Si è aperta questo pomeriggio con la Lectio Magistralis del professor Alfio Quarteroni, l’edizione 2024 del Festival della Scienza.
Il matematico, tra i più influenti nel panorama internazionale, è a capo di un team che ha sviluppato iHeart, il primo modello di cuore matematico.
Un lavoro complesso che ha gettato le basi per costruire un nuovo rapporto tra matematica, medicina e intelligenza artificiale che si preannuncia come uno strumento fondamentale per le diagnosi e la cura delle patologie cardiache.
Il progetto iHeart si basa sulla creazione di un simulatore cardiaco che riproduce il funzionamento del cuore umano attraverso equazioni matematiche complesse. “Stiamo rappresentando il funzionamento di un cuore umano, vero - spiega il professore - solo in termini di equazioni matematiche”.
Il simulatore, utilizzato appunto come strumento per i medici, porterà diversi vantaggi, primo tra tutti quello di essere accurato e quindi di ricreare perfettamente il comportamento del cuore.
Il secondo, come prosegue Quarteroni, “è quello di avere una caratteristica di elemento quantitativo, quindi diamo informazioni che sono complementari rispetto a quelle che tipicamente il medico ha. Quindi è uno strumento di grande ausilio per i medici, che può essere usato sia per capire meglio la fisiologia cardiaca, ma soprattutto per capire meglio cosa succede nel caso di patologie, facendo ad esempio certe operazioni piuttosto che altre”. Il matematico aggiunge: “Ovviamente è un risultato che richiede l'uso di matematica piuttosto sofisticata, in cui si usano leggi fondamentali di natura e anche nuove leggi che abbiamo scoperto, e anche l'intelligenza artificiale, perché questo porta un contributo molto significativo dal punto di vista della velocizzazione dei risultati, ma anche dal punto di vista della capacità di passare da un individuo a un insieme di individui, quindi generalizzare il risultato del simulatore”.
L’importanza del lavoro sviluppato da Quarteroni e dal suo team è testimoniata anche dal grande interesse che il progetto ha catturato a livello mondiale: “Devo dire che abbiamo già tante collaborazioni con tanti ospedali, con tante cliniche. Cardiologi, cardiochirurghi, chirurghi vascolari, sono interessati a patologie molto specifiche e abbiamo già almeno una quindicina di collaborazioni con ospedali in Italia, ma anche all'estero, come in Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti. Cerchiamo effettivamente di affiancare i medici e dare risposte molto concrete. Ovviamente, non è ancora uno strumento diffuso a livello generale, ma ha già dato dimostrazioni di capacità di aiutare a meglio comprendere situazioni molto complesse”.
Non passa certo inosservato l’impiego dell’intelligenza artificiale, ma a proposito, per comprenderla meglio e non temere il suo impiego, il professore suggerisce una via, quella della conoscenza: “È uno strumento molto complesso e va capito. Una delle principali ragioni per cui che diffidenza, sfiducia o paura è proprio una poca comprensione del problema. Questo non è nemmeno aiutato dai media, spesso troviamo dichiarazioni anche di supposti esperti che sono veramente molto discutibili”.
“Il problema della formazione - conclude - è fondamentale, però credo che si debba avere la consapevolezza che stiamo parlando di qualche cosa che è una tecnologia di altissimo livello che può essere usata in maniera complementare rispetto a tutto quello che sappiamo e che ha quindi un potenziale di aiuto straordinariamente grande, ma che ancora ha, come tutte le tecnologie nuove, dei punti non completamente compresi, non completamente chiariti. Questo non ci deve spaventare oltre il lecito, deve indurci a livello individuale, a livello di laboratorio di ricerca e a livello di società a puntare a una comprensione molto complessa e una comprensione sempre più diffusa e corretta”.