Adottare i bambini a distanza per consentire loro, tramite un importante contributo economico, di poter accedere all’istruzione. Per il terzo anno consecutivo, la parrocchia dei Santi Martino e Benedetto di Pegli, insieme alla parrocchia di Santa Maria del Carmelo e Santi Nazario e Celso di Multedo (entrambe guidate dal parroco don Fabrizio Liborio), si impegna durante le festività natalizie a organizzare una raccolta in aiuto e sostegno del Burkina Faso, una delle colonie francesi dell’Africa Occidentale.
Dopo aver contribuito alla costruzione di alcuni pozzi per l’approvvigionamento dell’acqua, per questo Natale 2024 la parrocchia pegliese e quella multedese si concentrano sull’istruzione. Il progetto si chiama ‘La scuola di Tenkodogo’, dedicato all’omonima città, capoluogo di una delle tredici regioni del Burkina Faso, nel Sud-est del paese (nonché sede della Diocesi dalla quale sono arrivati alcuni sacerdoti in supporto alle attività di San Martino, specie durante le scorse estati): la raccolta di tutte le Sante Messe di sabato 30 novembre, di domenica 1° dicembre, di sabato 7 e di domenica 8 dicembre sarà dedicata a questa importante finalità.
Inoltre, si potrà contribuire anche con un’offerta libera presso la sacrestia della Cappella Doria o ancora tramite un bonifico a questo Iban: IT 61S 03069 09606 100000113156, intestato alla Parrocchia Santi Martino e Benedetto (causale ‘Adozione a distanza’, specificando il nome del benefattore o della famiglia).
“Lo scopo del progetto - spiega il parroco - è di aiutare direttamente i bambini delle scuole elementare (da sei a dodici anni) e le loro famiglie. Si tratta di assicurare a ogni bambino il diritto alla scuola, pagando le tasse, il materiale e la mensa scolastica. Quest’aiuto darà ai bambini una possibilità di successo e un futuro radioso. Tenkodogo conta migliaia di bambini scolarizzati di cui più di cinquecento sono della scuola cattolica. Vogliamo ora iniziare con un gruppo di cento bambini tra i più bisognosi. Il progetto durerà cinque anni, cioè l’intera durata del primo ciclo scolastico. Il successo di questo primo passo aprirà la via all’adozione di altri bambini nel futuro”.
Il costo totale del progetto è di diecimila euro. Don David Koudougou gestirà tutta l’iniziativa e il rapporto con i donatori, insieme a un gruppo di insegnanti e responsabili, con la collaborazione dei genitori interessati. L’aiuto verrà consegnato al bambino ogni anno prima di Natale. Ogni bambino adottato manderà al suo benefattore annualmente una lettera di ringraziamento con la propria foto.
Ce n’è un assoluto e irrimandabile bisogno, perché la situazione è piuttosto grave: “Tenkodogo è capoluogo di una delle tredici regioni del Burkina Faso, nel Sud-est del paese; è una città sovrappopolata dagli abitanti dei villaggi che in essa hanno trovato rifugio per sfuggire al terrorismo. Le famiglie, trasferite in città con i loro bambini, hanno perso tutto, sono senza lavoro e hanno difficoltà a dare loro il minimo indispensabile per una vita serena e dignitosa: cibo, casa, vestiti; in queste condizioni non riescono più a pagare la scuola dei figli”.
Ma è necessario andare a scuola perché la mancanza di istruzione vuol dire analfabetismo: riuscire invece ad accedere ai più elementari livelli d’istruzione significa prendere coscienza dei propri diritti e doveri e costruire un futuro comune. Inoltre, la mancanza di istruzione significa anche assenza di professionalità: riuscire ad avere un buon livello di istruzione di base aumenta le possibilità di accedere alla formazione professionale e trovare un lavoro dignitoso. Tutto questo oggi succede in Burkina Faso, una nazione con venti milioni di abitanti, senza sbocco sul mare e senza ricchezze naturali particolari: la fonte di sostentamento risultano l’agricoltura e l’allevamento. Questi due settori conoscono purtroppo delle difficoltà perché sono disponibili soltanto tre mesi di piogge l’anno (da giugno a inizio settembre), peraltro irregolari e talvolta scarse. Questo fatto è all’origine di una situazione di povertà e di insicurezza alimentare quasi permanente. Alla povertà endemica si aggiunge uno stato di instabilità e di insicurezza dovuto al terrorismo, che colpisce buona parte del territorio nazionale con oltre due milioni di profughi, migliaia di scuole e parrocchie chiuse e centri urbani sovraffollati. Il Natale cristiano è esattamente questo: non voltarsi dall’altra parte di fronte a queste situazioni e allungare concretamente la propria mano.