Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
In piazza Fontane Marose si trova un antico palazzo la cui facciata salta subito all’occhio per le grandi fasce bianche e nere che la contraddistinguono.
Si tratta di palazzo Giacomo Spinola che oggi appare come una sorta di grande omaggio agli antenati della famiglia le cui statue sono sistemate in facciata.
Il palazzo sorge sul lato breve della piazza, in quella che una volta era piazza di Luccoli.
Costruito attorno alle metà del Quattrocento per la famiglia Spinola (che ne conservò la proprietà fino all’inizio del XIX secolo) il palazzo venne da subito caratterizzato dalla bicromia composta dal marmo bianco di Carrara e dalla pietra di Promontorio.
I lavori iniziarono per volontà di Giacomo Spinola attorno al 1445 e durarono per i quattordici anni successivi facendo poggiare il palazzo su una serie di lotti già preesistenti.
Tra il 1576 e il 1595, poi, l’edificio passò ad Antonio Spinola prima di arrivare, nel 1614, tra le proprietà di Giovanni Battista Spinola, il Gio. Batta doge della Repubblica.
Accanto al dettaglio cromatico, questo palazzo viene ricordato per la presenza di cinque statue in facciata, rappresentanti altrettanti membri della famiglia Spinola considerati tra i più in vista. Si tratta (da sinistra a destra) di Oberto, Corrado, Opizzino, Calvot e Giacomo, opere realizzate dai Gaggini e da da Giovanni Antonio Amedeo.
Dietro all’imponente facciata, si nasconde un cortile con loggia, fatto costruire quasi sicuramente da Gio. Batta, doge della Repubblica tra il 1613 e il 1615. Sempre a questo periodo, gli storici fanno risalire gli interventi di copertura lignea del salone.
Le travi di larice che rifasciano il soffitto vennero portate dalla Corsica e a ciascuna venne impressa l’arma degli Spinola.
Le modifiche urbanistiche dell’Ottocento, hanno portato a modifiche anche del palazzo, oggi è proprietà di un istituto di Credito, il Banco di Sardegna che ha reso possibile l’intervento di restauro realizzato dagli architetti Lionello Calza e Tommaso Badano.