

Isabella Rizzitano

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