Eventi - 24 aprile 2024, 18:00

Il ritorno in Liguria di Adolfo Barabino, pianista acclamato all’estero: “Sono felice di essere a casa”

Sabato sera, alle ore 21, il musicista, grande esperto di Chopin e Listz, sarà di scena al Teatro Sociale di Camogli, prima di riprendere con i suoi innumerevoli impegni internazionali, tra cui la English Chamber Orchestra

Il ritorno in Liguria di Adolfo Barabino, pianista acclamato all’estero: “Sono felice di essere a casa”

Un grande ritorno in Italia per il pianista genovese Adolfo Barabino: sabato 27 aprile, alle ore 21, sarà ospite del Teatro Sociale di Camogli con uno speciale concerto omaggio a Chopin e Listz dopo gli anni trascorsi in Inghilterra. Delicato e raffinato, Barabino è un artista che è riuscito a creare una profonda comunione con il suo pubblico, grazie alla maestria con cui interpreta i grandi classici della musica colorandola di preziose sfumature. 

In occasione dell’appuntamento nel prestigioso teatro del Levante ligure, è proprio lo stesso musicista a raccontare il proprio percorso artistico.  

Come si è avvicinato al mondo della musica e come ha capito che sarebbe diventata, poi, la sua vita?

“Ho iniziato a suonare in maniera piuttosto banale: mio padre ascoltava tutte le sere musica classica, tra cui anche Beethoven, e amavo ascoltarla insieme a lui. A casa avevamo anche un piccolo piano verticale, sul quale durante il giorno cercavo di riprodurre gli stessi suoni che ascoltavamo insieme in quelle serate. In qualche modo ci sono riuscito: a orecchio ero in grado di riprodurre parte di quelle sonate. I miei genitori erano piuttosto severi, e quando ho chiesto di poter ricevere delle lezioni di pianoforte, perché mi ero reso conto che da solo non potevo andare avanti, loro per anni non hanno pensato seriamente a farmi studiare. Solo quando ho compiuto dieci anni hanno deciso di farmi studiare: ho avuto la fortuna di finire con il mio unico maestro ufficiale, che poi è stato in seguito anche maestro del Conservatorio. Si tratta di Emilio Bonino. Ho conosciuto in seguito altri pianisti e musicisti in carriera nel corso del tempo, con i quali ho avuto degli sporadici rapporti musicali che mi hanno anche aiutato, però ci tengo a dire che il mio vero maestro e unico è stato proprio lui”. 

Poi c’è stato l’inizio del percorso all’estero, con l’Inghilterra protagonista. Come mai la decisione di lasciare l’Italia?

“Nonostante già da molto giovane avessi vinto concorsi internazionali, non pensavo di dover fare il pianista per forza, non ero fissato. A diciassette anni ho iniziato a fare concerti sempre più frequentemente e mi sono appassionato sempre di più a questa vita, fino a che ho deciso di lasciare l’Italia perché non ero contento di come stavano andando le cose. Fuori dai confini nazionali c’è un po’ di esterofilia e forse è anche più semplice, ho deciso così di mollare tutto e vivere lì per una ventina di anni. Credo di aver fatto la scelta giusta, l’Inghilterra è uno snodo strategico: sono abituati storicamente a ricevere artisti e spettacoli che approdano da fuori, anche dall’America. I primi approcci li ho avuti a Bristol per caso, poi mi sono trovato inserito all’interno di stagioni molto importanti l’anno successivo, non credevo nemmeno di poter essere insieme ai grandi di quell’epoca. Da lì in poi è stato facile approdare a Londra alla Wigmore Hall, fino alle orchestre come la London Symphony e la London Philharmonic. In Inghilterra ho poi stretto legami con l’America e, soprattutto, con il Giappone: quest’ultimo si è rivelato quasi come una seconda Inghilterra per me, perché poi ho iniziato a fare tournée lì, ne ho già fatte dodici e ne sono previste altre a fine anno. Nel 2025 sarò nuovamente presente, insieme a una delle cinque orchestre inglesi più importanti, l’English Chamber Orchestra. Porteremo tutti i concerti di Beethoven e faremo un’incisione con un’importante casa discografica, che ancora non posso rivelare. L’Inghilterra è stata la mia decisione fortunata della vita perché, a differenza di altri paesi dove sono stato come la Germania, la Svizzera, la Francia, qui mi è stata offerta un’opportunità anche se non ero ancora famoso: ti accolgono e vedono che cosa fai. Non è semplice, però se le cose vanno bene continuano a darti delle opportunità, e questo per un musicista credo sia un grande lusso”.  

Tra pochi giorni ci sarà l’esibizione al Teatro Sociale di Camogli. Rappresenta un po’ un ritorno a casa?

“Sono felicissimo di poterlo fare, amo i teatri tipo quello di Camogli dove è sempre meraviglioso suonare, acusticamente parlando. Ci sarà un bellissimo pianoforte, e sono molto contento perché quando sono tornato avevo il desiderio di esibirmi al Teatro Carlo Felice e al Teatro Sociale di Camogli, ed è un piacere poter iniziare da qui”.

