Il 26 e 27 settembre la Chiesa ricorda i Santi Cosma e Damiano, i ‘Santi medici’ definiti anàgiri, parola che deriva dal greco e che significa ‘senza denaro’.
I santi gemelli, nati in Arabia nel III secolo dopo Cristo, si erano convertiti al cristianesimo e presero il loro lavoro di medici come una missione, offrendo cure gratuitamente a chiunque ne avesse bisogno. Arrestati durante la persecuzione di Diocleziano, furono torturati e decapitati.
A loro due è intitolata una chiesetta nel centro storico tra le più antiche che si possano ancora vedere a Genova.
La chiesa dei Santi Cosma e Damiano è nascosta da un dedalo di stradine che corrono a pochi passi da quello che era il collegamento principale tra la zona del porto e il colle di Castello.
Dalle notizie certe, si sa che una prima cappella, dedicata a San Damiano, era stata fondata qui nel VII secolo.
Fu solo poco dopo l’anno Mille, in epoca Longobarda, che la chiesa venne ampliata e riedificata, sempre sull’area dove sorgeva il primissimo luogo di culto.
La chiesina, in stile romanico, è un vero e proprio gioiello, incastonata tra gli alti palazzi del centro storico. La sua facciata realizzata in pietra di promontorio è caratterizzata dalla presenza di quattro tombe ad arcosolio e dagli otto scalini che si devono percorrere per raggiungere la porta d’ingresso il cui architrave è composto da un marmo di origine romana e qui reimpiegato (sono numerosi i casi di reimpiego che ancora sono presenti negli edifici sacri e non solo).
Sopra l’altare, si innesta la torre nolare, praticamente invisibile dal basso, rara testimonianza di questa particolare costruzione campanaria che si incontra anche nella vicina chiesa di San Donato.
Qui, nel XII° secolo arrivarono dalla Cilicia le reliquie dei due santi portate da Enrico Mallone e Nicolò Spinola, fu questo a portare, quasi sicuramente, a un cambio di intitolazione della chiesa, prima dedicata solo a San Damiano.
Qui nel 1476 la corporazione dei chirurghi e barbitonsori, di cui i due santi sono patroni, fece realizzare l’altare e la sepoltura, come indica l’iscrizione ancora visibile ‘Hoc est Sepulcrum Artis Chirurgorum et Tonsororum’.
Fa sorridere pensare che la chiesa prima intitolata a San Damiano e poi condivisa con il fratello, oggi per i genovesi sia identificata semplicemente con ‘San Cosimo’.