Attualità - 07 settembre 2024, 17:00

‘La Settimana Enigmistica’, il segreto di una lunga vita: “Siamo rassicuranti e mai polverosi”

Alessandro Bartezzaghi, direttore della mitica rivista, presente questa mattina a Palazzo Tursi all’inaugurazione della mostra dedicata al vignettista di Sestri Ponente Antonio Tubino, voluta dall’assessorato alle Tradizioni guidato da Paola Bordilli

‘La Settimana Enigmistica’, il segreto di una lunga vita: “Siamo rassicuranti e mai polverosi”

“Siamo rassicuranti e non polverosi. E siamo capaci di cambiare e di innovarci con garbo e con stile, praticamente senza che le persone se ne accorgano. Ecco la formula del nostro successo e della nostra longevità”. 

È dal 1932, da oltre 4800 numeri, che ‘La Settimana Enigmistica’ è “la prima rivista di enigmistica per fondazione e per diffusione” ed è “la rivista di enigmistica che vanta innumerevoli tentativi di imitazione”. Sono le frasi da sempre stampate in cima alla prima pagina, il motto, la filosofia e il ‘memento’ di una straordinaria avventura editoriale che ha più di novant’anni e che, in questi giorni, viene celebrata nell’atrio di Palazzo Tursi, attraverso le opere di uno dei suoi vignettisti più amati: quell’Antonio Tubino, originario di Sestri Ponente, che è mancato l’11 gennaio 2023. 

Vignettista di razza, è autore di oltre quarantamila disegni pubblicati in sessant’anni di carriera su importanti testate nazionali, tra cui appunto la ‘Settimana’. Questa mattina, all’inaugurazione a Palazzo Tursi, hanno partecipato l’assessora alle Tradizioni, Paola Bordilli, insieme al direttore della ‘Settimana Enigmistica’ Alessandro Bartezzaghi, alla moglie di Tubino, Anna, la figlia Claudia, gli artisti Carlo Denei e Franco Buffarello, amici, colleghi, curiosi e appassionati.

Direttore Bartezzaghi, che cosa rimane oggi di Antonio Tubino?
“Rimane un immenso patrimonio, riassunto in questa bella iniziativa organizzata a Genova. Antonio Tubino è stato una presenza importante per l’editoria: tante riviste hanno utilizzato le sue creazioni, a cominciare dalla nostra, ‘La Settimana Enigmistica’. È sempre stato un vignettista molto garbato e decisamente ‘politically correct’, anche quando questo termine non era ancora stato coniato. Si merita questa mostra e questo ricordo. È un’iniziativa fatta molto bene da parte del Comune, sono contento”. 

Garbato e politicamente corretto: un po’ come è, da sempre, la ‘Settimana Enigmistica’. Graffiante sì, ma mai sopra le righe.
“Sono d’accordo, siamo e siamo sempre stati così. Io credo che la ‘Settimana Enigmistica’ sia uno straordinario specchio dei tempi, che è stata in grado di evolversi senza snaturarsi, seguendo come si è evoluto il linguaggio, come si è evoluta la società, come sono cambiati gli usi e i costumi. Noi ci siamo sempre e abbiamo fatto da sfondo a tutto questo, raccontandolo a nostro modo. Ricordo il gusto e l’umorismo di una volta: quella comicità ancora legata alla suocera, oppure alla moglie che va a sbattere contro il muro con l’auto. Oggi c’è più spazio per un altro tipo di vignette, ma quelle di Tubino rimangono nella memoria. Con quel suo modo di disegnare essenziale e un po’ arruffato, eppure sempre capace di cogliere l’espressione delle persone. Aveva un disincanto tutto ligure e nelle nostre pagine stava molto bene. Diciamo che a pubblicare un lavoro di Tubino non si sbagliava mai”. 

La ‘Settimana Enigmistica’ ha oltre novant’anni. Come si sopravvive così a lungo, nel panorama sempre più cupo dell’editoria?
“Noi, a differenza di quanto si possa pensare, abbiamo un pubblico molto trasversale. Non solo persone adulte o anziane. Ci sono tantissimi giovani appassionati di enigmistica. Dobbiamo pensare molto anche a loro, quando realizziamo la rivista. Non possiamo scontentare nessuno. Ad esempio, inseriamo meno mitologia di un tempo, perché a scuola si studia meno. E cerchiamo di puntare, per le persone anziane, su concetti che vanno sempre sdoganati ogni giorno di più. Diciamo che siamo bravi a riflettere i tempi che ci sono, senza troppa avanguardia né troppa retroguardia”. 

E poi c’è la pagina ‘Forse non tutti sanno che…’ che è una formidabile esperienza di divulgazione.
“Per quella abbiamo una redazione a parte, oltre a moltissimi collaboratori che ci segnalano storie e curiosità. Per ognuna di esse, va fatto un fact checking, perché non possiamo permetterci di scrivere e raccontare cose sbagliate. Adesso, grazie a Internet, è tutto un po’ più agevole. Portiamo avanti la fiaccola dell’editoria italiana, pure noi con le nostre difficoltà, ma ci aiutano la grandissima tradizione che abbiamo alle spalle e la speciale qualità del nostro lavoro e dei nostri contenuti”. 

