Genova - 16 novembre 2024, 11:17

Bimba morta per l'ingestione di una pila: Gaslini in prima linea contro il "killer silenzioso"

Il rischio nascosto delle batterie a bottone. Il focus dei medici dell'ospedale genovese sugli incidenti come quello che in Toscana ha ucciso Camilla a 17 mesi

Bimba morta per l'ingestione di una pila: Gaslini in prima linea contro il "killer silenzioso"

L'ingestione di pile a bottone, definite dai pediatri come un vero e proprio "killer silenzioso", rappresenta un pericolo grave e spesso sottovalutato, soprattutto per i bambini piccoli. L’allarme è tornato drammaticamente d'attualità dopo il decesso di Camilla, una bambina di 17 mesi della provincia di Siena, morta per le complicanze sorte dopo aver ingoiato di una pila di questo tipo.  

L’Istituto Giannina Gaslini di Genova è da tempo in prima linea nella sensibilizzazione e gestione di questi casi. Già nel gennaio 2021, l'ospedale pediatrico aveva registrato quattro accessi al pronto soccorso per episodi simili in poche settimane, spingendo i suoi specialisti a richiamare l'attenzione su un fenomeno che, come sottolineava Paolo Gandullia, direttore dell’UOC di Gastroenterologia, “rappresenta un pericolo reale per i bambini piccoli, anche per la nota ed elevata mortalità correlata”.  

Le pile a bottone, presenti in giocattoli, telecomandi, orologi e altri dispositivi di uso comune, sono oggetti di piccole dimensioni ma di grande pericolosità. Il loro potenziale lesivo deriva dal corto circuito tra i poli positivo e negativo, soprattutto quando si trovano a stretto contatto con le mucose, come nell’esofago. Già entro due ore dall'ingestione possono provocare ulcere, sanguinamenti intestinali e, nei casi più gravi, lesioni mortali come la fistola aorto-esofagea.  

I sintomi, spesso subdoli, includono dolore toracico o dorsale, tosse, vomito, rifiuto del cibo e, nei casi estremi, emorragie interne. Per questo motivo, gli esperti raccomandano ai genitori di prestare massima attenzione alla presenza di queste batterie in casa e di seguire scrupolosamente alcune regole di prevenzione:

  • Evitare che i bambini piccoli abbiano accesso a oggetti contenenti pile a bottone.  
  • Assicurarsi che i dispositivi abbiano comparti per le pile chiusi ermeticamente.  
  • Smaltire immediatamente le pile esauste in luoghi sicuri.  

Quando l’incidente avviene, la tempestività dell’intervento è cruciale. "Se anche solo si sospetta che un bambino abbia ingerito una pila a bottone, è fondamentale recarsi immediatamente al pronto soccorso", raccomandano gli specialisti del Gaslini. L’ospedale ha messo a punto un protocollo multidisciplinare condiviso a livello nazionale e internazionale che coinvolge radiologi, cardiochirurghi, anestesisti e gastroenterologi per affrontare emergenze di questo tipo con rapidità e precisione.  

Un esempio positivo risale al periodo natalizio del 2021, quando una bambina giunta al Gaslini dopo l'ingestione di una pila è stata sottoposta a esami approfonditi che hanno escluso la presenza di lesioni gravi, permettendone la dimissione dopo una settimana di osservazione e un'attenta informazione ai genitori.  

Purtroppo la vicenda di Camilla ha avuto un esito opposto. La bambina è arrivata al Policlinico Santa Maria delle Scotte di Siena in condizioni critiche, diversi giorni dopo aver ingerito la batteria. Nonostante l’intervento chirurgico e l’applicazione dei protocolli, le sue condizioni si sono aggravate a causa delle lesioni all’aorta provocate dalle sostanze rilasciate dalla pila. Il trasferimento d’urgenza all’Ospedale del Cuore di Massa non è bastato a salvarla.  

La tragedia di Camilla e i casi segnalati dal Gaslini sottolineano l'importanza della prevenzione e della sensibilizzazione. Gli incidenti domestici di questo tipo sono evitabili con semplici accorgimenti e un'attenzione maggiore all’ambiente in cui i bambini crescono. Inoltre, la diffusione di protocolli clinici condivisi come quelli applicati dal Gaslini rappresenta uno strumento essenziale per affrontare al meglio situazioni di emergenza e aumentare le probabilità di sopravvivenza.  

Redazione

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