Meraviglie e leggende di Genova - 25 agosto 2024, 08:00

Meraviglie e leggende di Genova - L’Acquasola, il primo parco pubblico della città

Ispirato ai boulevard francesi e disegnato da Carlo Barabino, da subito è diventato una meta amatissima dai genovesi che, ancora oggi, possono godere del suo spazio e della frescura dei suoi alberi per trascorrere qualche ora di relax

Meraviglie e leggende di Genova - L’Acquasola, il primo parco pubblico della città

Lungo il vecchio tracciato delle mura trecentesche che delimitavano la città,   in un’area periferica che nel Seicento divenne la necropoli delle vittime della Peste Nera, oggi si incontra il parco dell’Acquasola.

Due ettari e mezzo nel cuore di Genova, meta amata e luogo di ritrovo per grandi e piccini che qui possono godere dell’ombra offerta da diversi alberi e di un ampio spazio dove trascorrere qualche ora di relax.

La storia di questo parco, il primo parco pubblico genovese, inizia nell’Ottocento: fino a quel momento i mucchi, in genovese müggi, caratterizzavano questo spazio usato come deposito detriti di vari sbancamenti e demolizioni cittadine, prima fra tutte quella per la realizzazione di Strada Nuova. 

L’indicazione temporale dunque è chiara: per poco meno di duecento anni, dal Cinquecento al Settecento, qui si accumulavano quelli che oggi definiamo materiali di ‘risulta’. Qui, inoltre, essendo l’area fuori dalle mura, venivano sepolti i morti per le varie epidemie che colpirono la città.

Col tempo, a partire proprio dal Settecento, lo spazio al di là della porta di Santa Caterina era diventato un piccolo polmone verde della città.

Nel 1821 Carlo Barabino viene incaricato del progetto per la realizzazione dell’Acquasola: il parco doveva dialogare con la cinta del XVI secolo ma diventare un luogo di passeggio per i cittadini.

L’architetto allora si lascia ispirare dai boulevard francesi e immagina uno spazio rettangolare con diverse piantumazioni, in cui era possibile passeggiare sia a piedi che in carrozza.

Un paio d’anni più tardi partirono i lavori e per la realizzazione della grande struttura terrazzata ricca di vegetazione tanto da diventare subito luogo amatissimo dai genovesi.

Barabino purtroppo non vedrà mai finito il parco, concluso nel 1839, quattro anni dopo la sua morte.

Le modifiche all’urbanistica cittadina, nel corso dell’Ottocento, portarono a un ridimensionamento del parco e a una demolizione del corpo centrale della passeggiata dove si trovavano i famosi ‘voltoni del Barabino’ che, tramite una scalinata, collegavano il piano strada alla passeggiata. Vennero realizzate delle discese fino ad arrivare in piazza Corvetto, unendo così via Roma e via Assarotti e creando un unico rettifilo tra queste due strade.

Anche Mark Twain, scrittore statunitense, ha raccontato di questo luogo. Nel 1867 così descrive l’Acquasola: “Le signore e i gentiluomini di Genova hanno la piacevole abitudine di passeggiare in un ampio parco in cima a una collina al centro della città, dalle sei alle nove di sera. V’erano duemila persone in gran parte giovanotti e signorine. Gli uomini erano vestiti all’ultima moda parigina e gli abiti delle donne biancheggiavano tra gli alberi come tanti fiocchi di neve. La folla faceva ili giro del parco come una grande sfilata. Suonavano le bande e zampillavano le fontane; la luna e le luci a gas illuminavano la scena, che era nell’insieme brillante e animata”.

Isabella Rizzitano

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