Politica - 25 novembre 2024, 12:00

Rivoluzione 5 Stelle: dal tramonto di Grillo al destino del ‘campo largo’, il Movimento verso la corsa solitaria alle amministrative di Genova?

L’assemblea costituente di Roma ha messo alla porta il garante e ha rivisto le strategie per le alleanze, ora gli alleati dovranno sottoscrivere documenti e condividere programmi

Le elezioni regionali liguri hanno senza dubbio fatto la loro parte nella rivoluzione del Movimento 5 Stelle che in un fine settimana ha messo alla porta Beppe Grillo e ha chiarito le regole di ingaggio per le prossime contese elettorali.

L’assemblea costituente pentastellata al Palazzo dei Congressi dell’Eur di Roma ha disegnato il Movimento del futuro (e del presente) dopo la batosta ligure e dopo i risultati deludenti in Emilia-Romagna e in Umbria. In una chiamata alle urne che ha visto coinvolta circa la metà degli iscritti (molti gli astenuti anche in casa 5 Stelle), il 63% degli iscritti ha votato “” alla proposta di “eliminazione del ruolo del garante”. Leggi: “cacciare Beppe Grillo”. Sarà sostituito da un organo collegiale.
La platea ha accolto con un applauso l’esito della votazione, il presidente Giuseppe Conte si è limitato a dire dal palco “Avete deciso, ne prendiamo atto”.

Ma il popolo del Movimento 5 Stelle ha messo le mani anche sulle fondamenta. Cade il limite dei due mandati, con il 72% degli iscritti che ha votato “sì” al superamento della norma che all’inizio era stata tra i grandi cavalli di battaglia di Grillo e Casaleggio.
E poi c’è la questione delle alleanze, quella che da più vicino torna a toccare la Liguria e, in particolare, Genova. È palese il disastro del ‘campo largo’ alle ultime regionali e all’orizzonte ci sono le amministrative nel capoluogo, altra prova cruciale per la coalizione progressista (sempre ammesso che ne esistano ancora le tracce). 



L’81,2% ha detto “no” al divieto di allearsi con altre forze politiche, ma la stragrande maggioranza dei votanti ha anche detto “” ad alleanze “condizionate a un documento che dichiari valori e punti programmatici non negoziabili”, “condizionate ad accordo programmatico preciso” e “condizionate alla ratifica della base degli iscritti”.
Quindi è un “”, ma con un “ma”. L’apertura alle alleanze c’è, ma tutto dovrà essere vagliato sia con la sottoscrizione di un documento condiviso e di un accordo con i componenti della coalizione, sia con il “via libera” da parte degli iscritti. E se dalle parti di Genova qualcuno stava pensando a un nuovo ‘campo largo’ anche per le amministrative, ora il piano vacilla. Almeno dalle parti del Movimento. Difficile che vertici e iscritti facciano dei passi indietro sull’ipotetica stretta di mano con partiti come Italia Viva e con il suo leader Matteo Renzi, ma c’è chi teme che la cosa possa portare anche a un divorzio con il Partito Democratico. Risultato: corsa solitaria. Un soliloquio che, però, parte dal 5,48% cittadino alle ultime regionali. La montagna da scalare è alta e ripida.

La base del partito, infine, ha votato anche per dare una definizione alla collocazione politica. Ha vinto “progressisti indipendenti”, che ha avuto la meglio su “forza progressista”, “forza di sinistra” e “nessun posizionamento”. Resta da capire che cosa comporterà o se sarà solo un’etichetta.

Intanto il centrosinistra cittadino prova a rimettere in piedi qualcosa dopo la non certo indolore sconfitta alle regionali. Questa sera nel foyer del Teatro della Tosse il mondo progressista cittadino si è dato appuntamento, al grido di “Che fare?” (Così si intitola l’iniziativa lanciata via social), per iniziare a mettere le basi in ottica amministrative. Un incontro indirizzato più al mondo civico che ai partiti, anche se si attendono molti rappresentanti della sinistra tra consiglieri comunali e regionali. Uno dei tanti argomenti che verranno sollevati durante la serata sarà quello delle eventuali primarie per la scelta del candidato sindaco incaricato di prendersi la città dove il ‘campo largo’ alle urne ha ampiamente battuto il sindaco uscente Marco Bucci. Un altro vantaggio da non dilapidare.

Pietro Zampedroni


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