Cronaca - 30 luglio 2024, 08:53

Blitz delle forze dell’ordine all’alba al Centro Sociale Buridda

I locali dell’ex Magistero erano occupati dal 2014. Corso Montegrappa è stata chiusa in entrambe le direzioni dalla polizia locale

Foto d'archivio

Foto d'archivio

Poco prima delle sette di questa mattina, sui social del Laboratorio Sociale Autogestito Buridda, è apparso un appello: “Lsoa Buridda sotto sgombero ora! Ci stanno sgomberando! Chi può raggiunga corso Monte Grappa 39!

Dopo la notizia, apparsa nelle scorse settimane, dell’intenzione dell’amministrazione di sgomberare i locali che in passato hanno ospitato l’ex Magistero di corso Montegrappa e occupati dal 2014, si è quindi passati ai fatti: proprio in queste ore è in corso il blitz delle forze dell’ordine. 

Sul posto sono presenti mezzi blindati di polizia e carabinieri, e la strada è stata chiusa dalla polizia locale in entrambe le direzioni. 

Al loro arrivo gli agenti, stando alle prime informazioni, hanno trovato i locali senza nessuna persona all’interno. L’intenzione dell’Università di Genova è quella di realizzare un alloggio per studenti all’interno dei locali di corso Montegrappa. Per il centro sociale Buridda si tratta del secondo sfratto: nel 2014 erano stati mandati via dall’ex facoltà di economia di via Bertani. Anche in quel caso il progetto era quello di riqualificare gli spazi creando uno studentato, progetto però mai concretizzato. 

Secondo quanto emerso nelle scorse settimane, il laboratorio sociale avrebbe potuto trovare nuova sede all’Albergo dei Poveri. Dallo scorso maggio è stata attivata dai ragazzi appartenenti al centro una campagna anti sgombero, condivisa sui social da moltissime realtà del territorio.

L’appello a raggiungere largo Giardino, in cima a via Montaldo, è stato rilanciato da diverse pagine social, da Genova Antifascista a Non una di meno.

Sullo sgombero è intervenuto il  Capogruppo di Linea Condivisa in Consiglio Regionale Gianni Pastorino: In queste ore ha preso il via lo sgombero del centro sociale Buridda, un blitz delle forze dell'ordine alle prime luci dell’alba. Questo spazio rappresentava una delle esperienze culturali più importanti per la nostra città, un vero e proprio faro di cultura alternativa e autogestione. I processi di riqualificazione della città sono cruciali, ma non devono avvenire a discapito delle realtà sociali e culturali radicate nel territorio. Ci auguriamo che l'operazione si svolga senza forzature e che venga permesso di recuperare tutto il materiale. È essenziale che esperienze come quella del Buridda possano essere allocate in un altro posto, continuando così a contribuire alla crescita personale e collettiva della nostra comunità. Luoghi come il Buridda sono fondamentali per il tessuto sociale della nostra città, non solo per la loro offerta culturale, ma anche per le sinergie sviluppate negli anni a tutela della socialità e della cultura della zona. Non vorremmo che questo sgombero portasse alla sparizione di una realtà sociale simile a quella dello Zapata, inserita profondamente nella storia del quartiere. Rimaniamo vigili e pronti a difendere questi spazi di libertà e crescita”.

Anche la CGIL si è espressa perché venga garantita l'attività sociale e culturale portata avanti in questi anni: "Il centro sociale Buridda rappresenta uno dei pochissimi spazi aggregativi autogestiti genovesi dedicati in particolar modo ai giovani e gli deve essere garantito uno spazio congruo che permetta di continuare l’attività portata avanti in tanti anni.

Era necessario, se lo sgombero era davvero inevitabile, avere già una soluzione alternativa. Si parla sempre più spesso di rigenerazione urbana, sarebbe opportuno parlare anche di rigenerazione umana: troppo spesso spazi che vengono sottratti ad attività sociali e culturali per i quartieri e la città vengono poi lasciati abbandonati e per questo non vorremmo rivedere anche in questa situazione la stessa storia.

E’ necessario che, al più presto, venga individuata una soluzione condivisa che assicuri l’esercizio dell’espressione sociale e culturale collettiva che il Centro rappresenta".

In una città con migliaia di immobili sfitti, il patrimonio immobiliare pubblico viene svenduto dall’amministrazione comunale per fare spazio sempre più spesso ad appartamenti di lusso e supermercati, mentre l’attenzione per gli spazi pubblici, la cultura e la socialità è pari a zero”, dichiara il Segretario e Capogruppo a Palazzo Tursi del Partito Democratico, Simone D’Angelo.

