Matteo Renzi non molla la sua piccola fetta di ‘campo largo’, il Movimento 5 Stelle gli volta le spalle e propone Luca Pirondini come candidato della coalizione alternativo a un Andrea Orlando sempre più impaziente e con gli occhi fissi sull’orologio in attesa dell’annuncio.
Il clima nella squadra del centrosinistra ligure è tutt’altro che disteso e sembrano distanti anni luce le immagini della manifestazione che il 18 luglio scorso ha portato in piazza De Ferrari tutto il mondo anti-Toti (fatta eccezione per Italia Viva, assente in nome del garantismo).
Il “no” a Renzi e ai renziani, rei di appoggiare ancora il sindaco di Genova Marco Bucci e di aver elogiato il lavoro della giunta Toti, è partito da Ferruccio Sansa ed è poi rimbalzato nelle parole dei pentastellati liguri per terminare la propria corsa con Giuseppe Conte, chiaro nel dirsi contrario: “Per aggregare un due o tre per cento di voti si farebbero scappare tutti gli elettori del M5s e anche una buona parte di quelli del Pd”.
Dalle pagine del Corriere della Sera arriva la replica di Matteo Renzi in un consueto mix tra ironia, giochi di parole e ricordi di snodi passati della scena politica nazionale. “Dovrebbe bastare il fallimento di Enrico Letta nel 2022 per capire che vince chi si allea, non chi fa le pulci ai propri compagni di strada - ha detto il leader di Italia Viva - per il futuro servono voti, non veti”.
Poi, rivolgendosi direttamente a Conte: “Ha avuto un’estate difficile, è stretto tra l’incudine Grillo, che potrebbe sfiduciarlo, e il martello Travaglio, che lo sogna alleato della Meloni”.
In casa Movimento 5 Stelle la questione ruota attorno all’alleanza dei renziani con l’amministrazione di centrodestra che guida il Comune di Genova. Lo confermano le parole di Luca Pirondini al nostro giornale: “Non si può stare con il centrodestra in via Garibaldi e con il centrosinistra in piazza De Ferrari, altrimenti è come stare sempre con chi vince e la cosa non ci appartiene”. Concetto ribadito dal senatore pentastellato anche su Repubblica con provocazione in aggiunta: “Sennò, dovremmo pensare di far entrare anche Lega o FdI? Non poniamo noi veti ai renziani, hanno scelto loro con chi allearsi”.
Stando così le cose, quindi, l’unica chiave per ricompattare la squadra sembrerebbe essere quella di una separazione tra Italia Viva e l’amministrazione Bucci. Scenario già ipotizzato con l’assessore Mauro Avvenente e i consiglieri Arianna Viscogliosi e Davide Falteri che sarebbero pronti a lasciare il partito pur di rimanere in maggioranza. Sempre ammesso che basti per ottenere l’assoluzione pentastellata.
Un quadro di netta contrapposizione da cui pare smarcarsi Azione, presente in piazza De Ferrari il 18 luglio pur senza il suo leader nazionale Carlo Calenda e, quindi, ben accetta nel nascente ‘campo largo’ ligure. Anche, forse, per la mai celata antipatia nei confronti del mondo Italia Viva.
Ben diversa è la situazione nel centrodestra che muove le proprie carte nel silenzio preparando un possibile ribaltone nella corsa alla candidatura a presidente. Sembra ormai certo che l’annuncio sia in programma venerdì 30 (o poco dopo) a seguito del vertice romano tra Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini. La coalizione di governo ha diverse spine nel fianco da gestire (su tutte la fuga in avanti di Forza Italia sullo ius scholae, tema indigesto a Fratelli d’Italia e, soprattutto, alla Lega), ma ha in agenda anche la decisione definitiva su chi porterà avanti il progetto in Liguria. E se fino a qualche giorno fa il nome in pole position era quello del vice sindaco di Genova, Pietro Piciocchi, ora trapela una possibile virata su Ilaria Cavo. La deputata di Noi Moderati e coordinatrice ligure della Lista Toti sarebbe particolarmente gradita a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa, potrebbe recuperare voti nell’area centrista ligure e, soprattutto, pur essendo molto vicina all’ex governatore Giovanni Toti, è l’unica a uscire immacolata dalle intercettazioni dell’inchiesta per corruzione con il suo rifiuto di incontrare i rappresentanti della comunità riesina genovese.
Intanto ora è il momento dei sondaggi. Nell’ambiente iniziano a girare le prime rilevazioni (ufficiali o meno che siano) con l’inevitabile ritornello di ogni tornata elettorale: vince sempre chi lo sta promuovendo. E così, in quelli del centrosinistra vedremo il trionfo del centrosinistra e in quelli del centrodestra vedremo la schiacciante vittoria del centrodestra. I lettori sono avvisati.