I giochi sono fatti. Manca una settimana alla due giorni elettorale del 27 e 28 ottobre che darà un nuovo presidente, una nuova giunta e un nuovo consiglio regionale alla Liguria dopo i nove anni di amministrazione Toti e il terremoto giudiziario che l’ha portata alla fine.
I nove candidati alla presidenza e le loro rispettive squadre hanno mostrato le carte e ora si entra nei giorni che vedranno da una parte la discesa in campo dei big nazionali, dall’altro gli ultimi incontri di piazza con la ‘base’ per l’appello al voto contro i due grandi favoriti.
I due big Marco Bucci (coalizione di centrodestra) e Andrea Orlando (coalizione di centrosinistra) hanno goduto per oltre un mese di una copertura mediatica multipiattaforma che ha portato in ogni angolo della regione i rispettivi programmi, le promesse, le reciproche accuse, le opinioni su ciò che è stato e che sarà. Sono stati, come ampiamente prevedibile, i due mattatori della corsa alle urne, i catalizzatori di una campagna elettorale che si è presto trasformata in un duello senza possibilità di inserimento per un terzo incomodo. Sarà la sfida tra il ‘modello Genova’ da esportare in tutta la Liguria contro la voglia di cambiamento e di voltare pagina dopo l’esperienza Toti e tutte le sue conseguenze.
Al di là della barricata ci sono altri sette candidati pronti a ritagliarsi uno spazio.
Per il suo curriculum e per i sondaggi che lo danno al momento come papabile terzo dopo il duo Bucci-Orlando, il principale candidato all’ambito ruolo di outsider è Nicola Morra, consigliere comunale a Vado, ex presidente della commissione antimafia, grillino della prima ora e candidato in Liguria con ‘Uniti per la Costituzione’.
A sinistra della sinistra, invece, corrono in due. Per il Partito Comunista dei Lavoratori c’è una bandiera delle formazioni extraparlamentari come Marco Giuseppe Ferrando, pronto a portare in regione la sua visione anticapitalismo e fortemente dalla parte delle classi più disagiate. Il progetto ‘Per l’Alternativa’, invece, vede Nicola Rollando, orgogliosamente uomo di terra e di entroterra, in corsa come sintesi di Partito Comunista Italiano, Partito della Rifondazione Comunista e Potere al Popolo con tutte le loro rivendicazioni sul piano dei diritti, della sanità pubblica e dei servizi per chi è rimasto un passo indietro.
Dall’entroterra arriva anche Maria Antonietta Cella, storica sindaca di Santo Stefano d’Aveto, ora pronta al salto in regione con la casacca del ‘Partito Popolare del Nord’ fondato dall’ex leghista Roberto Castelli. Donna concreta, amministratrice del fare, Cella porta in dote la sua esperienza amministrativa e il desiderio di fare qualcosa per il suo entroterra, legandolo sempre più alla costa.
Guardando più a destra, il movimento ‘Indipendenza’ di Gianni Alemanno ha scelto di puntare sul bonassolese Alessandro Rosson per la sua corsa in Liguria. Fieramente di destra, Rosson punta il dito indiscriminatamente sia contro Bucci, sia contro Orlando, anche se l’oggetto principale delle sue invettive sembra essere particolarmente il candidato del centrodestra e, in generale quell’eredità totiana che lui sembra voler respingere con forza.
Da lontano, infine, viene il candidato di ‘Forza del Popolo’, Davide Felice. Avvocato bresciano trentaseienne, no vax, no euro e contro la guerra, Felice prova una corsa ‘in trasferta’ più per spirito di servizio nei confronti del suo neonato partito che per reali velleità di un obiettivo a dir poco complesso.
Da più lontano, dalla Calabria, arriva la candidatura di Francesco Toscano per ‘Democrazia Sovrana Popolare’. Anche lui, come Felice, punta il dito contro la gestione dell’emergenza Covid aggiungendo, però, anche le critiche all’amministrazione Toti e la stoccata al progetto Orlando, considerato interscambiabile con quello dell’ex governatore.