Cultura - 22 ottobre 2024, 13:15

Lisetta Carmi, il cuore ribelle della fotografia del dopoguerra in mostra a Palazzo Ducale

Intitolata ‘Molto vicino, incredibilmente lontano', la retrospettiva sarà visitabile dal 22 ottobre al 28 gennaio 2025 per celebrare il centenario della nascita della fotografa che, con i suoi scatti, ha raccontato la Genova operaia, con i ‘travestiti’ e i graffiti come testimonianze sociali e artistiche

Dal 22 ottobre al 28 gennaio 2025, il Sottoporticato di Palazzo Ducale di Genova ospita una grande retrospettiva dedicata a Lisetta Carmi, in occasione del centenario della sua nascita. La mostra, intitolata 'Molto Vicino, Incredibilmente Lontano', celebra una delle figure più importanti della fotografia italiana del dopoguerra. Autodidatta, Carmi ha iniziato il suo percorso come fotografa a Genova nei primi anni Sessanta, dove il suo lavoro divenne un mezzo per raccontare le storie degli ultimi e per dare voce a chi non ne aveva. “Lisetta Carmi è una delle personalità più straordinarie della fotografia italiana, capace di raccontare l’essere umano senza pregiudizi, con uno sguardo che era incredibilmente vicino ai soggetti, ma al contempo consapevole delle realtà più lontane”, afferma la direttrice di Palazzo Ducale, Ilaria Bonacossa. La mostra presenta un'ampia selezione delle sue opere, incluse alcune serie inedite a colori, che sono state riscoperte solo di recente. “Le fotografie a colori – sottolinea Bonacossa – mostrano un lato meno conosciuto del suo lavoro, ma altrettanto importante: attraverso l'uso del colore, Carmi esplora nuove modalità espressive, ampliando la sua capacità di narrazione visiva”.

Lisetta Carmi, nonostante la mancanza di una formazione accademica, non solo scattava le sue fotografie ma le sviluppava e stampava da sola, un processo che ha caratterizzato il suo approccio personale e diretto alla fotografia. “Era una fotografa autodidatta, e la sua abilità nel creare immagini potenti senza un percorso tradizionale di studi è uno degli elementi che rendono il suo lavoro così autentico”, spiega il curatore Giovanni Battista Martini, che ha curato l’archivio della fotografa per molti anni. Il legame di Carmi con la sua città natale è profondo, e parte della mostra è dedicata al suo racconto della Genova degli anni Sessanta, tra immagini del porto, dell'Italsider e del lavoro operaio. “In alcune delle sue immagini più potenti del porto di Genova, emerge il suo sguardo politico, la sua capacità di cogliere la tensione e le difficoltà dei lavoratori in un momento storico di grande trasformazione”, continua Martini. 

Tra le serie esposte spicca quella dei 'Travestiti', scattata negli anni Sessanta a Genova, pubblicata nel 1972 e divenuta iconica. Oltre alla versione in bianco e nero, la mostra presenta anche una serie di scatti inediti a colori, che offrono una nuova prospettiva su quel lavoro rivoluzionario. “Le immagini a colori della serie travestiti mostrano l'attenzione ai dettagli come trucco e abiti, rivelando un'intensità emotiva che si aggiunge alla ricerca di genere e libertà individuale che Carmi ha documentato con tanto coraggio, un modo per interrogarsi sul genere e rispondersi che ognuno ha la libertà di essere quello che vuole” afferma Bonacossa.

Un altro aspetto centrale della mostra è la serie di fotografie scattate nel Cimitero Monumentale di Staglieno: qui Carmi esplora il tema del rapporto tra autorità e sensualità attraverso le sculture funebri. “'Erotismo e Autoritarismo a Staglieno' è una delle serie più affascinanti della sua carriera, in cui riesce a catturare la tensione tra l'estetica borghese ottocentesca e la sensualità nascosta nelle figure scolpite”, osserva Martini. In dialogo con queste immagini, la mostra propone una sezione dedicata ai 'Graffiti', un’altra tematica centrale nel lavoro della fotografa. Durante i suoi viaggi, Carmi ha documentato graffiti da Belfast alla Sicilia, raccogliendo tracce visive delle rivolte e delle espressioni popolari. “Per lei i graffiti rappresentavano un modo spontaneo di raccontare le lotte e i desideri di una società, quasi come un diario collettivo scritto sui muri”, conclude Martini.

La retrospettiva include fotografie realizzate durante i suoi viaggi in paesi come il Venezuela, l’India e l’Afghanistan, luoghi che Carmi ha esplorato con l’obiettivo di comprendere il mondo e le sue ingiustizie. “Il suo lavoro non è mai stato solo estetico, ma sempre profondamente politico e umano, nel senso più ampio del termine. Ha insofferenza verso il potere e l’autorità costituita, soprattutto quando diventa sopruso” afferma ancora Martini. “Carmi ha sempre cercato la verità delle situazioni: quando scatta ha di fronte il soggetto, le situazioni, e poi le foto sono perfette anche dal punto di vista fotografico”. 

La mostra, promossa da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e curata da Giovanni Battista Martini e Ilaria Bonacossa, offre dunque un ritratto a tutto tondo di una fotografa che ha attraversato diverse fasi artistiche, mantenendo sempre una coerenza etica e un forte legame con la sua città natale.

Chiara Orsetti

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