Sanità - 24 ottobre 2024, 09:41

Il futuro della sanità ligure tra proclami e realtà: i freddi numeri della manovra ridimensionano il libro dei sogni di Bucci e Orlando

In campagna elettorale non si contano più gli annunci di una rivoluzione globale del sistema sanitario ligure, ma con quali soldi? I numeri in arrivo da Roma vanno nella direzione opposta delle promesse

Il futuro della sanità ligure tra proclami e realtà: i freddi numeri della manovra ridimensionano il libro dei sogni di Bucci e Orlando

Medici, infermieri e macchinari pronti a lavorare anche in piena notte per smaltire le liste d’attesa, nuovi ospedali, assunzioni, medicina territoriale. Ad ascoltare programmi e proclami di Marco Bucci e Andrea Orlando, i due principali contendenti alle imminenti elezioni regionali, sembra che la sanità ligure sia destinata a un salto di qualità mai visto prima. Da una situazione disastrosa all’idillio, votando per uno di loro due. Ma basta ampliare lo sguardo oltre i confini regionali per capire che la situazione è ben diversa e all’orizzonte non c’è nulla di buono.

Il motivo è il più semplice: mancano i soldi. E non mancano solo in Liguria, dove il sistema sanitario si appresta a chiudere l’anno con un deficit di oltre 200 milioni di euro, mancano su scala nazionale. Lecito, quindi, chiedersi da dove potrebbero mai arrivare le risorse per ricostruire da zero un sistema sanitario regionale ormai al collasso.

I numeri che restituiscono una fotografia ben diversa da quella sbandierata dai candidati in piena trance agonistica da campagna elettorale arrivano dalla manovra varata dal governo Meloni, alla voce ‘sanità’: no al piano di assunzione per 30 mila medici e infermieri, niente defiscalizzazione dell’indennità di specifica medica, no ai fondi per gli straordinari utili a smaltire le liste d’attesa. In totale la cifra ulteriore stanziata per la sanità nazionale è di poco superiore a quel miliardo e 200 milioni di euro già inserito nella finanziaria, cifra che le Regioni ritengono insufficiente anche solo per coprire l’inflazione. Soldi che, tra l’altro, secondo quanto stabilito dallo stesso Ministero della Salute, non sarebbero utilizzabili per costruire qualcosa di nuovo, con un miliardo di euro che sarebbe utilizzabile per il rinnovo dei contratti dei dipendenti Asl e degli ospedali. Quindi, in buona sostanza, fondi che serviranno per mantenere la barca a galla e non certo per farla navigare più veloce. Inoltre le Regioni saranno costrette a contribuire a coprire la metà della spesa farmaceutica il cui tetto da 880 milioni di euro non compare più nel testo.

E intanto i sindacati dei medici ospedalieri e degli infermieri sono intenzionati a far sentire la loro voce con una giornata di sciopero indetta per il prossimo 20 novembre proprio per protestare contro la manovra del governo in cui l’unica buona notizia è l’aumento di 80 euro al mese per i medici specializzandi e di 82 per chi frequenta il primo biennio. Previsti anche 118 euro per il triennio delle specialità meno attrattive come anestesia, chirurgia generale e medicina d'emergenza e urgenza. Mentre i medici, a conti fatti, si troveranno in busta paga 17 euro in più, gli infermieri 7.

Insomma, un quadro generale che ben poco ha a che fare con le intenzioni sbandierate nelle ultime settimane da chi si candida per la guida della Regione dal 29 ottobre in poi, con il serio rischio che tutto resti come ora e senza escludere che possa essere anche peggio. Conti alla mano, è un’ipotesi che non si può non tenere in considerazione.

Intanto ora anche i Carabinieri del Nucleo Antisofisticazione (NAS) hanno messo gli occhi sulla questione sanità. Da Roma, infatti, il Ministero della Salute ha chiesto a tutti i comandi nazionali di iniziare a fare il punto sulla situazione liste d’attesa e, ovviamente, la Liguria si sente osservato speciale. E non è un segreto che già in questi giorni siano partiti i primi controlli dell’Arma sul territorio regionale, in ospedali e ambulatori.

Pietro Zampedroni

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