Genova, come molte altre città italiane, sta affrontando una crisi abitativa che colpisce duramente gli studenti universitari.
L’aumento degli affitti, la mancanza di alloggi disponibili e la competizione con il settore turistico stanno creando un ambiente sempre più ostile per i giovani che scelgono di studiare nel capoluogo ligure. La situazione è resa ancora più complessa da un mercato immobiliare che privilegia i turisti a scapito degli studenti, costringendo questi ultimi a cercare soluzioni alternative spesso inadeguate o fuori dal loro budget.
AFFITTI IN AUMENTO
Nell’ultimo anno, il prezzo medio di una stanza a Genova è salito del 10%, raggiungendo i 344 euro al mese. In alcune zone, come via Cantore a Sampierdarena, si arriva a pagare fino a 450 euro per una singola, mentre nel cuore della città i prezzi superano i 500 euro. Questo aumento è in parte dovuto alla crescita esponenziale degli affitti brevi, che offrono guadagni immediati e più alti ai proprietari rispetto ai contratti a lungo termine.
Questa tendenza ha spinto molti studenti a cercare alloggi fuori dal centro o in periferia, aumentando il pendolarismo e aggravando la già complessa situazione del trasporto pubblico. Ma nonostante i costi elevati e la competizione serrata per le poche stanze disponibili, l’Università di Genova continua ad attrarre un numero significativo di studenti, sia locali che fuori sede.
LA PROPOSTA DEL RETTORE
In questo contesto, il rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, ha annunciato una serie di progetti per aumentare il numero di posti letto disponibili per gli studenti. Tra questi, uno dei più discussi è la riqualificazione dell’ex facoltà di Magistero, conosciuta come Buridda, per convertirla in un nuovo studentato.
Abbiamo parlato di questa proposta con Michele Ciulla, rappresentante di Sinistra Universitaria, che ha espresso serie preoccupazioni. “Sicuramente la situazione è pessima qui a Genova. La soluzione proposta dal Rettore, ovvero quella di riadibire nuovamente il Buridda, non ci sembra adatta. Genova è già piena di case sfitte e il Buridda era già utilizzato come spazio sociale. Francamente temiamo che questa mossa sia solo un pretesto per sbarazzarsi di quello spazio, visto che il Buridda era già stato abbandonato una volta e potrebbe succedere di nuovo”, ha detto Ciulla, sottolineando il timore che la proposta possa essere più una strategia per liberarsi di un’area considerata problematica piuttosto che una vera soluzione alla crisi abitativa degli studenti.
Oltre alla riqualificazione del Buridda, il piano del rettore include anche la trasformazione di altri spazi, come quelli in via Balbi, in dormitori per studenti. Michele Ciulla ha commentato positivamente questa iniziativa: “Sì, sarebbe una buona idea, se possibile. Genova è piena di spazi inutilizzati, specialmente nel centro storico, che al momento è quasi completamente deserto per quanto riguarda le abitazioni”.
Tuttavia, anche con questi progetti, la strada per risolvere la crisi abitativa a Genova è ancora lunga. Attualmente l’Università di Genova può offrire circa 990 posti letto, un numero insufficiente rispetto alle reali necessità degli studenti fuori sede, che superano le 7.000 unità.
Un altro fattore che aggrava la crisi abitativa è la proliferazione dei Bed and Breakfast nel centro città. Questa tendenza ha reso ancora più difficile per gli studenti trovare un alloggio a prezzi accessibili. “Questo fenomeno, insieme agli affitti brevi, è un problema. Gli affitti brevi, come quelli su Airbnb, sono troppo vantaggiosi per i proprietari, che spesso ne abusano, contribuendo così a distruggere il mercato degli affitti tradizionali”, ha osservato Ciulla.
La crescita degli affitti brevi ha infatti spinto i prezzi verso l’alto, rendendo sempre più difficile per gli studenti e le famiglie locali competere con i turisti. Inoltre, la trasformazione di molte case in strutture ricettive temporanee ha ridotto ulteriormente l’offerta di alloggi disponibili per chi desidera vivere in città per lunghi periodi.
L’aumento degli affitti, la crescita degli affitti brevi e la mancanza di alloggi adeguati rischiano di compromettere il futuro accademico e sociale di Genova.
Come sottolineato da Michele Ciulla, “è essenziale che le istituzioni ascoltino le preoccupazioni degli studenti e trovino soluzioni che non solo risolvano il problema a breve termine, ma che creino anche un ambiente più inclusivo e sostenibile per il futuro”. Senza interventi decisi, il rischio è quello di perdere il prezioso contributo che gli studenti portano alla città, rendendola meno vivace e attrattiva nel lungo periodo.