Prosegue oggi, e andrà avanti per tutti i venerdì successivi, ‘Alla scoperta dei Rolli’, un servizio seriale de ‘La Voce di Genova’ dedicato a una delle caratteristiche principali della nostra città, che è valsa anni fa il riconoscimento Unesco come Patrimonio dell’Umanità. Si tratta del sistema dei Palazzi dei Rolli: edifici che sono vere e proprie perle del centro storico e non solo. Vi accompagneremo dentro con i nostri racconti, ve li faremo scoprire con le fotografie, vi illustreremo aneddoti e curiosità. Sempre per amore di Genova e delle nostre eccellenze. Buon viaggio insieme a noi!
Pensare ai Rolli quasi immediatamente fa pensare a via Garibaldi ma la bellezza e la ricchezza di questi palazzi non si circoscrive, né oggi né allora, solo a quella che fu una volta Strada Nuova.
Un esempio, tra i tanti, è palazzo De Marini-Croce che affaccia sull’omonima piazza che si apre alle spalle della chiesa di San Pietro in Banchi.
La costruzione venne realizzata dalla famiglia De Marini nella seconda metà del Seicento su una piazza costruita qualche decennio prima. Qui, i resti medievali di altri edifici appartenenti allo stesso ‘albergo’ nobiliare divennero il basamento su cui realizzare l’architettura che oggi si mostra, seppur con diverse modifiche.
Percorrendo i tre scalini si arriva al cospetto del portale realizzato da Gian Giacomo della Porta e oggi ancora capace di catalizzare l’attenzione per il suo messaggio.
L’artista, infatti, come ricorda anche Alizeri nella sua 'Guida illustrata del cittadino e del forastiero per la città di Genova e le sue adiacenze’ scelse di rappresentare due figure femminili mentre “abbruciano arnesi guarreschi, allusive alla pace”.
Un’allegoria, dunque, che è un invito ad abbandonare gli intenti bellici, forse nell’atto di accedere all’edificio.
Passato l’ingresso si accede a un cortile interno, un tempo comunicante con la piazza mediante un vicolo cieco sormontato da un archivolto che si può vedere ancora oggi.
Monumentale lo scalone a tre ordini di logge che si muove per tutta l’altezza di questa affascinante costruzione.
Le vicissitudini che hanno riguardato l’architettura sono diverse e quello che noi oggi possiamo osservare è quanto avvenuto nel corso della ristrutturazione del Settecento, condotta dalla famiglia Negrone.
La loggia che circonda il cortile, chiusa dopo il passaggio dell’edificio ad Andrea Croce nel 1830, viene riaperta dopo la guerra.
Alizeri, nella sua descrizione ricorda anche “in due sale puliti affreschi del Boni”.
Il Boni a cui fa riferimento è il bolognese Giacomo Antonio, discepolo di Marcantonio Franceschini che tanto lavorò a Genova e che qui fu frescante assieme ad Agostino Ratti.
Lo raccontano anche Ennio e Fiorella Poleggi ne ‘Descrizione della città di Genova da un anonimo del 1818’, volume edito da Sagep nel 1969: “[Il palazzo] già del signor Marchese Negroni […] ha due stanze, dipinta l’una dal Boni, che vi ha effigiati Diana e Adone in atto di presentare i cani loro a Giove, l’altra da Gio. Agostino Ratti, che nel soffitto ha colorito vari putti, che spargono fiori, e alcune Dee a chiaroscuro nelle pareti”.
Il palazzo accoglie, dal 1939, una delle botteghe storiche più caratteristiche di Genova, la libreria antiquaria fondata da Amedeo Dallai e oggi condotta dalla terza generazione di librai antiquari, custodi di un antico sapere che ‘trasmette la conoscenza nel tempo’, proprio come fanno i palazzi dei Rolli.