Attualità - 12 agosto 2024, 12:03

Aggressioni, violenze, spaccio, rapine: così la Genova criminale sta prendendo il sopravvento

Anni di azioni e politiche sbagliate: e molte strade del centro storico sono diventate ingestibili, la legge arretra e la delinquenza avanza

Aggressioni, violenze, spaccio, rapine: così la Genova criminale sta prendendo il sopravvento

Gli sguardi sconcertati dei turisti, un uomo a terra, ferito, in un lago di sangue, un altro fermato per l’aggressione.

Le immagini dell’accoltellamento di sabato scorso in Sottoripa continuano a rimbalzare sui social e non si placa l’onda lunga dei commenti e della forte richiesta di intervento da parte di residenti e commercianti.

Una cartolina non certo lusinghiera per la città della Lanterna che sta facendo della politica del turismo il suo volano, non senza polemiche da più parti.

Pensare che Genova vanta uno dei centri storici medievali più importanti del mondo. Centotredici ettari di superficie, tracce che riportano al tempo dei Romani, origini ancora più antiche.

Un grande libro aperto in cui la leggenda della fondazione della città si mescola alla storia. 

Così, se i dettagli scolpiti sulla pietra di Promontorio raccontano secoli passati, tra i vicoli della Città Vecchia cresce sempre di più una disparità di trattamento dove le ‘strade bene’ sono piene di ogni belletto mentre le sorelle ‘sfortunate’ vengono quasi nascoste alla vista, diventando troppo spesso terra di nessuno.

Quei carruggi fatti di luci intense e ombre scurissime, diventano il perfetto scenario per il proliferare della delinquenza.

Un circolo vizioso: la criminalità in aumento porta alla svalutazione del quartiere offrendo il fianco alla piazza di spaccio che tra Maddalena, Prè e San Luca ha trovato il suo spazio.

Un problema che non è certo degli ultimi anni ma che le amministrazioni che nel tempo si sono avvicendate a Palazzo Tursi hanno dovuto fronteggiare con risultati altalenanti.

Alle richieste di spazio da parte di associazioni che tanto si impegnano sul territorio, il Comune ha cercato di far fronte con piani ad hoc.

Ma se da un lato ci sono gli incentivi per le attività, ora commerciali ora sociali, dall’altro il contrasto a comportamenti non corretti sembra un gioco di prova ed errore sempre pensato su atteggiamenti repressivi.

L’esempio lampante è il caso della movida. Quando gli episodi di ubriachezza, soprattutto tra i giovanissimi, sono sfociati in comportamenti violenti, la soluzione plausibile è sembrata quella di chiudere anticipatamente i locali offrendo il fianco nuovamente alla criminalità.

Scelte fortemente contestate che sono proseguite per vie legali ma che hanno evidenziato una inadeguatezza sociale in cui le responsabilità sono da dividere tra tutti gli attori del territorio. 

Spazi che mancano, tessuto sociale (quante volte torna questo termine) sempre più sfilacciato, welfare, per dirlo con un inglesismo che tanto piace al sindaco, limitato nonostante gli impegni profusi sul territorio da numerose associazioni. Sono tutti elementi che compongono una situazione precaria.

Una torre di Jenga a cui si sta togliendo, pian piano, il mattoncino che regge tutta la struttura. E i piani traballano.

 

I VICOLI DESERTI E LO SPACCIO

 

Nei bassi, sempre più svalutati per via dello svuotamento di alcune strade del centro storico, sono stati allestiti veri e propri centri per la lavorazione e la divisione in dosi di crack ed eroina. 

Si apre la porta, se va bene si fanno un paio di scalini, e si è subito nella piazza di spaccio a offrire dosi ai turisti o a incontrare i clienti abituali.

Così accade che per pochi euro ci si accoltelli in pieno giorno, gettando un quartiere nel panico, regalando un’immagine di Genova, quella Genova turistica che tanto piace al Comune (e non solo, per la verità) che non è la pubblicità che si vorrebbe inviare in giro per il mondo.

