Politica - 14 ottobre 2024, 20:54

Confronto tra i candidati: ecco il nostro pagellone

Promossi e bocciati dopo il faccia a faccia organizzato dalla Diocesi di Genova alla Sala Quadrivium

Il dibattito nella Sala Quadrivium

Il dibattito nella Sala Quadrivium

Tra chi non brilla, chi spicca a sorpresa e chi fa sentire la sua voce per la prima volta, ecco le pagelle del confronto tra i candidati alla presidenza di Regione Liguria organizzato dalla Diocesi di Genova alla Sala Quadrivium.

Marco Bucci (centrodestra): insieme al suo competitor (come lo chiama lui) vanta una visibilità mediatica che ha portato i suoi cavalli di battaglia in ogni angolo della Liguria e su tutte le pagine dei giornali. Difficile, se non impossibile, trovare un solo elemento di novità in temi già trattati in ogni salsa. Non esce mai dai binari, non regala guizzi, non brilla. Voto 5,5

Maria Antonietta Cella (Partito Popolare del Nord): donna concreta con radici salde nell’entroterra, non punta su effetti sorpresa ma va sempre dritta al dunque. Predica ‘fare’ e lo mette in pratica con una dialettica forse un po’ algida, ma che non spreca tempo in orpelli lasciando spazio alle sue idee, semplici e realistiche. Non regala titoloni, ma resta ben salda sul terreno come un faggio del suo amato entroterra. Voto 6

Daniele Felice (Forza del Popolo): l’accento fortemente ‘foresto’ e un tono di voce sopra la media generano un effetto simpatia utile (in parte) a celare giri di parole senza grande consistenza. Prova a conquistare la platea citando i fasti della Repubblica di Genova, ma non attacca. Voto 4

Nicola Morra (Uniti per la Costituzione): forse non lo avevano avvisato che il tempo limite era di due minuti, o forse non ne ha tenuto conto. Apre mille parentesi, finendo per ritrovarsi a parlare di Don Gallo, De André e “sterco del diavolo” nel giro di una manciata di secondi regalando così al pubblico un viaggio nel suo programma e nelle sue idee, ma senza mappa per orientarsi e capire almeno dove è l’inizio e dove è la fine. Voto 5

Andrea Orlando (centrosinistra): stesso discorso già fatto per Bucci: grande visibilità, temi già sentiti e risentiti, pochi spunti di novità. Ma con una meritata menzione in più per la stoccata allo stesso Bucci in merito alle coppie che non riescono ad avere figli. Almeno ha trovato il motivo per destare il pubblico e scatenare un clandestino applauso, cosa vietatissima in quel contesto. Voto 6

Nicola Rollando (Per l’Alternativa): sbandiera con orgoglio il suo passato da spaccatore di legna e, a suo dire, anche di “muri con la testa”. La dialettica è palesemente meno ricercata rispetto ai candidati più ‘illustri’, ma i contenuti ci sono e sono coerenti con la sua formazione politica. Quando la sostanza conta molto più della forma. Voto 6,5

Alessandro Rosson (Indipendenza): forse anche per via della location, lo abbiamo visto più posato rispetto alle altre uscite pubbliche quando non lesinava attacchi su più fronti non privi di irruenza. Fa il suo con maggiore pacatezza, si affida a numeri ed elenchi, mantiene una calma olimpica anche nel puntare il dito indiscriminatamente contro Orlando e Bucci, mette in primo piano i contenuti. Voto 6

Francesco Toscano (Democrazia Sovrana Popolare): se fossimo a scuola gli diremmo che è andato fuori tema. Basta distrarsi per qualche secondo e ci si ritrova in una “foresta pietrificata dopo dopo anni di neoliberismo spinto” tra una “classe politica eterodiretta” e un “continente governato da oligarchie di individualismo spinto”. Nel mare agitato delle sue parole finisce incagliato tra Battiato e Giuli, ma senza vocazione artistica. Voto 4,5

Pietro Zampedroni


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