Attualità - 18 settembre 2024, 11:12

Liguria Pride porta in tribunale i detrattori: “Parole offensive, violente e diffamanti”

L’associazione annuncia di aver querelato chi l’ha “accusata di ‘indottrinare’, ‘fare violenza’ e ‘adulterare e manipolare’ le menti dei bambini”. Denunciata anche una consigliera comunale

Liguria Pride porta in tribunale i detrattori: “Parole offensive, violente e diffamanti”

Dai botta e risposta di piazza (o sui social) alle aule di tribunale.
Liguria Pride passa alle azioni concrete e annuncia di aver querelato i detrattori che nei mesi scorsi hanno accusato l’associazione “di ‘indottrinare’, ‘fare violenza’ e ‘adulterare e manipolare’ le menti dei bambini”.

Le affermazioni espresse sui social, su testate giornalistiche e anche in consiglio comunale, rappresentano attacchi lesivi dell’immagine e della credibilità delle persone volontarie e delle associazioni che animano l’associazione - dicono da Liguria Pride - parole offensive, violente e diffamanti, di evidente matrice discriminatoria e potenziali generatrici di campagne d’odio”.

Dal 3 al 7 giugno, presso i Giardini Luzzati di Genova, nella cornice del Liguria Pride Village, come in tutte le precedenti edizioni, abbiamo organizzato il Village Kids con un programma di laboratori ludici ed educativi rivolti a minori accompagnati dai genitori - spiegano dall'associazione - questi i titoli: “Una mano per raggiungere: la tecnologia al servizio della disabilità”; "YoYo Lab"; "Yoga adulti e bambini"; “Nell’isola dell’ombra”; “Infinite famiglie”, gestito da Edusex”.

Da qui sono scaturiti i commenti sui social: “Uno spazio per indottrinare i bambini alle cause Lgbt. Una violenza sulla pelle dei più piccoli perché è più facile adulterare l’anima di un bambino che quella di un adulto”, “I filo-gender sono consapevoli di tutto questo ma il loro intento è manipolare le coscienze dei piccoli”
Queste le argomentazioni più ricorrenti, fino ad arrivare alla seduta del consiglio comunale dell’11 giugno, in cui consiglieri comunali della Lega e la consigliera di Fratelli d'Italia Laura Gaggero sollevano la questione rivolgendo ufficiale e formale appello al sindaco affinchéintervenga prima che si diffonda la teoria gender”.
Per Liguria Pride “un tentativo di vera e propria censura invocata sulla base della fantomatica e non ben definita 'ideologia gender'”.

Abbiamo raccolto in un dossier tutte queste uscite pubbliche, ora nelle mani degli inquirenti - aggiungono - l’evocazione intenzionale di argomenti pruriginosi, il rimando a concetti di matrice sessuale del tutto estranei al contenuto dei laboratori, mostrano chiaramente la consapevolezza di ricorrere a diffamanti insinuazioni senza scrupolo di verifica dei fatti. Si tratta di espressioni coscientemente offensive che non rientrano nel diritto di critica e di informazione. Si aggiunga che la pubblicazione di dette insinuazioni sul web e sui social network, vista la potenzialità di diffusione, ne amplifica esponenzialmente l'effetto lesivo”.

C’è chi si crede impunito, forte dei suoi privilegi, perché si sente dalla parte della maggioranza - concludono - c’è chi ha sostenuto che una legge Zan non servisse; c’è chi ha manifestato contro la censura, per poter esprimere pubblicamente un pensiero omolesbobiatransfobico. E c’è chi ha superato il limite, perché non vede alcun limite al proprio potere: la sua libertà finisce dove decide che inizi quella dell’altro. A questa propaganda negativa e diffamante abbiamo deciso di rispondere con la querela legale, sostenuti dagli avvocati Stefania Moscardi e Matteo Mammini, per dare un segnale alla comunità queer e lgbt+ che non subiamo in silenzio, che vogliamo far fallire sul nascere ogni campagna d’odio e contrastare la cultura discriminante che ne è matrice, che per prevenire ogni violenza è necessario smascherare chi instilla credenze sulla presunta superiorità morale e biologica delle persone etero cisgender bianche e occidentali. Mettiamo alla prova il sistema giuridico, che chi ha voluto affossare il DDL Zan ci ha presentato come già attrezzato alla tutela delle persone lgbtqia+”.

Redazione

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