Si tratta di una decisione profondamente sbagliata che avviene senza alcuna volontà di dialogo con chi ha il merito di aver dato una funzione sociale a uno dei tanti spazi in stato di abbandono di questa città, elevando l’uso della forza a messaggio politico di fondo di chi sembra non voler neanche mascherare l’avversione verso l’idea di cultura libera e accessibile per tutte e tutti. Bisogna che l’amministrazione fermi questo assurdo sgombero, e che piuttosto si impegni a avviare la costruzione delle residenze per gli studenti in via Bertani programmate 10 anni fa”, conclude.

"Solidarietà al centro sociale Buridda di Genova - dicono Maurizio Acerbo, segretario nazionale e Gianni Ferretti, segretario federazione di Genova del Partito della Rifondazione Comunista - Da stamattina è in corso sgombero senza che sia stata messa a disposizione alcuna alternativa. L'amministrazione comunale di Genova prosegue l'attacco agli spazi sociali. Dopo lo sgombero del centro sociale Terra di Nessuno è la volta del Buridda. Come da copione: con tutti gli stabili vuoti in città, quale sito si sceglie per lo studentato finanziato dal PNRR? Il Buridda. Chi lo propone? Il rettore in odore di candidatura a destra alle prossime regionali.

La destra attacca e sgombera gli spazi sociali e culturali antifascisti mentre protegge e giustifica gli squadristi di Casa Pound".

“In una città disseminata di spazi abbandonati, si disintegra uno spazio sociale per 66 posti letto. Quanta rabbia, nel vedere ancora vuota e diroccata l’ex sede del Buridda in via Bertani, sgomberata nel 2014 perché per il Comune di Genova la speculazione era 'urgentissima'. Quanta rabbia. Perché chi ci governa e vuole disintegrare gli spazi sociali li definisce 'covo di anarchici e delinquenti', senza avere la minima idea di cosa siano gli spazi sociali”.

Così la consigliera regionale della Lista Sansa Selena Candia e la consigliera comunale di Genova Francesca Ghio.

Gli spazi sociali sono una colonna vertebrale della cultura in Italia. Proprio come il Buridda lo è per Genova – spiegano Candia e Ghio -. Un luogo vitale in una città deindustrializzata, piena di aree abbandonate dove riqualificazione significa spesso (solo) speculazione edilizia. Ma d’altronde i temi di cui si parla negli spazi sociali fanno paura: diritto alla casa, lotta a precariato. Mutualismo, antiproibizionismo, aiuto ai migranti. Rispetto dalla marginalità. Messa in discussione delle istituzioni. Ma l’autogestione non è solo conflitto, ci sono anche arte, musica, letteratura. Che senso ha smantellare chi fornisce cose a prezzi popolari, se non gratis?”.  

Non si vuole l’illegalità? In altri settori è tollerata (stabilimenti balneari e discoteche, roccaforti delle destre) ma facciamo finta di crederci – aggiungono Candia e Ghio -. Tra chi vuole sgomberare e chi non vuole rapporti con le istituzioni, ci sono tante sfumature. Nel 2011 il dialogo era partito anche a Genova: nasceva l’idea di un’associazione con Don Gallo garante, per dare ai centri sociali un futuro. Poi Don Gallo è morto, il vento politico cambiato. Ed è andato tutto a rotoli”.

Gli spazi sociali danno qualcosa che manca. A Genova, per esempio, non ci sono luoghi al chiuso abbastanza grandi per fare eventi e concerti. Il panorama culturale e musicale si limita a eventi con prezzi elevati, mentre gli spazi sociali danno la possibilità di auto-organizzarsi – sottolineano le due consigliere -. Il diritto di incontrarsi non può essere ridotto a un fatto commerciale. Gli spazi sociali consentono questo diritto e favoriscono un’esplosione creativa e sociale. Gli spazi sociali sono una ricchezza, da cui un’amministrazione lungimirante potrebbe trarre stimoli, con politiche di partecipazione e coinvolgimento di associazioni”.

A Genova siamo pieni di spazi abbandonati – concludono Selena Candia e Francesca Ghio – e siamo anche pieni di realtà che cercano luoghi dove incontrarsi e organizzare attività. Vogliamo finalmente fare un piano per usare questi spazi?”.

Chiara Orsetti

TI RICORDI COSA È SUCCESSO L’ANNO SCORSO A SETTEMBRE?
Ascolta il podcast con le notizie da non dimenticare

Ascolta "Un anno di notizie da non dimenticare" su Spreaker.
SU