Per chi fa impresa, per chi esporta, per chi vede gli Stati Uniti come terra di business, l’elezione di Donald Trump esce dalle mere dinamiche politiche per entrare a gamba tesa nel mondo degli affari con una parola d’ordine che ora fa paura: dazi.
‘The Donald’ ha parlato chiaro in campagna elettorale, vuole difendere i confini anche dal punto di vista commerciale andando a tassare i prodotti importati con ovvie conseguenze sui mercati globali. E l’Italia (e con lei la Liguria) non è esclusa. “La politica commerciale è il principale canale attraverso il quale le elezioni statunitensi potrebbero generare uno shock a livello globale”, così si leggeva in una nota di Jp Morgan, prima del voto. Gli occhi sono puntati verso la Cina, ovviamente, ma la cosa non potrà non toccare anche settori locali come l’enogastronomia italiana, con Genova che recita la propria parte.
La domanda, quindi, è d’obbligo: l’elezione di Trump e l’eventuale entrata in vigore degli annunciati dazi avranno conseguenze sulle esportazioni locali?
Per Marco Toffolutti, presidente del gruppo internazionalizzazione di Confindustria Genova, quello dei dazi è stato per Trump “un cavallo di battaglia per la sua narrazione elettorale e, quindi, si presume che li userà e che possano creare dei problemi se finissero per essere colpiti i nostri prodotti come il food e la nautica e, in parte, anche la meccanica”.
“È tutto molto prematuro - aggiunge Toffolutti - ma sicuramente Trump applicherà qualche forma di dazio, bisogna vedere come deciderà di usarla. È un uomo d’affari, certamente cercherà un’interlocuzione con i partner e ci sono due possibili modalità di azione: o sedersi al tavolo con la minaccia di applicare i dazi se non si dovesse trovare un punto di incontro, oppure applicarli preventivamente e poi sedersi al tavolo a contrattare. Sono due approcci molto diversi, non sarebbe comunque una discussione semplice”.
“Il problema dei dazi non va visto sull’asse tra Stati Uniti e Italia, ma tra Stati Uniti ed Europa - prosegue nell’analisi - ad esempio la Cina, come risposta ai dazi sulle auto elettriche, ha tassato l’importazione di cognac perché ha visto la Francia come il Paese maggiormente attivo. Quindi i nostri prodotti potrebbero essere colpiti se fossimo percepiti come operatori più ostili, ma per ora non la vedo così. Ma rischiamo di finire in dazi generalizzati. Questo crea un elemento di incertezza, anche perché il presidente è stato eletto oggi ma entra in carica a gennaio e ci sono due mesi di interregno in cui tutte le aziende fanno i programmi per il 2025”.
Ma, quindi, l’economia ligure potrebbe risentire delle eventuali tassazioni in terra USA? “Possiamo stare relativamente tranquilli: non credo che chi compra pesto negli Stati Uniti smetterà di farlo. Eventualmente, si potrebbero colpire categorie più ampie come la nautica - risponde Toffolutti - c’è però il rischio che l’imposizione di dazi negli USA possa portare aziende di altri Paesi a entrare in Italia e fare concorrenza perché trovano il mercato americano chiuso”.
“Trump vuole attirare opportunità - conclude Toffolutti, spostando il discorso sul tema portuale - non penso che ci saranno problemi sui traffici. Potrebbe, piuttosto, cambiare il loro orientamento. Potrebbero voler esportare e, quindi, invertire i flussi, ma non nel breve periodo”.