"Stiamo elaborando, all’interno del disegno di legge sulla concorrenza, un provvedimento per rendere strutturali i tavolini all’aperto, i dehors, così che siano anche un elemento di decoro urbano": nei giorni scorsi il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, lo ha anticipato a margine dell’evento intitolato “Giornata della ristorazione” e promosso dalla Fipe, ovvero la Federazione Italiana Pubblici Esercizi.
L’uscita di Urso ha subito innescato un intenso dibattito, perché quello dei dehors è un tema delicatissimo, tra chi è strenuamente favorevole (soprattutto baristi e ristoratori) e chi è fortemente contrario, perché vede in queste installazioni un impattante elemento di compromissione di parecchi centri storici urbani.
Ad anticipare il Governo, mettendo mano a una situazione effettivamente da sanare, è stato il Comune di Genova, che già nei mesi scorsi, di concerto con le principali associazioni di categoria, ha avviato un percorso per stabilire regole precise e costi definiti. Il problema inizia seriamente durante la pandemia, quando le civiche amministrazioni, anche per venire incontro alle esigenze dei pubblici esercizi - costretti in molti casi a servire all’esterno e comunque bisognosi di ulteriori spazi anche per rispettare le norme sul distanziamento - dispongono pressoché ovunque la gratuità dei dehors, attraverso l’abolizione della tassa di occupazione del suolo pubblico. Un locale, per sistemare il suo dehor, ha solamente la spesa viva della struttura e stop.
Poi, la pandemia passa, le regole straordinarie rientrano e, dallo scorso gennaio, tutte le attività genovesi che possiedono un dehor sono tornate a pagare l’imposta, che si chiama Cosap, ovvero canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche. "A inizio anno - racconta Paola Bordilli, assessora comunale al Commercio - abbiamo inviato, per il tramite delle associazioni di categoria, un’informativa a tutti i singoli esercenti, con la richiesta di comunicarci, entro marzo, che intenzioni avessero rispetto ai loro dehors. Abbiamo dato tre opzioni: mantenimento dell’esistente, riduzione degli spazi occupati, rinuncia. Le risposte ci sono tornate indietro e possiamo dire che, rispetto al periodo del Covid, il 60% delle attività ha deciso di mantenere il dehor, ma c’è un 40% che ha preferito rinunciarvi".
Quindi, i dehors nel Comune di Genova si sono quasi dimezzati rispetto agli anni della pandemia. E questo è un primo dato. Il secondo elemento è che, sempre di concerto con le associazioni di categoria (Ascom Confcommercio e Confesercenti), il Comune ha avviato la scrittura "di regole certe e precise. Durante il Covid - prosegue Paola Bordilli - si è compresa l’importanza dello spazio pubblico occupato, anche per rendere più europei i centri storici e per una forma di presidio. Ma il decoro e l’estetica sono fondamentali. Il dehor deve assolutamente rappresentare un elemento riqualificante. Per questo, ogni richiesta passa attraverso una conferenza dei servizi, dove viene richiesto un parere anche alla Soprintendenza".
L’intenzione del Comune è quella di "sburocratizzare l’iter riservato all’installazione dei dehors, recependo direttamente nelle linee guida quelle che sono le indicazioni che scaturiscono dalle conferenze dei servizi". Qualche esempio? La forma del dehor, il colore dei tavolini e delle sedie, la presenza o meno di piante, l’illuminazione: "Abbiamo suddiviso la città in tre zone: quella di alto livello architettonico e artistico, i centri storici cittadini e tutte le altre. Per ogni zona, ci sono regole dedicate e parametrate. Contiamo in un abbattimento importante dei tempi di attesa per poter installare un dehor: dai sessanta ai trenta giorni".
Sui costi, interviene invece Marina Porotto, presidente del Gruppo Giovani di Fipe Confcommercio Liguria: "Siamo contenti del rapporto di dialogo e collaborazione avviato con l’Assessorato al Commercio. Giusto darsi delle regole e puntare al massimo del decoro, lo vogliamo noi per primi. La richiesta, invece, è quella di ragionare su tariffe un po’ più basse per la tassa di occupazione suolo". Un tema che Tursi ha recepito e sul quale si sta lavorando, nell’intenzione di dare un riscontro positivo agli esercenti.