17 gennaio 1636.
Un terribile fortunale, una perturbazione eccezionale con venti fortissimi, si abbatte sul porto di Genova; diverse navi affondano e tra loro cola a picco un vascello irlandese.
Il legno delle navi è ovunque e sulla superficie dell’acqua, come portata verso la riva, galleggia la polena della grande imbarcazione.
La notano alcuni genovesi che la recuperano e, una volta asciugata, la conservano in un magazzino di via Prè.
Nell’edificio di proprietà della famiglia Lomellini dove la statua era stata ricoverata, qualche tempo più tardi, accade qualcosa che ha dell’incredibile, anzi, del miracoloso.
Una bambina che si trovava all’ultimo piano della palazzina, cade nel vuoto ma, dopo essere precipitata a terra, si rialza come nulla fosse sotto lo sguardo incredulo dei presenti.
Quando diverse persone si avvicinano alla piccola, lei risponde di stare bene e di essere stata afferrata poco prima di toccare il suolo. A prenderla sarebbe stata una donna, vestita d’azzurro, che l’avrebbe poggiata a terra.
Quando alla piccola viene chiesto chi fosse questa donna, lei senza esitare stende la mano e indica la polena.
In poche ore, tutta la città parla di quanto accaduto e da più parti si crede che la statua, una raffigurazione della Vergine, venga posizionata in un luogo sacro in modo da poter essere pregata da chiunque.
Con una solenne processione, a un anno dal ritrovamento, la polena che raffigurava la Madonna viene traslata nella chiesa di San Vittore.
Ma, anche qui, pare non mancare il miracolo perché mentre i portatori stavano per posizionare la statua, questa si sarebbe messa nella sua nicchia da sola.
Oggi però, la statua della Madonna della Fortuna si trova nella chiesa di San Carlo (e San Vittore), in via Balbi, proprio di fronte a Palazzo Reale.
A rendere necessaria la nuova residenza è stato Napoleone Bonaparte: con le sue soppressioni, infatti, nel 1799 la chiesa viene sconsacrata e la statua della Madonna condotta in una nuova chiesa.
Oggi la possiamo ammirare sull’altare maggiore, dove si trova per la devozione di tutti.
Intanto, dal 1837 la chiesa di San Vittore non esiste più, trasferita nel titolo proprio come la statua irlandese: la necessità di costruire la nuova carrettiera Carlo Alberto aveva portato alla decisione di demolire l’edificio oramai sconsacrato.
Cosa ci resta di quella meraviglia medievale è il campanile che, come una rarità, svetta tra i fitti palazzi della zona.