Politica - 11 novembre 2024, 09:17

Genova guarda verso le elezioni: dalla teoria alla pratica, la strada verso Palazzo Tursi richiede una svolta

Il centrodestra non dovrebbe fare altro che ufficializzare la candidatura di Pietro Piciocchi, il centrosinistra non può permettersi di ripetere la sfilza di errori commessi alle regionali

Genova guarda verso le elezioni: dalla teoria alla pratica, la strada verso Palazzo Tursi richiede una svolta

Questione di ore e le poltrone saranno definite anche sulla carta: Marco Bucci nuovo presidente di Regione Liguria e, di conseguenza, Pietro Piciocchi nuovo sindaco di Genova. Di conseguenza parte anche il conto alla rovescia verso le elezioni che daranno al capoluogo un nuovo primo cittadino con due anni di anticipo sulla scadenza naturale dell’amministrazione eletta nel 2022.

Il centrodestra regionale è alle prese con le ultime mosse della partita a scacchi per la composizione della giunta regionale, questione non facile ma, a quanto pare, vicina alle battute finali. Come non sarà facile determinare la squadra che correrà per le amministrative genovesi che vedono la compagine di governo partire sfavorita dopo il risultato del centrosinistra alle regionali all’interno dei confini comunali (52,27% a 44,29%).

Chi sarà il candidato sindaco? Gli occhi sono puntati su Pietro Piciocchi con il gentile contributo di Matteo Salvini che il 27 settembre scorso, in piena campagna elettorale, lo aveva lanciato con il classico “Squadra che vince non si cambia”. Piciocchi, lo ricordiamo, per diverse settimane è stato in lizza anche per la candidatura alla presidenza regionale, poi scalzato dal proprio sindaco. Così come Bucci, a Genova è conosciuto come ‘uomo del fare’ anche se meno percepito dalla cittadinanza come uomo di politica. Qualora il centrodestra decidesse di puntare su di lui, servirà un lavoro di promozione non indifferente per farlo uscire da Palazzo Tursi. Anche se, inevitabilmente, ci sono rumors che spingono a guardare altrove, verso quel modo civico tirato spesso in ballo anche nell’ultima campagna elettorale per le elezioni regionali. E alcuni nomi potrebbero anche essere gli stessi.

In casa centrosinistra non si vede fine all’ormai tradizionale analisi della sconfitta. Gli errori del ‘campo largo’ sono stati tanti e palesi, dall’ufficializzazione tardiva di un candidato ormai noto da mesi, alla composizione di una squadra che è apparta tutt’altro che unita con tanto di regolamenti di conti a pochi giorni dal voto. Errori che, se ripetuti in quel di Genova, rischierebbero di vanificare il vantaggio elettorale visto il 27 e il 28 ottobre in un’altra contesa che, non dimentichiamolo, vedeva il mondo progressista nettamente favorito post inchiesta Toti.
Al momento non c’è traccia di un toto-nomi per la corsa a sindaco di Genova, ma si odono i primi vagiti di un dilemma interno tra chi vorrebbe un frontman fortemente partitico (con il Partito Democratico pronto a fare la voce grossa forte del ruolo di primo partito con il 29,72% delle regionali contro il 13,52% di Fratelli d’Italia) e chi, invece, torna a riproporre la candidatura di una figura che faccia da collante per una squadra estesa dalla sinistra al centro. Con il nodo del Movimento 5 Stelle che, da qui alla primavera, potrebbe nuovamente cambiare idea sulla corsa in solitaria, e con Italia Viva sempre pronta a far valere il proprio consenso, risicato ma decisivo quando ci si trova in un testa a testa come alle ultime regionali.

Infine, quando si vota? Il periodo ipotizzato (e, per ora, mai smentito) è quello della primavera 2025 quando saranno a chiamate al voto Campania, Veneto, Marche, Puglia e Valle d’Aosta e quando, senza l’inchiesta Toti, sarebbe andata al voto anche la Liguria. Un intreccio del destino tra piazza De Ferrari e Palazzo Tursi, tra Toti, Bucci e la città che prima lo ha eletto e poi gli ha voltato le spalle.

Pietro Zampedroni


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