Attualità - 11 ottobre 2024, 08:00

Alla scoperta dei Rolli - La classicheggiante armonia di Gio Agostino Balbi

Stretto tra la collina e il convento dell’Annunziata, l’edificio apre il lato monte della via omonima che oggi accoglie una parte delle facoltà dell’Università di Genova. I suoi giardini pensili, il monumentale scalone e il loggiato, lo rendono uno dei palazzi più ammirati della città

Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!

Ad aprire via Balbi, nel lato monte della strada, dal 1618 si trova palazzo Gio. Agostino Balbi.

Stretto tra la collina retrostante, tipica ‘caratteristica’ genovese, e il convento della Santissima Annunziata, a pochi passi, l’edificio venne progettato dall’architetto camerale Bartolomeo Bianco.

La caratteristica di questa grande dimora è da ricercarsi negli ingegni sviluppati per connettere l’orografia alle necessità architettoniche.

A richiamare l’attenzione è l’organizzazione degli spazi che si sviluppa attorno a una doppia ‘U’ che consente lo sviluppo degli spazi nonostante la forte pendenza.

Le ali logriate e le gallerie, assieme ai giardini pensili mantengono la consueta scansione atrio-scala-cortile rialzato e scalone monumentale, come testimoniato dai disegni di Rubens ma è l’intuizione di Emanuele Andrea Tagliafichi, alla fine del Settecento, a unire i livelli differenti con un’unica rampa a sbalzo.

All’interno, ancora si possono ammirare gli affreschi settecenteschi in cui ritorna una vecchia conoscenza dei palazzi dell’aristocrazia, tra gli artisti più ricercati: Giacomo Antonio Boni.

Non solo affreschi, perché il palazzo custodisce anche una ricca collezione di tele tra cui spiccano Tiziano, Tintoretto, Van Dyck e Rubens.

Rimasto di proprietà dei Balbi fino al 1709, l’edificio è passato poi a Marcello Durazzo, e da lui ai Durazzo Pallavicini, per poi finire tra le proprietà dei Negrotto Cambiaso e, in ultimo, ai Cattaneo Adorno, ancora oggi proprietari.

Isabella Rizzitano

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