Come si rapporta un settimanale di enigmistica, che indubbiamente preferisce la carta, rispetto al mondo del digitale?
“Gli smartphone ci fanno indubbiamente una grande concorrenza, perché vanno a riempire quasi completamente quello che io chiamo ‘tempo libero interstiziale’. Ovvero quei ritagli di tempo durante il giorno, come il viaggio sul treno o in metropolitana. Cambia tutto in maniera velocissima, e quindi anche l’abitudine a giocare. Si prediligono giochi che durano pochi minuti, quando per risolvere un cruciverba almeno una mezz’ora la si impiega. Ma noi siamo e restiamo decisamente più rilassanti. C’è un aspetto drammatico del crollo dell’editoria, siamo sempre meno presenti nelle edicole e quindi facciamo fatica anche noi. Ma la stima e il pubblico ampio ci aiutano a combattere”. 

Voi siete sul digitale?
“Abbiamo una app, solo per il tablet. Si può scaricare la rivista e poi si può giocare lì sopra. È utile perché possiamo arrivare ovunque e anche perché le persone che ci vedono un po’ meno possono ingrandire le parole”. 

Avete sempre “innumerevoli tentativi di imitazione”, o con il passare degli anni li avete sconfitti tutti?
“Ci conviviamo. C’è stima per chi fa il nostro stesso lavoro, a patto che non ci copi palesemente. Chi si dà da fare per promuovere l’enigmistica va encomiato. Poi, il nostro livello elevato continua a fare la differenza, e di questo siamo fieri. Elevato come qualità, ma sempre alla portata per essere risolto”. 

LA MOSTRA
È stata inaugurata questa mattina, nell’atrio di Palazzo Tursi, ‘Vignette, garbo e ironia’, la mostra organizzata dall’Assessorato alle Tradizioni cittadine del Comune di Genova e dedicata al grande vignettista genovese Antonio Tubino.

Scomparso l’11 gennaio 2023, Tubino è stato un vignettista di razza, autore di oltre 40.000 disegni pubblicati in 60 anni di carriera su importanti testate nazionali quali ‘La settimana Enigmistica’, ‘Domenica Quiz’, ‘Calcio e Ciclismo Illustrato’, ‘Enigmistica Più’.

Nato a Genova il 4 dicembre 1938, dopo la prima vignetta pubblicata nel 1956 sul ‘Calcio Illustrato’, l’apprezzato umorista originario di Sestri Ponente ha conquistato nel tempo una posizione di rilievo nel panorama nazionale delle arti grafiche, entrando nel cuore di lettori e appassionati per la pungente ma sempre garbata ironia dei suoi disegni.

Antonio Tubino ha affiancato al suo lavoro come impiegato all’ufficio Catasto e Patrimonio del Comune di Genova la passione per l’umorismo, nata ai tempi del Liceo Artistico e culminata in collaborazioni illustri che gli hanno consentito di partecipare a numerose rassegne nazionali e internazionali come il Festival dell’Umorismo di Bordighera.

L’artista genovese è stato un maestro della vignetta classica, capace di strappare un sorriso facendo (auto)ironia su vizi e virtù degli italiani. Il suo tratto sobrio ed elegante, caustico senza mai eccedere, ha ispirato diverse generazioni di vignettisti che oggi, con la mostra ospitata a Palazzo Tursi, gli rendono omaggio scoprendo o riscoprendo alcune delle sue memorabili vignette.

Celebri i suoi disegni a sfondo calcistico con protagonisti tifosi di Sampdoria Genoa avversari e non nemici. Vignette con cui Tubino riusciva a stemperare i toni, tratteggiando una sana rivalità fondata sul rispetto reciproco e sullo “sfottò” simpatico e mai offensivo.

La mostra, ad accesso libero, si potrà visitare tutti i giorni fino a domenica 29 settembre.

“Ho voluto fortemente riportare “a casa” Antonio Tubino, un grande vignettista che ha dato lustro a Genova strappando un sorriso a tutti noi, grandi e piccini, con i suoi disegni dallo stile inconfondibile - dichiara l’assessore comunale alle Tradizioni Paola Bordilli - Sono pertanto onorata di far riscoprire con questa mostra monografica, a genovesi e visitatori, il genio del vignettista sestrese, che partendo dalla delegazione del ponente cittadino ha portato le sue vignette nelle case di tanti italiani, creando una tradizione e un legame con le vite di tutti noi. Invito tutti i genovesi a venire a visitare la mostra per ripercorrere, vignetta dopo vignetta, i momenti più significativi della storia del nostro Paese e vizi, virtù e abitudini degli italiani, certa che ricorderemo tutti Antonio Tubino sempre con un sorriso. Grazie di cuore alla sua famiglia, in particolare a Claudia e alla signora Anna, per averci accordato la loro fiducia dopo esserci conosciute all'Università Popolare Sestrese e un ringraziamento speciale al direttore Alessandro Bartezzaghi per la sua presenza e a Carlo Denei, e Franco Buffarello, per l’emozionante canzone dedicata ad Antonio Tubino”.

Alberto Bruzzone

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