"Prendiamo atto delle parole di Tomasi, che era comunque nel consiglio d'amministrazione della società e non era responsabile, c'era Castellucci. Noi le scuse le avremmo dovute ricevere a suo tempo da Castellucci e da tutti gli azionisti, che invece si erano affrettati a dire che le scuse si fanno se si hanno delle colpe".
Replica così Egle Possetti, la portavoce del Comitato in ricordo delle Vittime del Ponte Morandi di Genova, commentando le parole dell'attuale ad di Aspi, Roberto Tomasi, che in un'intervista ha chiesto pubblicamente scusa ai familiari delle 43 vittime del crollo del viadotto di Genova.
Le frasi di Tomasi arrivano nelle ore in cui in Tribunale si apre una nuova fase del processo sull'accertamento delle cause del collasso del Morandi, una fase tecnica nella quale vengono sentiti i consulenti della difesa. Si inizia da quelli di Spea, tra quelli che in queste ore hanno esposto materiali e slide in udienza legati ad una presunta anomalia occulta nella pila 9 che testimonierebbe la presunta imprevedibilità del crollo del viadotto.
"Esprimo il dolore mio personale e di tutta la società - dice intanto Tomasi - per quello che è successo e certamente non c'è una giustificazione. Le scuse sono mie e di tutto il personale ben sapendo le responsabilità che ha una società che gestisce un bene pubblico".
L'ad di Aspi nella stessa intervista passa poi a sottolineare quanto, da dopo il 14 agosto 2018 ad oggi, la società sia cambiata, ricordando gli investimenti sulla sicurezza delle tratte gestite dalla concessionaria.
"Modus operandi diverso, manutenzioni che vengono fatte, noi però aspetteremo dieci anni per capire se realmente le autostrade saranno più sicure o se saranno parole al vento - continua Possetti - Tanti lavori però lo Stato i controlli li fa? È lo Stato che dovrebbe verificare e poi secondo noi il discorso delle concessioni deve essere ripensato completamente perché così non può funzionare. Prendiamo atto delle scuse ma non cambiano nulla, dobbiamo trovare i colpevoli della morte dei nostri familiari".
"È chiaro che un dipendente in questa vicenda poteva far poco ma in tanti avrebbero potuto lanciare degli allarmi, invece gli allarmi non li ha lanciati nessuno. Anche lui che era nel cda avrebbe potuto magari lanciare degli allarmi", sottolinea la portavoce del comitato dei familiari delle vittime.
"Per noi - conclude Possetti, parlando invece dell'attuale fase processuale - è chiarissimo quello che è successo. Con il perito delle nostre famiglie e l'avvocato del comitato proveremo a fare di tutto per contrastare quelli che sono secondo noi tentativi di alleggerire pesanti responsabilità".
Ancora difficile fare stime sui tempi processuali da qui a una sentenza. Per tutto il mese di aprile in tribunale a Genova si proseguirà con tre udienze calendarizzate a settimana, dedicate a consulenti delle difese e periti. Al momento le udienze calendarizzate arrivano fino al luglio 2025, e non è escluso uno spazio di tempo per eventuali supplementi di perizia.