Attualità - 18 ottobre 2024, 08:00

Alla scoperta dei Rolli - I telamoni senza naso di Palazzo Franco Lercari

La dimora venne fatta costruire dal potente banchiere al servizio del re di Spagna Carlo V. In facciata le decorazioni realizzate da Taddeo Carlone ricordano le avventure di Megollo Lercari, le cui storie proseguono all’interno

Alla scoperta dei Rolli - I telamoni senza naso di Palazzo Franco Lercari

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!

Si torna in via Garibaldi a raccontare le meraviglie degli edifici che affiancano la strada, primo progetto di urbanizzazione mai realizzato.

Passeggiando in molti notano la presenza di due telamoni che ornano il secondo palazzo della via sul lato destro, quello di Franco Lercari.

Franco, banchiere potentissimo al servizio di Carlo V, re di Spagna, fece costruire questo meraviglioso palazzo tra il 1571 e il 1578, lasciando oggi uno straordinario esempio tra i più antichi della Via Aurea.

Iscritto nelle liste dei Rolli già dal 1576, questo palazzo spesso viene identificato dai due telamoni che decorano l’ingresso. Si tratta di una decorazione del portale marmoreo realizzato da Taddeo Carlone e che richiama all’antenato Megollo Lercari le cui vicende si intrecciano con la storia di Genova.

In questo palazzo il concetto di villa all’antica viene modificato e un diaframma, una struttura leggera a chiudere l’edificio vero e proprio, circonda il cortile per due piani. Solo al fondo del cortile stesso si apre uno scalone monumentale che permette di accedere ai piani nobili.

Proprio all’interno proseguono le vicende di Megollo, raccontate negli affreschi di Luca Cambiaso che realizza ‘l’edificazione del fondaco di Trebisonda’, richiamando così anche le attività familiari. 

Nel 845 il palazzo passa di proprietà e viene acquisito dai Parodi, ancora oggi detentori dell’edificio. Così all’intento è possibile assistere a una sorte di fronteggiarsi tra gli antichi proprietari e le loro decorazioni, affiancate dalle nuove pensate e volute si in stile diverso ma sempre con l’intento di magnificare la famiglia.

Insomma, una vera e propria decorazione che attraversa la storia.

Isabella Rizzitano

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