Spaccio, violenza, reati vari, si concentrano tra la Maddalena, via Prè e via San Luca. E proprio il crack comanda e detta i tempi della malavita del luogo tanto che, non senza ironia, qualche tempo fa su Google era comparsa l’indicazione (poi rimossa) per acquistare lo stupefacente con tanto di orario d’apertura, quasi si trattasse di un negozio.

Chi fosse l’autore dell’indicazione, non è mai stato reso noto, ma piace pensare che sia stata una persona residente nella zona esasperata dalla crescente malavita, che ha voluto con intelligente ironia rendere pubblico quanto stava accadendo.

Episodi simili, certo meno gravi di un accoltellamento che vede un uomo lottare tra la vita e la morte, non si contano nemmeno più.

Aggressioni, rapine e tanto altro, compiute in pieno giorno ai danni di passanti o commercianti affollano le cronache dei quotidiani e ogni giorno le forze dell’ordine compiono arresti per reati legati alla droga, spesso concentrati nella stessa zona.

Tre indizi fanno una prova, se quanto finora raccontato non fossero bastato.

I presidi della Polizia Locale sembrano non ottenere l’effetto sperato tanto che fenomeni di criminalità non accennano a diminuire.

Nella zona di Sottoripa, poi, il cantiere per la riqualificazione della piazza ha creato diversi angoli ciechi, prontamente sfruttati per nascondere dosi, negare la vista a minacce e tanto altro.

 

CONTRASTARE IL FENOMENO SI PUÒ SOLO SE SI FA INSIEME

 

Contrastare il degrado non è certo un agitare una bacchetta magica sperando che tutto vada a posto.

Pensare a una lotta su un fronte solo è inutile, uno spreco di energie.

Serve invece la sinergia tra amministrazione, forze dell’ordine e realtà territoriali che creino i presupposti per la proliferazione di attività virtuose.

Trent’anni fa una delle zone oggi di maggior richiamo turistico, Porta Soprana, era l’esatto opposto di quanto si vede oggi.

L’apertura e la resistenza di numerosi locali, attività commerciali e una riqualificazione della parte storica ha portato a un cambio di passo, spingendo via quelle cattive abitudini che nei decenni passati avevano impoverito sempre di più il quartiere.

Un altro esempio di importanza di presidio sociale è testimoniato dai Giardini Luzzati, una piazza d’aggregazione, un luogo di incontro e di scambio, aperto e libero dove non mancano eventi per il divertimento, sempre nell’ottica del rispetto reciproco.

In questa direzione, bisognerebbe ragionare anche sulla movida che tanto, in passato, è stata al centro delle cronache.

La mala movida, fatta di alcolici a basso prezzo e di qualità ancora inferiore venduti a minorenni, non ha fatto il bene di un intero centro e le politiche restrittive con chiusure anticipate hanno aumentato il senso di insicurezza in diverse zone.

Per tanti l’unica via percorribile è quella di un ripopolamento del centro storico che possa partire dalle attività commerciali e che, a catena, trascini con sé una riqualificazione abitativa con le necessità che il quotidiano comporta.

Negozi di vicinato a cui si aggiungono associazioni che offrono spazi di aggregazione, come già accade), un’integrazione che passi dalla dignità e che non giochi sulla pelle dei più sfortunati e bisognosi che, per un guadagno facile e veloce, finiscono nella rete criminale da cui poi difficilmente riescono a uscire.

Le luci e il ripopolamento ‘sano’ di un centro storico che continua a vivere e a modificarsi sono poi la cornice perfetta per il turismo.

Avere una città che accoglie, certo con i suoi modi burberi da torta di riso finita, e che offre uno spaccato di vita vera a chi si affaccia tra le sue trade potrebbe diventare il vero valore aggiunto di un turismo fatto sempre più di spot in cui scattare una foto senza riuscire ad assaporare l’essenza di questo o quel luogo.

Isabella Rizzitano

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