Nel mese di giugno tornerà anche il ‘Sant'Apollinare International Piano Festival’, come è nata questa iniziativa?

“Il Festival è nato nel periodo del Covid, quando era tutto fermo. Per noi musicisti è stato massacrante: siamo una categoria che è stata dimenticata. Per mandare avanti un teatro ci sono tante persone, da chi si occupa di accendere le luci a quello che è il performer della serata, e siamo tutti stati messi un po’ da parte. In quel periodo mi sono inventato e ho fondato questo festival pianistico internazionale per poter dare spazio alla musica e all’arte. Sant’Apollinare è una spalla di collina di ulivi che dà sul mare, con una vista bellissima che va dal monte di Portofino fino alle montagne che dividono la Francia con l’Italia, con il sagrato della chiesa millenaria e piccolissima. Si tratta di un luogo talmente bello che qualunque musicista avrebbe voglia di suonarci. Sono stato fortunato perché il sindaco di Sori Mario Reffo mi ha supportato con grande entusiasmo in questa idea, creando così questo festival che, grazie ai contatti che avevo in Inghilterra di musicisti di alto livello e di caratura internazionale, sono riuscito a portare in Liguria. L’evento è organizzato dall’Associazione Berceuse, che ha contribuito a creare questo connubio fra la bellezza della natura e quella della musica. Ci sarà un piano bellissimo, il più bello che c’è a Genova, e io ci tengo tantissimo a poter continuare questa iniziativa perché è veramente molto particolare”. 

Per la nuova edizione che cosa dobbiamo aspettarci?

“Andrà in scena alla fine di giugno: la prima data sarà il 18, e aprirò io con un recital di pianoforte dedicato alla figura di Massimiliano Damerini, pianista genovese mancato l’anno scorso. Apriremo con questo concerto in sua memoria, e poi ho invitato due musicisti inglesi per fare un po’ di musica da Camera: si tratta di Joseph Wolf, il figlio di Sir Colin Davis, uno dei più grandi direttori d’orchestra al mondo, e del primo violoncello della Royal Philharmonic, che è stato anche il primo violoncello dell’orchestra creata da Carlo III durante l’incoronazione. Ho conosciuto queste persone e vengono volentieri, conoscendo già questa location. Diciamo che sono molto contento di poter continuare sempre su questi livelli, finché sarà possibile”. 

Non è facile intraprendere un percorso musicale che è sì una passione, ma anche un lavoro. Ci sono dei consigli che vorrebbe dare a un giovane che vorrebbe fare della musica la propria vita?

“Credo che il consiglio più utile sia di imparare il rispetto per l’arte. Viviamo in un mondo che in questo momento è dominato dalla tecnologia, dai telefonini, tutte cose importantissime e utilissime, ma che ci portano lontano dalla vera essenza dell’arte. C’è una sorta di globalizzazione generale, come lo sport è diventato fisico e violento e sono entrati ingaggi da milioni di euro a condizionare le situazioni, nella musica stanno succedendo cose che mi piacciono poco. Parlo di concorsi che portano i ragazzi allo stremo, che li preparano come se fossero delle macchine. L’essenza della musica è lontana, questi sono solo i business che ci sono dietro. Il mio messaggio, che provo a dare con i concerti e durante le masterclass che a volte tengo con i giovani, è quello di avere rispetto per l’arte, di studiare profondamente le partiture e di non farsi prendere dai consigli moderni come di picchiare il pianoforte e di suonare fortissimo per choccare le platee con questo, non porta alla qualità del suono e dell’espressione. Personalmente, tengo tantissimo a poter esprimere attraverso il pianoforte la bellezza del suono, e la bellezza del suono si esprime anche con delle sonorità eccezionalmente soffici e delicate. Ci sono momenti in cui bisogna tirar fuori la forza, ma anche momenti in cui bisogna veramente quasi non essere ascoltati. È un aspetto che si sta perdendo tantissimo, ma nel mio piccolo cerco di offrire e di mantenere sempre questa bellezza del suono”.

I biglietti per l’appuntamento del 27 aprile sono disponibili presso la biglietteria del Teatro Sociale e online su VivaTicket.

Programma

F. Chopin 3 Notturni op.9 no.1 no.2

op. post. in Do# min.

F. Liszt Impromptu in FA# mag.

F. Chopin Fantaisie Impromptu op.66

F. Liszt Da "Les Années de pèlerinage" Vallée d'Obermann

- - - - - - - Intervallo - - - - - - -

F. Liszt Consolation in Re bem mag.

F. Chopin 3 Mazurche op.24 no.1

op.68 no.2

op.7 no.1

F. Liszt Da Schubert "Leise Flehen meine Lieder", "Standchen"

F.Chopin Sonata no.2 op.35 Grave - Doppio movimento

Scherzo

Marcia funebre

Finale Presto 

Chiara Orsetti

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