Prosegue questo sabato, e andrà avanti per tutti i sabati successivi, ‘Lo Sport che amiamo’, una rubrica dedicata a personaggi e storie di sport della nostra città e della nostra regione. Ci piace raccontare quel che c’è oltre il risultato sportivo: il sudore, la fatica, il sacrificio, il duro allenamento, l’impegno, le rinunce, lo spirito del gruppo. Tanti valori che vogliamo portare avanti e mettere in luce con quello che sappiamo fare meglio: comunicandoli. Comunicarli significa amplificarli, ed ecco perché lo sport può diventare, sempre di più, ‘Lo Sport che amiamo’. Ci accompagna in questo percorso un giovane di belle speranze: Federico Traverso, laureando in Scienze della Comunicazione. Oggi parliamo con Francesco Flachi, bandiera blucerchiata, che ci racconta la sua nuova avventura in panchina.
Francesco Flachi, la sua carriera è indissolubilmente legata ai colori blucerchiati. Pur vivendo anche momenti di difficoltà, il legame che si è creato con i tifosi è incredibile. Come descriverebbe questo rapporto, tra lei e i tifosi?
“È un qualcosa di bellissimo, un rispetto e una riconoscenza che vanno al di là del calcio. Nei momenti difficili per la Sampdoria io ci sono sempre stato, mentre loro non mi hanno mai abbandonato nonostante tutto quello che ho passato. È stato proprio l’affetto reciproco nei momenti del bisogno a creare questo rapporto così bello”.
Un momento da ricordare in maglia blucerchiata?
“Sono stati otto anni uno più bello dell’altro. Mi dispiace per quello che è successo perché potevano essere molti di più. Il rammarico è quello di non poter sapere cosa avremmo potuto fare ancora insieme. Però se ripenso a quegli anni, sono stati tutti davvero belli”.
Dopo la squalifica, per lei è arrivato il ritorno in campo con la maglia del Signa. Una giornata emozionante, con centinaia di persone a tifare per lei tra cui anche mister Novellino…
“È stata una rinascita, una rinascita personale. Da lì ho scritto un libro, ho fatto un documentario e un podcast… Quel rientro mi ha aperto nuove prospettive per il futuro: ho giocato un altro anno qui a Genova, ho lavorato per le televisioni, ho iniziato ad allenare i ragazzi e ho ricoperto il ruolo di responsabile del settore giovanile. Infine, il termine della squalifica mi ha permesso di prendere il patentino da allenatore, e adesso sono felicissimo di essere qui a Rapallo”.
Infatti, tra poco inizierà il campionato di Promozione e la sua avventura da allenatore alla PSM Rapallo. Dopo le prime partite di Coppa, quali sono le sensazioni?
“Ho trovato un gruppo bellissimo, fatto di ragazzi disponibili: non dimentichiamoci che, per loro, questo è un secondo lavoro. La sera finiscono di lavorare e si presentano al campo con grande passione, e non è facile dopo una giornata di lavoro. Io poi sono uno che pretende molto, e so che per raggiungere degli obiettivi bisogna fare degli sforzi sia a livello mentale che fisico. Io dico ai ragazzi di venire al campo con il sorriso, perché se ci sono la voglia e il divertimento allora tutto è una conseguenza. Poi ovviamente devo dare loro qualcosa a livello tattico e di esperienza, ma i protagonisti in campo sono loro. Ho la fortuna di allenare 23-24 titolari che si mettono a disposizione con grande passione. Abbiamo vinto le prime due partite, sono felicissimo e spero che con il tempo si migliori sempre di più. Di prefissato non c’è nulla, fare promesse e illudere le persone è sbagliato, ma bisognerà valutare ciò che accadrà partita dopo partita”.
In che modo cercherà di trasmettere ai ragazzi quella che è la sua esperienza da calciatore professionista?
“Cercherò di passare loro il mio bagaglio di esperienze che ho accumulato con i miei ex allenatori, ma il primo insegnamento che voglio dare è quello di venire al campo con il sorriso. Dal punto di vista mentale è importantissimo approcciare nel modo giusto l’allenamento. In questo momento sono contentissimo della squadra che ho e di quello che stanno facendo, e noto un grande coinvolgimento da parte di tutti”.
Quali sono i suoi obiettivi in quanto allenatore?
“Il mio obiettivo è sempre quello di migliorare, anno dopo anno. Poi, sarà il campo e saranno di risultati a dire se sarò bravo o meno. Se non sarò bravo, vuol dire che dovrò andare a fare qualcos’altro (ride, n.d.r.). Vedremo, partita dopo partita. Io sono contentissimo di partire dal basso, il mio obiettivo è arrivare il più in alto possibile ma bisognerà vedere se sarò all’altezza per farlo”.
Passando alla Samp di oggi, cosa pensa dell’esonero di Pirlo e cosa si aspetta da Sottil?
“Mi dispiace dell’esonero, l’anno scorso non sarebbe stato facile per nessuno e lui ha portato ai playoff una squadra con dei grossi problemi. Secondo me è stato anche sfortunato, perché ci sono stati degli episodi, delle partite, degli infortuni che hanno inciso sul piazzamento finale della Samp. Per quanto riguarda quest’anno, ci si aspettava di più rispetto a ciò che abbiamo visto. Anche quest’anno non è stato fortunato, perché degli errori singoli hanno creato dei problemi per la sua permanenza. D’altro canto, è normale che quando le cose non vanno bene a pagare sia sempre l’allenatore. Dispiace, in una carriera da allenatore gli esoneri ci sono, ma per la persona che è gli auguro che non ce ne siano altri. Sottil? È un allenatore di carattere, un motivatore, speriamo che riesca a trovare il vestito giusto a questa squadra e che esalti le caratteristiche di ogni singolo giocatore. È ancora troppo presto per giudicare, la partita con il Bari ha dato spunti diversi dal punto di vista dell’atteggiamento. Ci auguriamo che questi giocatori possano far bene per riportare la Samp dove merita”.