Ottocento anni di storia di una dinastia, quella dei Pallavicino, raccontati attraverso saggi e ricostruzioni per ‘scolpire’ con le parole un monumento a una delle più illustri famiglie di Genova.
Tutto questo ha trovato compimento nel volume ‘I Pallavicino di Genova. Una stirpe obertenga patrizia genovese nella storia d’Europa e del Mediterrano’, presentato ieri sera a Palazzo Interiano Pallavicino alla presenza del Principe Domenico Antonio Pallavicino e di Vittorio Sgarbi, critico d’arte e direttore artistico della Fondazione Pallavicino ETS.
Un lungo lavoro d’archivio, tra i documenti della famiglia che conservano le tracce degli impegni pubblici dei suoi membri, delle attività mercantili e di quelle finanziarie, a cui si aggiunge lo spiccato mecenatismo artistico e sociale, ha portato alla realizzazione di questo importante excursus storiografico e divulgativo, impreziosito da una ampia gamma di immagini dall’elevata qualità.
A proposito del libro, Vittorio Sgarbi spiega: “È il sentimento di una grande famiglia che ha trovato nell’ultimo principe una persona consapevole della necessità che il monumento non fosse un monumento materiale, ma fosse un libro. Ecco che quindi questo volume è proprio il monumento che l’ultimo Pallavicino a voluto erigere per testimoniare la grandezza della sua famiglia e raccontarla attraverso queste pagine”.
Non un volume trionfalistico, come lo stesso Principe Pallavicino ricorda, bensì un ‘monumento storico’ che prende le mosse dal fondamentale riordino del patrimonio storico familiare che, nelle intenzioni proprio di Domenico Antonio, vuole essere valorizzato e lasciato intatto alla città.
Ecco che i saggi della pubblicazione curata da Andrea Lercari ed edita da Sagep e firmati da autorevoli voci del campo della Storia dell’Arte come Barbara Bernabò, Elena De Laurentiis, Andrea Lercari, Caterina Olcese Spingardi, Anna Orlando e Roberto Santamaria diventano una sorta di enciclopedia in cui le vicende della famiglia si uniscono alla storia di Genova, di Roma di Vienna e così via.
“Conobbi il principe quarant’anni fa - ha raccontato ancora Sgarbi nel corso della presentazione - avevo visto le collezioni delle case di Genova, pubbliche e private ma mi mancava la sua. Così lo chiamai, all’epoca non ero conosciuto. Lui fu generoso e girammo tra capolavori di pittori come Gandolfi; vidi il capolavoro di Bernardo Strozzi scelto come immagine per la sua monografia, un’opera sostanzialmente preclusa, e li iniziai a capire la grandezza di Genova”.
Da quel primo incontro alla profonda amicizia che lega i due il passo è stato breve e ancora, lo storico e critico d’arte ha voluto ribadire come questo volume sia stato concepito come ‘la possibilità che il nostro tempo ha di raccontare il passato e renderlo presente’.