Politica - 19 agosto 2024, 13:22

Al tavolo delle regionali nessuno scopre le carte: nel silenzio generale si alimentano le voci di possibili ribaltoni

Nel centrosinistra si fa il nome dell’ex ministro Roberta Pinotti come possibile risposta alla eventuale candidatura di Ilaria Cavo. Intanto dal centrodestra qualcuno bussa ancora alla porta di Beppe Costa

Al tavolo delle regionali nessuno scopre le carte: nel silenzio generale si alimentano le voci di possibili ribaltoni

Che l’annuncio dei candidati presidente di centrodestra e centrosinistra sia ormai una serrata partita a poker è cosa certa. I giochi sono fermi da settimane e si naviga tra voci di corridoio, indiscrezioni più o meno credibili, fughe tattiche in avanti e ritirate strategiche.
Tutto è immobile, qualcuno aveva ventilato l’ipotesi che la situazione si sbloccasse prima di Ferragosto, ma così non è stato. Ora si guarda alla settimana appena iniziata o, nella peggiore delle ipotesi, alla prossima. Poi inizierà settembre e il tempo sarà sempre meno.

Al momento i nomi maggiormente indicati sono quelli del vicesindaco di Genova Pietro Piciocchi per il centrodestra e dell’ex ministro Andrea Orlando per il centrosinistra o ‘campo largo’ che dir si voglia. Loro non smentiscono, anzi cavalcano la notizia lasciando intendere che il ruolo di contendenti sia già stato ampiamente accettato e ritenuto perfettamente calzante.
Ma da più parti si fa strada anche l’ipotesi di un ‘Piano B’ e, per i più audaci analisti, di un ‘Piano C’. Per questo, forse, le due opposte fazioni tardano nello scoprirsi.

È noto che nel mondo del centrodestra, apparentemente orientato verso Piciocchi, ci sia ancora chi ritiene quella di Ilaria Cavo (deputata di Noi Moderati e coordinatrice regionale della Lista Toti) una candidatura migliore perché donna, perché più vicina al mondo civico e perché espressione del governo Toti che per nove anni ha guidato la Regione. In questo caso, sempre stando ai rumors, anche il centrosinistra sarebbe pronto a una sua corsa al femminile. Il nome emerso dai corridoi ‘dem’ è quello di Roberta Pinotti, genovese classe ’61, ministro della Difesa in quota PD dal 22 febbraio 2014 al 1º giugno 2018 prima nel governo Renzi e poi con Gentiloni, prima donna a ricoprire l’incarico nella storia d’Italia. Pinotti è stata anche sottosegretario sempre alla Difesa dal 3 maggio 2013 al 22 febbraio 2014 nel governo Letta.
Un’ipotesi che piace ad alcune frange dei democratici ma che, così come accaduto per Orlando, necessiterebbe di manovre di aggiustamento per convincere gli alleati, specie Alleanza Verdi Sinistra e Movimento 5 Stelle, mentre l’ala centrista potrebbe apprezzare non poco.
Una possibile sfida al femminile, quindi, per pareggiare le carte dell’avversario e provare a giocarsela sullo stesso piano.

Va nella stessa direzione anche l’ipotetico ‘Piano C’ che, sempre stando a rumors, prevederebbe una sfida tra civici.
Non è un segreto che, prima di virare sul vicesindaco di Genova, il centrodestra abbia sondato il terreno con potenziali candidati ‘neutrali’ come il rettore dell’Università di Genova, Federico Delfino, e il presidente dell’Ordine dei Medici di Genova, Alessandro Bonsignore. Entrambi hanno declinato l’invito, mentre sembra che ultimamente qualcuno sia tornato a bussare alla porta di Giuseppe Costa, genovese classe ’56, presidente di Costa Edutainment Spa (la società che gestisce l’Acquario di Genova e tutto il sistema integrato Acquario Village con Galata Museo del Mare, Biosfera, Dialogo nel buio, e Bigo) e presidente della fondazione Palazzo Ducale. Una figura che potrebbe accentrare su di sé anche un mondo politico non vicino al centrodestra ma affine a quel civismo che in diversi angoli della Liguria è stato determinante per le sorti elettorali.
Anche in questo caso il centrosinistra starebbe preparando una contromossa, non è chiaro con quale nome sull’agenda, ma ci sarebbe una strategia per ribattere all’eventuale (anche se remota) mossa dell’avversario.

La parola d’ordine, però, è “tempo”. C’è poco tempo per organizzare una campagna elettorale partita in piena estate e che dovrà dare il proprio verdetto entro la fine di ottobre o, al massimo, nelle prime due settimane di novembre. E, di conseguenza, c’è anche poco tempo per le strategie, per correre ai ripari o ribaltare quanto costruito nelle settimane più calde sia sul piano del meteo che su quello delle dinamiche politiche post dimissioni di Toti.

Resta solo da capire chi mostrerà per primo le carte e dovrebbe essere una questione di giorni. E se tutto andrà, come ampiamente ipotizzato, con la sfida Piciocchi-Orlando e una classica tenzone tra politici senza questioni di genere o intrusioni civiche, il resto sarà archiviato come il più classico dei bluff sotto l’ombrellone.

Pietro Zampedroni


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