Videogallery - 18 luglio 2024, 08:15

Testimonial del dialetto - Dall’Indonesia all’amore per Genova e il genovese, la simpatia travolgente di Tipo: “A Bali sono tutti balinoni” (Video)

Dalla “scuola” dei camalli ha imparato la lingua, poi, come cameriere, ha saldato un legame unico con la musica tradizionale ligure: "I Trilli erano sempre da noi, a cantare e raccontare barzellette"

Testimonial del dialetto - Dall’Indonesia all’amore per Genova e il genovese, la simpatia travolgente di Tipo: “A Bali sono tutti balinoni” (Video)

Dopo l'intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui), ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), a ‘Cito’ Opisso (si può leggere qui), a Francesco Pittaluga, (si può leggere qui), ai Buio Pesto: Massimo Morini e Nino Cancilla (si può leggere qui), al rapper genovese Mike fC (si può leggere qui), a Rita Bruzzone (si può leggere qui), ad Andrea Di Marco (si può leggere qui), a Giampiero Cella (si può legge qui), a Paolo Regati (si può leggere qui) e a Marco Carbone, in arte “U Carbun” (si può leggere qui), allo storico e archeologo Ennio Cirnigliaro (si può leggere qui), al direttore di bande musicali Cesare Garibaldi (si può leggere qui), al giovane rapper Giovanni Cambiaso, in arte Garsonetto (si può leggere qui), Carlo Sparviero, titolare dell’Ottica Sparviero (si può leggere qui), al cantautore Beppe Gambetta (si può leggere qui), all’autore e rielaboratore di classici Bruno Gattorno (si può leggere qui), a Vladi Zullo, leader de I Trilli (si può leggere qui), alla compagnia di teatro dialetto “Quelli de na votta” (si può leggere qui), al cantautore Davide Cabona (si può leggere qui), a “I Demueluin” (si può leggere qui), a Vinicio Raso, forza motrice del centenario della stazione di Sestri Levante (si può leggere qui), a Franco Po, della sagra del Bagnun, (si può leggere qui), oggi abbiamo incontrato Tipo Mustopo.

Il testimonial di oggi oltrepassa i confini italiani ed europei e arriva fino in Asia con Tipo Mustopo, un indonesiano che ha trovato nel capoluogo ligure una seconda casa. Un esempio brillante di come l’amore per una terra e la sua cultura possano trasformare la vita di una persona.

Tipo Mustopo, classe 1954, è nato a Bali, Indonesia. La sua avventura inizia negli anni '70, quando, giovanissimo, si imbarca su una nave passeggeri come lavapiatti. Grazie alla sua competenza con la lingua inglese, viene rapidamente promosso all'ufficio informazioni. "Nel 1976, anzi '75. Avevo 21 anni", ricorda Tipo. È su questa nave che conosce una ragazza della Val Trebbia, che diventerà la sua fidanzata e lo porterà a Genova nel 1980.

Una volta in Liguria, Tipo inizia a lavorare come muratore, partecipando alla costruzione di strade e marciapiedi. Poco dopo, grazie al suocero caposala di un grande ristorante, trova lavoro come cameriere al ristorante Gino.

Lavorando nel ristorante, Tipo conosce i celebri musicisti genovesi Pippo e Pucci dei Trilli, che diventano suoi grandi amici. "Eraldo, il titolare di un ristorante a Righi, era un camallo e portava tutti i suoi amici a mangiare. Lì ho imparato il genovese stretto. Mi dicevano: 'Balinon vieni qui, portami questo ecc…'. Ho imparato da loro", spiega Tipo.

La storia di Tipo è una testimonianza di come l'amore per una terra e la sua cultura possano superare qualsiasi barriera. "Qui a Genova da subito mi sono sentito come a casa. Basta capire cosa c'è dietro o dentro certi comportamenti. Gente meravigliosa", dice. 

L’INTERVISTA

“Lo sai come i genovesi chiamano il popolo di Bali? ‘Balinoni’”.

Tu hai iniziato navigando giusto?
“Sì, tanti anni fa. Quando mi sono imbarcato la prima volta in Indonesia avevo un contratto da lavapiatti. Poi l’ufficiale, chiamandoci uno alla volta mi ha fermato e mi ha detto: ‘Mustopo resta con noi’ e mi ha fatto lavorare nell’ufficio informazioni della nave passeggeri”.

In che anno questo? 
“Nel 1976, anzi ’75. Avevo 21 anni”.

Poi sei arrivato a Genova con quella nave?
“Dopo 3 o 4 contratti su quella nave, ho conosciuto una ragazza della Val Trebbia che è diventata la mia fidanza e mi ha portato qui. Sono qui dall’80”.

Una volta a Genova hai continuato a navigare?
“Qui ho trovato lavoro subito come muratore. Ho lavorato alla realizzazione di strade, marciapiedi. Mio suocero era caposala di un grande ristorante davanti a Principe, ristorante Gino, con 43 dipendenti. Un anno dopo uno dei suoi colleghi va in pensione e mi ha portato con lui a fare il cameriere fino ad adesso. Faccio sempre qualcosa alla sera perché mi è venuto il diabete e il dottore mi ha detto di fare palestra o jogging. Cavoli jogging addirittura. Non ne ho molta voglia. Le palestre costano. Ogni tanto mi chiamano per dare una mano nelle pizzerie o ristorante e lì c’è da fare su e giù per le scale. È come fare jogging. E ho continuato così fino ad adesso”.

Quanti anni hai?
“Sono 54, del ’54. Quando trovo qualche signora per strada e mi chiede quanti hanno ho io rispondo 54 e lei magari pensa: cavoli come li porta male”.

Ti piace creare un po’ di confusione.
“Esatto, delle volte mi convinco da solo”.

Quand’è che ha iniziato a parlare in genovese o anche solo sentirlo?
“Ero a lavorare con mio suocero al ristorante Gino. Dopo due anni la zia di mia moglie mi ha detto che aveva un amico carissimo a Righi (si vede da qui) un ristorante, l’ostaia du Richetto, che cercava un aiuto cuoco e un cameriere. Mi ha detto che mi avrebbe pagato di più, allora sono andato da Richetto. Il titolare era Eraldo che è un camallo, di mattina va nel porto e a mezzogiorno porta tutti i suoi amici camalli a mangiare. Lì bisogna servirli e loro parlano solo il genovese stretto. Mi dicevano: ‘Balinon vieni qui, portami questo ecc…’. Ho imparato da loro. Sono un po’ rozzi ma simpatici. Bella gente”.

E con tua moglie comunichi in genovese?
“Sì sì, tutto in famiglia”.

E comunicate solo in genovese?
“Sì, solo genovese. Lo parlo con Vladi dei Trilli. Suo padre Pippo ma anche Pucci erano tutti i giorni da noi, da Richetto. Si beveva, si mangiava e si cantava”.

Quindi hai dei bei ricordi con i Trilli?
“Sì, Pucci raccontava tantissime barzellette”.

Quando litighi con tua moglie lo fate in genovese?
“Certo ma ora non litighiamo più perché ha sempre ragione lei. Devo dire che qui a Genova da subito mi sono sentito come a casa”.

Spesso dicono che siamo un po’ scontrosi invece non è vero?
“Basta capire cosa c’è dietro o dentro certi comportamenti. Gente meravigliosa”.

Genova e il genovese hanno trovato in Tipo un ambasciatore appassionato, capace di trasmettere, con il suo inconfondibile accento, la bellezza di una cultura che sa accogliere e abbracciare chiunque arrivi con il cuore aperto.

Marco Garibaldi

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