Attualità - 26 settembre 2024, 12:01

“Ferraris”, quanto ti amo e quanto ti odio: lo stadio tra risorsa e servitù secondo i commercianti

La presenza dell’impianto sportivo, che da tempo provoca disagi ai residenti e non solo, potrebbe avere risvolti positivi. Il presidente della consulta dei Civ Ascom Umberto Solferino: “Serve costruire un dialogo”

“Ferraris”, quanto ti amo e quanto ti odio: lo stadio tra risorsa e servitù secondo i commercianti

Un quartiere tenuto in scacco dalle partite e dai comportamenti di qualche teppista che, con il pretesto del calcio, provoca scontri lasciando una scia di devastazione dietro di sé.

Quanto capita nel quartiere di Marassi non è certo balzato agli onori della cronaca da ieri sera quando, prima e dopo il match di Coppa Italia che ha portato il derby al Ferraris dopo due anni, gruppi di sedicenti tifosi hanno tentato di affrontarsi scontrandosi poi con le forze dell’ordine.

Una situazione di alta tensione quella di ieri che, va detto, non è ordinaria, ma che proprio per la sua straordinarietà e per l’alto livello di allarme, ha spinto molti dei negozi della zona a chiudere anticipatamente con ripercussioni economiche e non solo.

Quella di Marassi per qualcuno potrebbe essere vista come una servitù, e certo da un lato è innegabile, ma la straordinaria risorsa che in potenza offre la presenza del Ferraris nel cuore del quartiere, se sfruttata e pensata di concerto con il territorio, potrebbe generare ricadute positive per tutti.

Lo indica chiaramente Umberto Solferino, presidente della Consulta dei Civ Ascom Confcommercio e storico commerciante di Marassi: “Lo stadio è una risorsa. Noi non abbiamo altre possibilità in quest’area geografica della città; non abbiamo il Salone Nautico, non abbiamo Euroflora, non abbiamo nulla e dobbiamo condividere questa che potremmo chiamare servitù. In realtà dobbiamo sfruttare la parte positiva di questa presenza. Conosciamo i problemi che ci sono, le difficoltà dei residenti e le continue chiusure delle strade che portano a una viabilità complicata e a tutto quello che ne consegue. Però, per quanto riguarda la vitalità del commercio, lo stadio è assolutamente fondamentale per continuare a sperare di portare avanti la propria azienda, perché i temi sono quelli che conosciamo ormai da un decennio e non possiamo pensare di potercela fare soltanto con la fruizione della vita sociale corrente”.

Per Solferino è importante e necessario “che ci siano momenti in cui la gente viene richiamata in quest’area geografica della città in maniera tale che i flussi possano portare uno sviluppo economico e comunque la possibilità di lavorare”.

Un impegno per uno sviluppo a trecentosessanta gradi che si scontra, inevitabilmente, con la realtà dei fatti, come ribadisce nuovamente il presidente della consulta dei Civ: “Ci si impegna, si investe, si preparano iniziative, poi accadono fatti come quelli di ieri che sono gravissimi perché, sempre con attenzione alla sicurezza che deve essere la prima cosa, non si va a verificare quello che ha comportato una cosa del genere”.

Il riferimento alla chiusura anticipata delle attività commerciali è chiaro: “Questo ha fatto sì che moltissima gente, soprattutto famiglie con bambini, evitassero di venire allo stadio. Chi abita in zona, valuta la situazione e decide, ma chi deve venire da Voltri o da Sestri, probabilmente non si muove e a ragione a non venire perché c’è stato un montare in maniera esagerata di tutta la vicenda”.

Certo, trovare soluzioni non è una cosa immediata ma per Solferino la strategia vincente è quella di costruire una prospettiva positiva che coinvolga proprio lo stadio: “Il Ferraris - continua - è una risorsa importantissima per il commercio. Si deve ragionare per far arrivare la gente qui, anche a seconda di certi orari. Qui è necessaria una parentesi perché al momento noi siamo alla mercé di chi determina gli orari e le partite, questo invece dovrebbe essere diverso: bisognerebbe finalizzare le partite in modo che possano avere un riscontro sul territorio”.

Le recenti questioni legate al rifacimento dello stadio genovese con la società formata dalle due squadre cittadine ha messo sul tavolo un progetto di rinnovamento della struttura che, secondo le prime intenzioni, sembra rifarsi al modello inglese prevedendo una serie di attività al disotto dello stadio stesso.

Dobbiamo stare molto attenti - prosegue - perché se si continua nella falsa riga di tutti i progetti che abbiamo visto e subìto negli ultimi anni allora bisogna aver paura. Non siamo messi in condizione di essere al tavolo. Una cosa del genere va ragionata con il territorio in cui si fa ricadere, quindi si fa un programma, si lavora su quello e si fa una rete commerciale che funzioni sia per chi è all’interno dell’area sia per chi è all’esterno. Questo, al momento, non viene determinato né dall’amministrazione pubblica, né, tantomeno, dalle società che saranno interessate a verificare dove c’è più interesse. Rischiamo di ritornare al discorso delle multinazionali che occupano spazi stiacciando completamente le altre attività, come è accaduto con il mercato di corso Sardegna”.

Un futuro diverso appare possibile, ma la volontà di tutti deve portare nella direzione della condivisione e della valorizzazione del territorio che si promuovono solo con un dialogo attento.

 

 

 

 

Isabella Rizzitano

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