Continua con questo lunedì, e andrà avanti per tutti i lunedì successivi, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato alle Botteghe Storiche e ai Locali di Tradizione della nostra città. Siamo partiti con il punto di vista dell’assessora comunale al Commercio, Paola Bordilli, e del segretario generale della Camera di Commercio di Genova, Maurizio Caviglia.Vogliamo raccontare, di volta in volta, quelle che sono le perle del nostro tessuto commerciale, e che ci fanno davvero sentire orgogliosi di appartenere a questa città. Buon viaggio insieme a noi!
Ci sono gesti che sembrano passaggi di una liturgia oggi quasi perduta; memorie che tornano a galla da un semplice spago azzurro che sembra resistere al passare del tempo.
Dettaglio a cui qualcuno nemmeno fa caso, piccole accortezze che restituiscono l’impegno e la dedizione che sembrano tratti distintivi di chi, ogni giorno, serve i clienti.
Rossella Dellepiane tutto questo lo sa bene; è lei che oggi porta avanti Alimentari Nicora, il negozio di via Struppa aperto dal nonno nel 1933.
Rossella racconta: “Mio nonno era un semplice garzone in una gastronomia di via Domenico Fiammella, nel centro città. Nonostante i tempi bui, nel 1933 si decise ad aprire una bottega tutta sua. Non fu facile, affrontò diverse peripezie perché a quel tempo avere una licenza per aprire una bottega voleva dire accettare qualcosa che oggi non è più possibile fare”.
Dopo non poche carambole, il 1 novembre 1933 la bottega di via Struppa iniziò ad accogliere i clienti. Qui si poteva trovare qualunque cosa dalla gastronomia, sempre fresca e di prima qualità, ai palloni, appesi al soffitto.
“Ho delle foto - racconta ancora la titolare - in cui si vede quanto fosse all’avanguardia il negozio di mio nonno. Il negozio era pieno di merce: insalata russa, salsiccia, dolci, caramelle. Poi i palloni appesi, la vasca dello stoccafisso, le olive che tiravamo su col mestolo, i sacchi di stoffa con dentro i legumi. Fino al 1967 il negozio non è cambiato. Mia mamma aveva un compito speciale. Ogni sera doveva piegare i sacchi dei legumi, sacchi di un lino speciale, che dovevano avere una piega particolare al bordo e per farlo ci voleva una manualità che nasceva dal ripetere del gesto”.
Un vero e proprio punto di riferimento che, complici anche le quattro vetrine, è valso al grande negozio il soprannome di ‘Bitêgun’: “Il nonno era conosciutissimo nell’entroterra così come lo siamo anche noi, e l’avanguardia che aveva portato attirava tutti”.
“Tutto è partito da mio nonno - continua Rossella - ma molto del merito è di mia mamma. Per noi il cliente deve avere prodotti di alta qualità, ci teniamo a una certa precisione nel peso e del conto. C’è fiducia tra chi serve e il cliente. In passato, siamo arrivati ad avere anche quattro o cinque garzoni che ci aiutavano con le consegne a domicilio. La qualità faceva si che arrivassero anche da Bargagli e da Davagna per acquistare da noi, quando non ci si poteva muovere, erano i ragazzi che andavano a casa dei clienti. Una telefonata, l’ordine, il pacco confezionato che partiva e raggiungeva la sua destinazione. Anche questo nel tempo ha contribuito a far crescere la fiducia”.
Un qualcosa di analogo è successo anche durante la pandemia quando Alimentari Nicora ha portato avanti un servizio di consegne direttamente a domicilio.
La mamma di Rossella è stata una figura fondamentale per l’evoluzione dell’alimentari: “Mio nonno non era certo che mia madre riuscisse a portare avanti l’attività, avrebbe preferito un figlio maschio alla guida del negozio ma mia mamma lo ha convinto, si è messa a capo dell’attività e ha fatto progredire l’attività forse anche di più rispetto a quanto non aveva fatto mio nonno”.
Perseveranza e risolutezza per continuare a migliorare, sempre puntando alle vetrine, come la mamma di Rossella continua ancora oggi a ribadire.
Cosa riserverà il futuro è ancora un mistero: “Mio nonno ha avuto una figlia femmina, tenace come lui se non di più, mia mamma ha avuto due figlie femmine, io e mia sorella, tenaci come lei. Ciascuna di noi ha preso strade diverse e io ho scelto di proseguire con l’attività di famiglia. Io ho due figli maschi ma, per ora, nessuno dei due sembra intenzionato, ma vedremo. Da quando mia mamma ha preso in carico il negozio, col tempo, è diventato a conduzione familiare: ad aiutare c’erano mio zio, mio papà. Un vantaggio per molti aspetti, certo, ma anche un rischio”.
Quel che è certo, però, è che quello spago bluette come la scritta della carta che riporta ancora la firma del nonno e che chiude gli affettati, ha reso iconica questa grande bottega.
U bitêgun al suo interno continua a custodire una sorta di memoria storica fatta di cura, prestigio e impegno, ‘ingredienti segreti’ che danno un altro sapore ai prodotti: “Sì, siamo quelli che chiudono l’affettato con lo spaghetto”.