Attualità - 01 novembre 2024, 08:00

Alla scoperta dei Rolli - Dal Rinascimento ai giorni nostri: il ‘manifesto’ di Palazzo Antonio Doria

Oggi sede della Prefettura e della Città Metropolitana di Genova, questo straordinario edificio è l’emblema dell’innovazione architettonica e della magnificenza decorativa. Una storia che inizia nel Cinquecento. Pensare che è stato il primo palazzo ad avere l’acqua corrente

Alla scoperta dei Rolli - Dal Rinascimento ai giorni nostri: il ‘manifesto’ di Palazzo Antonio Doria

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!


Imponente, con la sua facciata e lo scalone che si mostra oltre la porta, palazzo Antonio Doria oggi è conosciuto da tutti come il palazzo sede della Prefettura.

Con la sua mole, chiude visivamente l’ottocentesca via Roma, lambendo piazza Corvetto, continuando a custodire alcuni degli esempi più importanti del Rinascimento genovese e non solo.

La storia di questa architettura, costruita tra il 1541 e il 1543 per volere di Antonio Doria, raccoglie sin dal principio, le intuizioni di un uomo all’avanguardia, com’era Antonio.

Situato a ridosso della prima cerchia muraria della città e vicino all’antico convento di Santa Caterina, l’edificio si ergeva su un’area solitamente priva di costruzioni, in una zona strategica e carica di suggestioni storiche.

Antonio Doria, parente del celebre Andrea Doria e insignito del prestigioso Toson d’Oro da Carlo V d’Asburgo, fu tra i primi a introdurre a Genova i modelli architettonici del Rinascimento, ispirandosi alla spaziosità e alla monumentalità dei palazzi italiani e costruendo il suo edificio “largo e con cortile” persino prima che la famosa Strada Nuova prendesse forma (la costruzione della ‘Via Aurea’ sarebbe iniziata solo qualche anno più tardi). 

Questo innovativo progetto, attribuito all’architetto lombardo Bernardino Cantone, poi architetto camerale della Repubblica dal 1546, è caratterizzato da un sistema di spazi pensati per il dialogo tra interno ed esterno, tra cortile, loggia e stanze adiacenti.

Il cuore rappresentativo dell’edificio è l’atrio centrale che si apre su un cortile-loggiato e da cui si accede, tramite uno scenografico scalone a doppia rampa, alla galleria del primo piano. Qui, la loggia funge da fulcro compositivo per le stanze che vi si affacciano, progettate in funzione della spazialità aperta del cortile, in un’impostazione asimmetrica che rompe con le convenzioni e conferisce ampiezza all’insieme. Il cortile, originariamente accompagnato da un giardino alle spalle oggi scomparso, completava la grandiosità della struttura e il legame con la natura, seguendo un modello che diventerà iconico nell’architettura genovese del Cinquecento.

All’interno, una ‘collezione’ decorativa raccoglie un lungo e prestigioso elenco di artisti genovesi tra i più famosi del periodo come, per esempio, i fratelli Marcantonio e Pantaleo Calvi, autori degli affreschi dell’atrio e delle facciate, celebrando le glorie militari della famiglia Doria. 

Nelle logge, Aurelio e Felice Calvi dipinsero vedute prospettiche di città, un tipo di decorazione raro e all’avanguardia per l’epoca, che trova parallelismi solo nelle committenze artistiche più prestigiose d’Italia.

Le stanze principali, situate al primo piano, sono invece adornate con scene epiche, come Apollo che saetta i Greci e Ercole in lotta con le Amazzoni, dipinti da Giovanni Cambiaso e dal giovane figlio Luca. Questi affreschi rielaborano influenze artistiche michelangiolesche, arricchite dalle innovazioni pittoriche di artisti come Beccafumi e Perin del Vaga.

Nel XVII secolo, l’acquisizione del palazzo da parte della famiglia Spinola aprì una nuova fase decorativa. Per Maria Spinola, vedova di Giovanni Battista, Bartolomeo Bianco progettò una loggia nel 1635, poi demolita nel 1877 durante i lavori per l’apertura di via Roma. Giovanni Battista Carlone decorò questa loggia con affreschi rappresentanti le Imprese di Ambrogio e Federico Spinola, che si integravano armoniosamente con la ricca collezione d’arte della famiglia, confermando il palazzo come uno dei principali centri artistici e sociali della Genova barocca.

Una piccola curiosità: durante la sua costruzione, nel Cinquecento, palazzo Doria si ritrovò a inglobare all’interno una porzione di acquedotto delle Fucine rendendolo il primo palazzo con l’acqua corrente.

Oggi, il Palazzo Doria rimane una testimonianza del legame tra l’arte rinascimentale e la cultura genovese, riflettendo il gusto e il prestigio delle famiglie che lo hanno abitato e arricchito.

Isabella Rizzitano

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